Sogni

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C'è una ragazza nei miei sogni. Io non la conosco. Lei sa tutto di me.

Ogni notte ci incontriamo. Lei viene da me, per ma verità. Io non l'aspetto, ma lei c'è. E se non c'è, arriva. E se va via, torna. Conosco i suoi passi a memoria. Di notte seguo le sue impronte, di giorno ne ricavo delle orme. Lei non esiste, ma mi rende viva. Un'ombra di luce.

Nessuno sa di lei. Non capirebbero. Amo una fantasia, un prodotto della mia immaginazione; si potrebbe dire che amo un'estensione di me? Impossibile. Non riesco a venire a capo di uno solo dei miei pensieri; lei mi capisce. Forse é il solo il mio inconscio in forma di donna? Non lo so. Non mi interessa. I tecnicismi, le spiegazioni, i perché li lascio risolvere a chi desidera profanare il dubbio: io voglio vivere di fantasia se lì ci trovo lei.

É troppo bella. Forse irreale. Ma qui siamo nel Mondo dell'impossibile: tutto é concesso per coloro che azzarderanno afferrarlo; viaggio al centro del Mondo. No, di più: il centro del tuo Mondo senza alcun viaggio.

Camila. L'ho nominata io cosi? Non lo so. Lei si é presentata. Ha una voce. Mi chiama con quella voce. Mi saluta quando. Mi ringrazia quando va via. Sento la sua voce nella testa quando guardo un'altra donna e inspiegabilmente scelgo lei. Se non posso toccare lei, allora non avrò più mani. Camila é come l'aria: inafferrabile, ma onnipresente. Paradossale quanto ciò che non ci é dato stringere, ci circondi. Lei é lo stesso. Lei non vive in questa porzione di mondo, ma lo riempie. Dovunque vada, mastico le sue parole. Ingoio la sua presenza.

Mi addormento immaginando il nostro luogo e lì la trovo. Sembra non faccia altro che aspettare me. E anche io.

«Sei in ritardo.» É già seduta sulla panchina. Il cielo terso, l'aria fresca.

«Scusa, il sonnifero non faceva effetto.» Abbozzo un sorriso, mi siedo accanto a lei.

«Oggi é stata una bella giornata.» Non me lo chiede, non ha bisogno. Osserva il cielo azzurro, respira l'aria limpida. Questa é la Mia testa. Si stata bene.

«Si, Ho lavorato e ti Ho pensato. Ho visto un film e credo di essermi addormentata sul divano.» Arrossisco: la voglia di vederti era tanta. Non lo dico, ma lei é qui con me ed essere qui significa essere anche me.

«Quindi adesso siamo lì?» Inclina un sopracciglio assieme al labbro, un'onda senza riva.

«Si.»

«Fammelo vedere.» Chiede innocentemente.

Mi giro di scatto. Non lo abbiamo mai fatto. Sporcare il sogno con la realtà. Mai provato. Assurdo. Trasciniamo pezzi di sogni nel reale ogni giorno, ma ad occhi chiusi il concreto non ha potere. 
Qui solo i desideri, le paure e le mancanze governano: un'oligarchia di tutto ciò che si vuole dimenticare. Ecco di cosa sono composti i sogni: perdita.

Tento di ricreare come posso il mio salotto e improvvisamente siamo sotto la volta celeste ma comodamente sedute sul mio divano. Camila si guarda attorno. Le piace. Anche a me.

«Niente piante.» Nota come se avesse appena messo davvero piede nel mio appartamento.

«No, non di quelle vere.» Sorrido colpevolmente: «Si appassiscono.»

«Non ti piace ciò che muore, Lauren?» Ecco é in momenti come questi che mi domando se lei esista o sia solo un lungo confronto con me stessa.

«Non mi piace ciò che uccido io.» Mi stringo nelle spalle. Quante cose ho ucciso oltre piante, scarafaggi e mosche? Direi il coraggio, la speranza e, contando dove mi trovo ora, anche la razionalità.

«Se te ne prendessi cura, non seccherebbero.»

«Morirebbero comunque prima o poi.» Scuoto la testa. Non vale la pena. Il cielo sopra di noi si é rannuvolato. Nuvole bianche, del peso giusto della malinconia.

Camila occhieggia verso l'alto. Intreccia la sua mano alla mia e un rossore irradia -letteralmente- il mio cielo. Un raggio incandescente trafigge il biancore oscurante e ci riscalda. Impossibile nascondere il mio cuore in questo luogo di maledetta trasparenza.

«É quasi ora di salutarci.»

«Di già?» Mi sorprendo, lanciando un'occhiata all'orologio che ho ricreato. Purtroppo si.

«Stavolta é stato veloce, purtroppo il sonnifero era leggero.»

«Che vuol dire?» Mi acciglio.

«Beh, i sogni funzionano come lo spazio: il tempo si dilata, ma scorre normalmente sulla terra. Questo
avviene maggiormente se la dose di sonnifero é potente. Il tempo si dilata talmente tanto da rendere un minuto lungo due ore.» Non mi sta chiedendo niente, ma una parte di me trema, una goccia mi colpisce sulla guancia, eppure il cielo é sgombro di piovose minacce.

La guardo mentre la lancetta compie l'ultimo giro. Una parte di me sta decidendo implicitamente di morire? La amo perché mi convincerà a fare ciò che da sola non potrei mai compiere? D'altronde, ho creato un intero Mondo per escludere la realtà, cosa vuol dire? Chi sono quando sono sveglia? Non me lo ricordo più... Camila si avvicina e mi bacia delicatamente sulle labbra. Non sentirò niente quando mi sarò svegliata, ma per ora é un calore confortevole, un inganno ben fatto, un'illusione senza trucco. Magia.

Sfarfallo gli occhi e la mano precipita nel vuoto. Il ronzio della televisione rimpiazza la voce di Camila. Ho riportato solo il mio corpo su questa sponda del Mondo. Mi sento come un naufrago sopravvissuto alla tragedia in completa solitudine: i miei compagni sono dispersi e io vago in quest'isola domandandomi chi fra noi sia stato più fortunato. La sveglia mi racconta quello che già so: inizia un'altra giornata. 


Oggi il buio  arriva prima della notte. Ho ingerito tre sonniferi per poter giunger da Camila prima che la luna salga nel cielo, così potremo stare insieme più tempo stavolta. La vedo arrivare in lontananza. So dove metterà il piede al prossimo passo e questo si può già chiamare amore.

«Ciao.» Si siede, nasconde le mani.

Le sorrido: «Che hai li?»

«Un regalo per te.» Mi tiene sulle spine, poi tende le braccia di colpo. Sono foglie secche.

«Oh... wow.» Non vorrei sembrare scortese, non so come funzioni qui... Però credo la mia espressione non possa che essere confusa malgrado lo sforzo.

«Non ti piace?» É triste, così mi affretto a rimediare.

«Ah no, certo! Certo che mi piace.» Le stringo le mani troppi impetuosamente, sbriciolando le foglie nel suo palmo. «Merda.»

«No, io le ho prese proprio per questo.» Ride allegramente, lanciando in aria i pezzettini. «Volevo farti vedere che tutto ciò che muore può rivivere in modi diversi.»

Il sole sopra le nostre teste scotta. Un solo dardo, cento arcieri. L'abbraccio forte, stringendola a me. «Voglio vivere qui con te. Non voglio più svegliarmi e non trovati li.» Sussurro contro il suo orecchio, lasciando che le mie intenzioni annebbino il cielo. Una bruma appanna la visione.

«Lauren... questo é... non si può.» Mormora, ma non la lascio andare.

Non mi importa se l'orologio sta ticchettando, se siamo all'ultimo giro di pista in questa notte di luna piena. Non mi importa se il corpo chiama l'anima e l'anima risponde "cinque minuti". Qui i minuti sono ore, l'ha detto lei. Non importa perché se apro gli occhi ora, sarà peggio di morire. E allora forse ho scelto la via più semplice, quella senza l'alba. Forse, invece, il sole, il sole vero, tornerà, ma per ora non ricordo. Sono immersa nel sogno e non ricordo. Scordo la realtà come si scorda i dettagli dell'onirico.
Erano tre sonniferi? Non ne sono più sicura. La lancetta si muove a rallentatore sui secondi.

Non so cosa succederà quando scoccherà mattina, ma per ora restiamo abbracciate in una foschia grigia mentre l'ultimo millesimo decide fra vita e morte.

One shot CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora