Love And War

414 25 2
                                    



Lover, hunter, friend and enemy
You'll always be every one of these
Nothing's fair in love and war.

————

«É arrivata ieri.»

«Perché non me lo ha detto nessuno?»

«Ah... Camila, pensavamo fossi impegnata con cose più importanti.»

Lancio un'occhiata contrariata a Dinah: «Decido io cosa é importante, Dinah.»

La ragazza abbassa lo sguardo senza rallentare il passo. Le guardie mi salutano amichevolmente, anche se tutti qui non vedono l'ora di riemergere dal buio delle prigioni, sanno che ogni vittoria deriva da un sacrificio.

Derek sosta davanti al bivio, la sua voce separa il metallo dal metallo: «Dov'é?» Domando autoritaria, lasciando che la mia rabbia ricada anche su di lui. Derek indirizza uno sguardo fugace verso Dinah, sembra un "te lo avevo detto".

«Nell'ultima cella a sinistra.» Risponde reticente. Lo oltrepasso senza ulteriori intoppi, ma la sua mano si serra davanti alla mia strada. «Non peggiorare la situazione, stiamo già perdendo questa guerra.»

Faccio spola fra la sua resistenza e la sua debolezza. I suoi occhi cedono prima della sua mano. «D'accordo, fai come vuoi.» Sibilla facendosi da parte. Stavolta é Dinah ad ammonirlo, ma non ha tempo di sprecarsi in parole perché i miei passi sono più veloci del suo respiro.

Si caracolla dietro di me, ma quando ci approssimiamo alla cella le faccio segno di fermarsi.

«Camila.» Tenta di schiarirsi la voce.

«Vado da sola.» Sottolineo categorica, spegnendo ogni rappresaglia.

Dinah non replica, se non per avvisarmi che si troverà qui al mio ritorno. Proseguo a passo più cadenzato, ma con il mento sempre alto e le spalle dritte e la gola ostruita da una rabbia che non si esaurirà in parole. Tengo le mani in tasca per non tradire la mia morale.

Queste celle, un tempo, erano le nostre, ma ora sono vuote e spoglie, se non fosse per gli incubi non ricorderemo la nostra vita qua dentro, ma quello che ci tiene svegli la notte é lo stesso motivo per cui diamo il sangue di giorno. Qui non c'è più nessuno, a parte i nostri stessi fantasmi. Ma adesso una voce risveglia la carne. Più mi approssimo alla cella, più le imprecazioni diventano chiare. Sono sussurri che paiono maledizioni, ma fortunatamente quaggiù nemmeno Dio arriverebbe.

Trattengo il respiro prima di trarre l'ultimo passo, quella breve distanza che mi divide quanto dal passato e dal futuro. Appena la mia ombra scivola sul suo volto, la voce della donna si sopisce. Non meritiamo nemmeno le maledizioni, soprattutto non quelle occhi negli occhi.

Uno spiraglio di luce presenta il mio sguardo al suo. Mi pare un'ingiustizia che due occhi così belli siano tanti insinceri, una tragedia che tanta bellezza sia al servizio del male. Per un istante, prima la riconosca per ciò che é, il mio fantasma sembra il suo. Ma é un istante che cancello con un passo.

Mi spingo vicina alle sbarre, sfacciata ed intrepida. Lei non é da meno. Non c'è niente di più importante del coraggio, nemmeno la morte. Da così vicino, nemmeno il buio della punizione nasconde il fremito della sua mascella.

«Quanto vorresti uccidermi adesso?» Sono le prime parole che le rivolgo, così conosce la mia voce e il mio ruolo.

«Morirai, non preoccuparti.» Un sorriso arrogante viene tagliato fra una sbarra e l'altra. «Forse non ti ucciderò io, ma la mia sarà una tomba da eroe e la tua da traditrice.» Si stringe nelle spalle.

«Passate molto tempo a sentire cazzate.» La sbeffeggio, notando le sue mani sbiancarsi attorno alle sbarre.

«Noi diamo la vita per il nostro paese, lo stesso paese che voi avete attaccato. Non c'è bisogno di sentire altro per sapere di essere dalla parte giusta.» Digrigna i denti. Vorrebbe stringere le mani attorno al mio collo, me si accontenta del metallo.

One shot CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora