L'ultima notte

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I've spent my whole life on the road
From a dream I'm waking up
And for the first time i'm terrified of waking up alone.

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L'annuncio l'ho trovato su un volantino pubblicitario. La baita nella foto era immersa fra imponenti alberi, la sagoma delle montagne in lontananza attraverso la rada nebbia.
Ho preso le poche cose a cui tenevo e sono partita.

Erano otto ore di viaggio solitario. Ho guidato con il finestrino abbassato sfiorando la brezza che piano piano smaltiva la densità della città. Le cime degli alberi mi hanno accompagnato nella direzione giusta. A metà strada mi sono fermata al primo bar per mangiare. Erano in tanti a pranzare da soli, abbandonati ai loro pensieri. Ho scelto il tavolo con la visuale sulla strada, adornata dal verde della foresta estasi per tutta l'ampiezza. Il telefono ha squillato due volte. Alla terza l'ho spento. Non é più il tempo delle le parole.

Ho proseguito per qualche ora prima di fermarmi sul ciglio della strada a riposare. Quando sono arrivata, il sole stava tramontando sulla vetta rocciosa e le conifere si compattavano lentamente in un unico manto scuro.

Non ho dovuto bussare. Lei era già sulla veranda. Stava affastellando la legna sul patio. Si é voltata quando ha sentito il rumore dei miei passi. Non dev'essere solita sentirli spesso. Per un attimo non sapeva chi fossi, poi dev'essersi ricordata. Aveva il viso arrossato, il petto ancora ansimante e il respiro rotto. Ho pensato "lei non c'entra niente con tutto questo", poi le ho stretto la mano.

«Camila.»

«Lauren.»

«Mi spiace per il ritardo, mi sono persa qualche volta.» Ammetto candidamente, perché se sono venuta fin qui é proprio per non dover dimostrare niente a nessuno.

«Qui il tempo non é un problema.» Scrolla le spalle, poi mi invita ad entrare e mi mostra la mia stanza.

«Io starò al piano di sotto, ma se gli ospiti preferiscono posso dormire nell'altra baita, a pochi chilometri da qui.» Mi spiega con tono pacato.

Ha l'aria schiva. Non so se la definirei tranquilla, piuttosto misteriosa, distaccata. Non mi guarda quando parla, ed é sempre indaffarata a fare altro in ogni stanza. Non sembra felice di avere qualcuno qui, ma non penso ci siano molte alternative per arrivare a fine mese.

«Non mi dispiacerebbe dormire con qualcun altro in casa.» Dichiaro, anche se non so se sia la scelta giusta affidarsi all'unica persona presente nel raggio di miglia e miglia. Ho imparato l'ambiguità della solitudine.

«Rifarò il letto nell'ultima stanza in fondo al corridoio.» Indica una porta incastonata nel legno. É il suo modo per dirmi dove trovarla in caso di necessità. «Nel frigorifero c'è l'occorrente per la cena.» Ed é ancora impegnata a tagliare il pane quando lo dice. «Per quanto riguarda la sera, ti consiglio di restare nei dintorni. Perdersi é facile in queste valli.»

«É già successo?» Domando osservando il suo riflesso nel vetro della finestra.

«Si, molto spesso. Sono stati tutti fortunati, ma...» Si gira verso di me e penso sia la prima volta che mi guarda: «...C'è sempre una prima volta.» Almeno le minacce le dice occhi negli occhi. Siccome lei sarà l'unica presenza con la quale condividere il buio, fingerò sia un bene.

«Questo non sembra un posto dove voler morire.» Abbozzo un sorriso. Lei no.

«Nessun posto lo sembra, ma dipende da chi lo abita.» Non si scompone nemmeno nel parlare di fantasmi.

One shot CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora