Capitolo 105 - Non è abbastanza conquistare; uno deve imparare a sedurre -

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Parigi, 13 luglio

I primi mesi del 1794, che corrispondeva all'anno II del calendario repubblicano, erano trascorsi rapidamente, a molti sembrò che fossero volati senza che se ne fossero effettivamente accorti. Eppure non si poteva certo dire che la situazione fosse rosea in ogni angolo della Francia, al contario, i tumulti che erano all'ordine del giorno, parevano addirittura sovrapporsi, mescolarsi, ingrandirsi. Il Regime del Terrore e i Giacobini divenivano ogni giorno sempre più impopolari.

Robespierre maggiore mandava continuamente uomini alla ghigliottina, ossessionato oramai dalla convinzione di avere attorno a sé solamente nemici della Rivoluzione: simile atteggiamento non fece altro che ledere la sua figura, soprattutto dopo aver fatto uccidere uno dopo l'altro i suoi più cari amici, tra questi anche Camille Desmoulins. Mentre il popolo versava in condizioni pietose, pareva essere tornati agli anni duri precedenti al 1789 e cominciava a dubitare dei risultati che aveva ottenuto fino ad ora: i prezzi erano alti e la cartamoneta era praticamente inutile, al pane si preferivano le patate, sperando che almeno questo alimento non divenisse troppo costoso e irreperibile.

Ma anche all'interno della Convenzione stessa il malcontento serpeggiava, assieme alla paura, al timore di perdere la propria incolumità, a seguito dell'esecuzione di Danton, una figura popolare, amatissima, che era stata, secondo il parere di alcuni influenti esponenti, inopportuna e ingiustificabile. Tra questi vi era Barras, che stava iniziando a pensare a come vendere cara la pelle pure stavolta, cercando, tuttavia, di far tornare alla ragione l'avvocato di Arras e tentare di convincerlo a chiudere la parentesi del Terrore con le sue misure eccezionali. La Francia si stava dimostrando sul campo di battaglia abile nel contrastare il nemico.

Sapeva, però, quanto fosse difficile, in quanto conosceva l'incorruttibilità di Robespierre, il suo carattere instransigente, poco incline alla socialità e incredibilmente diffidente e distaccato. Doveva farlo, altrimenti sarebbe stato travolto, assieme a lui, dalla furia che si sarebbe scatenata sul capo giacobino e avrebbe annientato chiunque fosse nei paraggi. Era certo che oramai nessuno lo sopportasse più, per questo bisognava tornare alla calma, ad un clima più leggero. Con i suoi colleghi, Barras approfittò della breve pausa che Maximilien si era preso, quest'ultimo aveva, infatti, intuito il clima ostile creatosi attorno alla sua figura ed era determinato a difendere e a portare avanti la sua idea di rivoluzione, per cercare una soluzione vantaggiosa. I girondini, erano pronti ad unirsi a loro per distruggere il nemico comune.

Marsiglia

Nel frattempo il generale Buonaparte, pur tenendosi aggiornato circa la situazione politica, si era concentrato sulla breve campagna ingaggiata dal comandante Dumerbion lungo il confine franco-italiano, il quale, in realtà dettava gli ordini dal suo letto, impossibilitato a muoversi a causa della gotta che gli rendeva difficoltoso compiere qualsiasi gesto, contro i gli austro-sardi e i piemontesi tra le Alpi Liguri. Per Napoleone fu l'ottimo pretesto che gli aveva permesso di studiare approfonditamente l'ambiente; essendo il comandante dell'artiglieria non vi erano particolari problemi nell'inoltrarsi in luoghi che difficilmente sarebbero stati presi in considerazione da altri. "L'Italia è l'unica strada" ripeteva a sé stesso, augurandosi di poterla intraprendere un giorno e raggiungere così la somma gloria.

Il suo valore non era stato meno elevato rispetto a quanto messo in evidenza a Tolone, svolse un ruolo valido, seppur lievemente offuscato dalla prodezza del generale Masséna che non esitava neppure un istante nel mostrare la sua potenza e la sua abilità. Oltre alla sua incredibile ferocia contro i nemici e la propensione alla razzia, che permetteva senza riguardi ai suoi uomini. Era un ufficiale intelligente, carismatico, ma rozzo, affamato di ricchezza, poco prospenso alla diplomazia e al dialogo. "Un ufficiale che domerò facilmente" aveva emesso sornione Napoleone tenendolo costantemente d'occhio: prima o poi la situazione si sarebbe ribaltata.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora