Nel cuore della notte, Napoleone riprese tra le mani la sua storia della Corsica di cui non si occupava da un po' a causa dei tumulti rivoluzionari. La candela emetteva luce dalla fiamma zampillante. Mentre riscriveva gli riaffiorarono nella mente le parole della Relazione sulla Corsica scritto da Boswell:
'La Corsica' iniziò a riportare 'è un’isola divisa politicamente in nove province e queste province sono chiamati Feudi; è altrettanto divisa in Pievi ecclesiastici, ossia parrocchie che servivano ugualmente agli affari civili e a quelli della Chiesa. Il potere del Governatore, con base nell'allora capitale Corte, città natale del Patriota Paoli, era di conseguenza fortemente limitato. All’interno del Paese, c’erano tradizionali rivalità tra città, paesi e clan che continuamente si battevano per emergere sull’altra, inoltre molti di questi erano fortemente attaccati all’esiliato Paoli e alla Chiesa…'
S’interruppe ricordandosi delle lodi continue che quel Boswell aveva rivolto alla sua isola. Il suo orgoglio crebbe soprattutto quando descrisse la sua amata Ajaccio come 'la più bella tra tutte le città dell’isola'
- È un uomo dalla spiccata sensibilità, e con occhio critico eccellente, il suo unico difetto è la nazionalità inglese - emise Napoleone con tono che passò dalla stima al sarcasmo.
Il suo occhio si posò sul tricorno appoggiato sulla scrivania, osservando con particolare attenzione la coccarda tricolore che gli avevano donato quando aderì alla Société di Auxonne - Forse ho trovato il modo per coinvolgerli - bisbigliò Napoleone mentre tastava la stoffa tricolore. Sorrise debolmente. Riprese a scrivere con lo stesso entusiasmo per tutta la notte.22 agosto
- Fratelli miei - esordì Luciano mostrando la sala della Società con le braccia tese dinnanzi a sé - Siamo arrivati!
- Ma...ma non c’è quasi nessuno! - esclamò Napoleone sorpreso.
Il fratello abbassò la testa cercando di non mostrare la rabbia e la frustrazione che lo stavano invadendo.
- Luciano ma…cosa? - iniziò il sottotenente muovendo la testa da una parte all'altra, il suo sguardo si fermò, notando una figura familiare tra i pochi presenti - Carlo Andrea!
L’amico si girò e sfoggiò un grande sorriso avvicinandosi all’entrata - Buonaparte! Che gioia vedere delle facce amiche!
- Carlo Andrea, ma come mai sei qui? - chiese Giuseppe.
- Ecco...diciamo che ho mantenuto il patto di ieri - rispose lanciando un’occhiata a Napoleone che sorrise soddisfatto - Ti devo ringraziare, Napoleone, mia madre ha ben apprezzato il tuo dono e spera di poter ricambiare
- Non mi devi ringraziare, amico...
Lo bloccò Giuseppe che s’intromise - A proposito! Ora mi devi dire che diavolo hai in mente! So che riguarda in qualche modo la Rivoluzione, ma…-
- Saprai tutto a tempo debito, fratelloIl maggiore sbuffò a braccia conserte, non lo riusciva a digerire quando si comportava in quel modo così subdolo. Temeva per lui, per se stesso, per la sua famiglia. Aveva una maggiore responsabilità rispetto a prima: era il primogenito e di conseguenza il capofamiglia, tutto gravava sulle sue spalle da quando il padre era morto. Doveva assolutamente evitare che il fratello combinasse un’altra delle sue trovate.
Intanto si erano accomodati nei posti più avanti e, durante l’attesa per prendere maggiore confidenza con l’ambiente, iniziarono a scrutare la sala. Era molto spaziosa, i posti a sedere si estendevano in lungo, sui muri vi erano striscioni con delle su scritto, in francese: 'Vive la Revolution!' accanto vi erano la traduzione in italiano e in corso. Al centro un tavolo non molto grande.
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L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]
Narrativa StoricaNapoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola. C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato. Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui...