Capitolo 33 - Considerazioni -

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- Sì - rispose Paoli con tono fintamente mortificato - La mia visita qui è stata fin troppo lunga e sono in procinto di partire per Corte nel tentativo di controllare la situazione odierna...

- Capisco - sospirò Letizia - E così ci separiamo di nuovo dopo tanto tempo - aggiunse con una piccola nota di malinconia. Le riafforarono i tempi passati insieme. Non sarebbero mai più tornati, come il suo Carlo che iniziava a mancarle troppo. Non era mai stato molto presente, non lo poteva negare, specialmente negli ultimi anni di vita tra Ajaccio e Montpellier, però le brevi visite che le regalava la confortavano, le facevano comprendere che, anche se distante, lui c’era. Invece in quegli anni così travagliati il suo ricordo stava svanendo e seppur confortata e spronata dai figli niente e nessuno le avrebbe restituito suo marito. Nonostante ciò si affidava alla religione.

"Dovreste smetterla di dedicare inutili preghiere ad una fredda statua madre" le aveva detto qualche mese prima Napoleone rabbioso, rancoroso e infastidito quando la vide pregare nella Cattedrale. Era così adirato che avrebbe rotto quella statua con le sue stesse mani "Carlo è morto, non esiste più, presto diventerà polvere! Non serve a nulla piangersi addosso per qualcuno che non può più tornare, occorre farsi forza e andare avanti"

"Perché dici così, figlio mio?" domandò lei, scorgendo una tristezza infinita in quelle parole.

"Perché le divinità, qualora esistessero, non avrebbero nessun interesse per noi uomini, con l’illusione di un mondo migliore dopo la morte lo abbandonano alla sofferenza e alla solitudine, accettandole con rassegnazione, i preti ne approfittano per fare i loro comodi" le aveva risposto con rancore immenso, allontanandosi da quel luogo che lo rendeva nervoso. "Ma io non mi faccio abbindolare dall'esistenza di fantomatico paradiso oltre questa vita e realtà".

Non si era mai sentito a suo agio in una chiesa, né aveva avuto una fede solida, ma quando era bambino, Letizia riusciva, anche con la forza, a tenerlo buono e a fargli assistere alle funzioni religiose fondamentali. Adesso che era uomo, non era capace di imporsi su di lui, lo trovava cambiato, molte volte le capitava di non riconoscerlo nemmeno. Doveva soffrire davvero tanto se aveva deciso di allontanarsi da Dio. "E pensare che è nato nel giorno dell'Assunzione..." si era detta sospirando.

- Il tè era davvero delizioso, Letizia, il migliore che abbia mai bevuto - ringraziò Paoli raggiungendo la porta, afferrò la maniglia e l’abbassò delicatamente - Probabilmente perché aveva il sapore di terra natia - ammise infine porgendo l’ultimo sorriso prima di uscire - Vi auguro una buona giornata...

- Buona giornata anche a voi - ricambiarono gli altri.

Appena fuori il sorriso svanì, si allontanò, voltandosi continuamente indietro, lo sguardo rivolto verso l'abitazione, come se qualcuno lo stesse osservando da lontano, sentiva addosso quella terribile sensazione. Affrettò il passo sperando che una volta lontano quel senso di oppressione lo abbandonasse.

"Che intenzioni avranno questi Buonaparte? Non mi sembravano affatto rilassati: Letizia sembrava una comune donnicciola e io so per certo che lei non è affatto così, non posso pensare che abbia perduto tutta la sua grinta e il suo orgoglio" riflettè lucidamente "Ma i suoi figli maggiori? Di loro non so praticamente nulla, Giuseppe mi è parso controllato, cauto, molto simile al padre, anche se con meno senso dell’umorismo, mentre Napoleone è esattamente il suo opposto, ha preso tantissimo dalla madre, acuto, spregiudicato e subdolo, è lui che devo tenere d’occhio e cercare di rendere assolutamente mio alleato, il suo acume e i suoi mezzi potrebbero risultarmi estremamente utili per raggiungere l'obiettivo, devo tenere aggiornato mio fratello e tutta la sua squadra sul loro conto” girovagava per le vie salutando e regalando sorrisi e promesse a tutti quelli che gli rivolgevano la parola.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora