Couple of kids

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We're young and naive
And now you're telling me
That someday we'll run off together.

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Indietro ai giorni in cui avrei dovuto conoscerti, c'è ancora una parte di te che mi consola.

Ai tempi in cui la vita si racchiudeva in un recinto e qualche panchina, ai tempi in cui la distanza fra casa mia e casa tua era l'intero universo, ai tempi in cui il sole tramontava solo per concederci di essere giovani. Quei tempi dove non eri mia ma eravamo sempre insieme.

Tutti quelli che ci conoscevano, non sapevano pronunciare il mio nome senza il tuo e viceversa. Se tu non eri con me, dov'eri davvero? Questo chiedevano quando compivamo gli abitudinari rituali senza l'altra. C'era un senso di gioia nel sapere di essere radicata a qualcuno. C'era anche un senso di angoscia, ma quello lo abbiamo scoperto più tardi, quando ci siamo rese conto che crescere significava essere soli.

Ma prima, molto prima della consapevolezza, c'era solo la libertà e in quel profondo senso di ingenuità noi siamo state felici. Le più felici del mondo. Peccato che per essere giusti necessitiamo di tracciare un confine fra l'incoscienza e il peccato. Che male c'è ad essere cattivi se posso riempirmi la bocca col tuo nome? Eppure il mondo non lo accetta. La meschinità e una prerogativa della giovinezza. Dopo c'è solo la responsabilità. Ma prima, appunto, prima é stato bellissimo.

Ricordo il tuo modo di legare i capelli con la matita, la tua strana abitudine di sfilare gli anelli e cambiarli dita, il tuo vezzo poco originale di succhiare il piercing sul labbro e farlo scattare. Nei tuoi gesti c'era tutta la mia attesa. Il modo in cui avrei voluto intrecciare le dita alle tue ciocche, giocare con i tuoi anelli, tirare il tuo piercing con i miei denti... É difficile amare qualcuno senza dirglielo mai. Non speravo neppure lo intuissi, credo che avrei saputo convivere con questo segreto fino a che non sarebbe divenuto un ricordo, ma poi ci fu quella sera...

Dinah aveva organizzato tutto. La sua festa di compleanno era l'evento più importante per lei. Niente poteva andare storto. Tutte noi venivano coinvolte in una rete di appuntamenti, consegne, ritiri senza lamentele. Volerle bene significava anche saper dire di sì a tutti i soliti no.

Io e Lauren eravamo state incaricate dell'open bar. Dovevamo comprare gli alcolici e servirli, in poche parole. Lauren non era contenta di doversi perdere la festa per far divertire qualcun altro, ma aveva accettato sbuffando. Era venuta a prendermi in macchina. Il finestrino abbassato, i capelli scarmigliati, una scia di fumo dalle sue labbra. Sono alcune immagini di lei ad essermi rimaste impresse. Nella mia memoria sono talmente vivide da sembrare tangibili.

«Sei in ritardo.» Dice insufflando. Un po' del suo respiro grigio mi finisce addosso.

«Sei noiosa.» La punzecchio allacciandomi la cintura.

Non mi sfugge il movimento della sua mano volto a gettare la sigaretta ancora a metà. Sa che odio il fumo e quando é vicina a me se lo ricorda sempre.

«Ricordami perché abbiamo scelto questo compito.»   Chiede mentre si immette in strada.

«Perché non lo abbiamo scelto noi.» La beffo, ma dalla sua espressione sembra che sia esattamente quello che voleva sentirsi dire.

Durante il tragitto parliamo del più e del meno. Lauren non é mai di troppe parole. Ho sempre il sospetto che quelle che non usa siano in realtà le più importanti. Si sprecano troppe occasioni solo perché non si é riusciti a trovare le parole giuste. Quando arriviamo al supermercato, Lauren si affida a me senza critiche né consigli. Si vede che vorrebbe essere altrove, il che mi spiace ma lo comprendo.
Una volta sbrigata il tedioso ordine, mi riaccompagna a casa.

One shot CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora