Feel it twice

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Ciao a tutti!

Anzitutto volevo dirvi che è uscita una nuova storia sul mio profilo, quindi passate a leggerla! Ma le novità non sono finite qui... Vi aspetto in fondo al capitolo ;)

Buona lettura!

Fa troppo freddo per credere che la tisana possa scaldarmi più di quanto la coperta non faccia, ma tanto ormai ho perso il sonno, di nuovo, quindi tanto vale tremare guardando la città invece che il soffitto. La vita ha un altro sapore al trentesimo piano, non ti sembra di guardare gli stessi edifici che catalizzano la fretta dei tassisti, non sembra nemmeno che le finestre siano così numerose. L'unica cosa che rimane uguale è il cielo. Non importa quanto io mi avvicini a lui, rimane distante anche se mi alzo sulle punte marmoree per quaranta metri. Ho come l'impressione che esista proprio perché non possiamo toccarlo. Esistono cose che solo la distanza mantiene intatte, e questo mi ricorda di lei.

Quando mi sveglio vorrei raccontarle il sogno che ho perso, e se non dormo mi piacerebbe fosse lei a raccontarmelo, un sogno. Nelle ore notturne tutte le ombre si accalcano nella stanza, ma è proprio il momento in cui le nostre, di ombre, si addormentano. Abbiamo sempre appianato i dissapori nella culla della penombra, ma questo non basta a rinnegare l'alba che arriverà, perché il sole sorge tutte le mattine e i sussurri spariscono insieme alla luna e alle sue stelle.

Questo non basta.

Non credo sia colpa di nessuna delle due, o perlomeno non riesco ad attribuire responsabilità ai miei sforzi vani o ai tentativi fallimentari di Camila. Semplicemente siamo fatte per incontrarci solo per dirci addio. Lo so che lei ci tiene a me, e, Dio, so quanto io ci tenga a lei, ed è anche per questo che lasciarci andare è il miglior modo per amarci ancora. Detesto sentirla urlare quando rientro a casa, lei non sopporta quando mi improvviso gelosa, io non tollero di essere messa da parte per favorire le carriera, e lei sostiene che questo sia egoismo. Io penso sia rispetto. Lei dice che sono ottusa. Io credo solo di avere una dignità. Allora non la amo abbastanza, lo crede davvero, ma è lei quella che prende le valigie e se ne va. Io so che la amo, ma non la seguo mai giù per le scale. Prima devo recuperare i pezzi di me che ho lasciato nel letto.

Quando tutte le luci si spengono e lei è fra le mie braccia, va abbastanza bene da scordare chi siamo quando è giorno. Ma poi l'aba uggiosa si protrae in burrasca nei pomeriggi, e pare che la notte sia già lontana dai nostri cuori. Vorrei che fosse abbastanza, questo amore, ma non troviamo il modo di conservarlo fra le mani senza romperlo. Lei dice che in Cina riempiono le crepature con l'oro. Io dico che è solo un modo per ingannarsi che tutto torni come prima, ma non puoi riparare ciò che non c'è più. Lei dice che non ci credo abbastanza. Io dico che sono realista. Allora sbatte la porta e se ne va credendo che il mio realismo non sia amore. Io le urlo che non è colpa mia se non abbiamo più niente da aggiustare. Ma lei è già in ascensore e io non apro l'uscio.

So lasciarla andare facilmente, ma non riesco a non cercarla dopo. Che cosa vuol dire? È amore oppure solo una scorciatoia? Vorrei poter dire che ho dato tutto e non ho nessun rimorso da trascinare sotto le lenzuola, ma se mi interrogo su quanto le ho davvero donato riesco soltanto ad abbassare lo sguardo sulle mie mani: non sono abbastanza stanche per credere sia del tutto vero.

Litighiamo sempre, e credo di aver mentito a me stessa quando le ho detto che il troppo amore a volte fa male. L'amore, se è amore, fa male solo quando finisce, durante tutto il resto del viaggio deve solo accudire. E lei me lo dice, pacata, e io so che ha ragione, ma non riesco a non arrabbiarmi per il suo tono disilluso. Le chiedo cosa ci faccia ancora qui. Mi risponde che ha mal di testa e non vuole discutere. Io non voglio che si chiuda, ho bisogno di sapere cosa pensa. Dice che non pensa niente, ormai. E stavolta sono io che sbatto l'uscio di camera.

Lo so che Camila ed io ci vogliamo bene, ma forse stare insieme è un po' come chiederci di volare.

*****

La valigia diventa pesante ogni volta di più. Mi porto via sempre le stesse cose, ma credo che ad aggravare il carico siano le parole che pronuncio solo quando sola, e Lauren è troppo lontane per sentirle. Vorrei dirle che non basta allontanarci per smetterla di volerci, ma sono sempre io quella che se ne va, anche se non so quanto di lei resti.

Lauren non mi ha mai visto piangere, ma non mi ha nemmeno visto ridere molto ultimamente. Sostiene che sia troppo fredda per permetterle di starmi vicino. Io dico solo che se lei mi stesse più vicino sarei meno fredda. Ma lei grida che non sa se avvicinarmi sia la scelta giusta, perché non vuole ferirmi. Allora io sbraito che è troppo tardi per proteggermi, e me ne vado con lo zaino che non avevo nemmeno disfatto ancora.

Forse non siamo pronte a guardarci oltre i confini della nostra giovinezza. È il terreno più fertile per gli errori, è ho paura che noi lo siamo state, un errore. Rifarei tutto daccapo, ma non ho la forza di andare avanti così.

Lo so che io la amo, anche se non glielo dico mai, ma nemmeno lei me lo dice. Mi stringe forte la notte abbastanza da lasciarlo intuire, ma poi le labbra si schiudono solo per baciarmi e mai per dirmi ciò che voglio sentire. Non è abbastanza, mi merito di più. E anche lei. Dice che se la penso così è inutile che torni, tanto il mio cuore ha già deciso. Le rispondo che non c'è decisione giusta per chi soffre in entrambi i casi. Allora urla di nuovo che non vuole ferirmi, e che ne ha abbastanza di sentirselo dire. E io non ho voglia di spiegarle perché mi faccia così male, preferisco andarmene per qualche ora e tornare quando sarà abbastanza buio per infilarmi nel letto senza che si ricordi cosa le ho portato via.

In amicizia eravamo serene e piuttosto che crearle le discussioni le dissipavamo come foglie secche, inutili e morte. Ma poi lei mi ha baciato, e io lo volevo da troppo tempo per dirle che stavamo mettendo a repentaglio l'unica certezza che avevamo. Forse dovevamo parlarne, forse dovevamo accorgerci che l'amore non basta per legare due persone diverse. Che la guerra non è passione, è solo silenzio.

Lei mi abbraccia, ma io non so più come guardarla negli occhi senza sentire le nostre urla. Ho voglia di stare con lei, ma non c'è più niente nemmeno da rovinare: abbiamo fatto tabula rasa. Impugno la valigia e cammino abbastanza lentamente da sapere che non tornerò più. Anche lei chiude l'uscio cautamente, lo sa che dormirà col chiavistello stanotte.

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Allora, lo so che mi odiate. Volevo raccontare di quel famoso "l'amore non basta". È così purtroppo in alcuni casi, e stare insieme fa solo più male che bene, motivo per cui si può imparare a volerci bene ma in altri modi. Credo che sia una delle lezioni più importanti, perché aiuta a capire cosa vogliamo per noi stessi e cosa no. Quindi ho usato le Camren solo per trasmettere il messaggio, non detestatemi 😛

Detto ciò, volevo annunciarvi che farò una collaborazione. Uscirà sia su questa raccolta che sulla raccolta dell'altro profilo. Sono due one shot, quindi due idee condivise che abbiamo poi scritto a due mani.
Idee...?😆

Spero che vi piaccia!

A presto.

Sara.

One shot CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora