Capitolo 166 - Chi non ama i cani non ama la fedeltà -

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Primolano, 6 settembre

- Guardate là - indicò uno dei soldati dell'armata di Masséna ai suoi compagni, nonostante avesse la mano spellata, a causa delle corde usate per liberare i cannoni impantanati e per il loro trasporto - È il paradiso oppure è davvero reale?! - Chiese nel mentre rivolgeva lo sguardo ai suoi compagni, che uno dopo l'altro, spalancavano la bocca per lo stupore: davanti ai loro occhi c'era un meraviglioso paesaggio montano, alpino. Nonostante non fosse il primo che avevano contemplato, ognuno di essi sembrava essere unico e irripetibile.

- No amico è tutto vero! - rispose un altro, esausto al suo pari, che non riusciva a credere a quanto stesse vedendo - Ed è anche meglio del paradiso... - ridacchiò, pensava a quanto potesse essere tedioso il regno dei Cieli, immaginandolo come luogo pieno di luce, in cui si lodava la divinità per l'eternità - Sai che noia dover stare fermi a cantare Dio senza sosta, sarebbe un inferno, secondo me - continuava ridendo, assieme ai suoi compagni.

- Ma tanto siamo già condannati all'inferno! - emise il più anziano del reggimento, nonostante l'età e lo sforzo, aveva ancora energia da vendere, anche perché voleva assistere alla vittoria totale di quel giovane uomo, che pareva aver stregato tutti con il suo indomito carisma. Voleva resistere sino ad allora, voleva far parte del mito che stava creando sfruttando quella campagna militare. Non era istruito, ma certe cose si capivano senza avere per forza un titolo di studio - Non ricordate la faccia di quei cani austriaci quando ci hanno visto alle loro spalle...erano praticamente terrorizzati!

- Già come se avessero visto i figli del demonio - continuò un altro ancora, molto soddisfatto di essere paragonato ad una creatura infernale; non era mai stato particolarmente credente, per questo fu sempre molto contento della decisione della Francia rivoluzionaria di allontanare tutti quei prelati dalla circolazione - Guidati dall'Anticristo in persona, come definiscono il nostro comandante! - aggiunse poi, ricordando la paura e il disgusto negli occhi di quei soldati in divisa bianca. Erano visti come reietti, rifiuti umani, invece avevano molta più dignità di loro, poiché era fedeli realmente a qualcuno che li trattava con umanità, pur pretendendo sforzi sovrumani. Ma la guerra era dura, di questo ne erano più che consapevoli.

- Lascia parlare quei pavidi - emise nuovamente l'anziano soldato - Ora godiamoci un po' di riposo, ce lo meritiamo! - ormai non pensava ad altro che a quel bellissimo prato che si stagliava alla loro vista. La stanchezza che quegli uomini avevano ricacciato più volte, tra lamenti e brontolii, li travolse e senza pensarci due volte si buttarono su quella distesa verdissima, l'estate non era finita ancora. In poco tempo un russare continuo si diffuse, arrivando alle orecchie dei due generali, che concessero loro il riposo necessario.

Alla fine avevano mantenuto la promessa fatta al comandante, che si era preoccupato della condizione fisiche dei soldati - Le vostre divisioni sono in grado di mettersi in marcia fra un'ora? Ci sono almeno 31 miglia da fare tutti d'un fiato. Naturalmente i soldati vanno ben rifocillati di cibo e di vino, tanto qui è pieno di magazzini austriaci - aveva detto quasi apprensivo Bonaparte, indicando gli accampamenti che avevano sottratto al nemico, specialmente dopo averli resi prigionieri. Masséna, che oramai conosceva il carattere quasi premuroso del corso nei confronti dei suoi uomini, aveva risposto senza battere ciglio - Ben alimentati, vi seguiremo dappertutto - Augereau replicò la risposta e tanto bastò a Napoleone per sentirsi rasserenato.

I due esperti generali, però, sapevano della difficoltà di reperire il cibo a sufficienza durante quelle marce, il generale Berthier era stato preciso, quel giorno al consiglio di guerra, su quelle vette, a simile velocità, le cucine non sarebbero potute arrivare in fretta. L'unico modo per smuovere i soldati era dare l'esempio e Bonaparte stesso era il primo a metterlo in pratica, scendendo da cavallo per mescolarsi tra i reparti: emozionati dalla sua presenza i militari si erano sentiti incoraggiati e avevano proseguito valorosamente, sfidando pure la fame. Ed era questo atteggiamento ad aver spaventato gli austriaci, ai loro occhi, tale comportamento non pareva comune, né tantomeno umano, abituati al loro modo di servire nell'esercito di un impero che non sentivano come proprio e che li considerava semplice carne da cannone e baionetta.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora