Capitolo 4 - La mano del diavolo -

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- Buongiorno, ragazzi - esordì sorridendo lo zio maestro non appena li vide entrare, impolverati e leggermente scombinati.

- Buongiorno zio - risposero in coro i due fratelli, accompagnato da un breve inchino. Il giovane rise vedendo quella consueta e mai dispiaciuta accoglienza da parte di quei due birbanti, era sempre un piacere andare a trovarli.

- Buongiorno madre - emisero nuovamente in coro.

- Siete arrivati finalmente - sbottò la donna severa, poggiando le mani sui fianchi - Come mai ci avete messo tanto?

- È colpa mia - spiegò Napoleone, prima che Giuseppe prendesse la parola, rimase imbambolato, con il dito sollevato in aria - Gli ho indicato una strada diversa da quella che prendiamo di solito...

- Sì, era un percorso molto suggestivo, perciò ci siamo soffermati di più nell'osservarlo - completò il maggiore, si voltò per vederlo, trattenendo un'occhiataccia - Trova sempre dei posti interessanti...

- Allora dovete portarmi qualche volta ragazzi - propose Fesch sorridente, li guardava con stima, ciò non sfuggì a Letizia, contagiata da tanta allegria. I due ragazzini annuirono entusiasti.

Lo zio li osservò con orgoglio, in particolare il più piccolo, fin dalla prima volta aveva notato le straordinarie capacità mnemoniche e di ragionamento, che lo avevano lasciato di sasso. Non poteva eliminare dalla mente il giorno in cui Napoleone, poco più che cinquenne, di sua spontanea volontà gli si avvicinò afferrandolo per il vestito, chiedendogli un libro da leggere.

Non troppo facile, gli aveva detto, perché si sarebbe annoiato, ne desiderava uno che lo emozionasse talmente tanto da farlo piangere per la commozione. Dopo una lunghissima lista trovò quello giusto, gli rimase particolarmente a cuore, cosicché lo zio stesso glielo regalò come presente per il suo compleanno; quella fu una delle poche volte in cui lo vide sorridere come un comune bambino della sua età. Poco tempo dopo lo zio decise di istruirlo, insieme al fratello, e sveglio come era non perse occasione per arricchire le sue conoscenze.

Quando il maestro scoprì che Napoleone era mancino, il nipotino ebbe paura di essere punito, la madre, infatti, gli rimproverava, anzi, quasi gli impediva l'utilizzo di quella mano che ai suoi occhi non era diversa dall'altra. Ma per quanto si sforzasse di usare la destra per mangiare, scrivere, l'impulso di impiegare la sua parte naturale era forte e con la complicità silenziosa del fratello, quando poteva, la adoperava di nascosto. La reazione dello zio fu, però, inaspettata poiché anziché correggerlo, come avrebbe fatto un qualsiasi altro uomo del suo tempo, lo incoraggiò ad usarla, con grande fortuna e sollievo per Napoleone, comprendendo le potenzialità del ragazzino.

- Ah, Nabulio ti ho portato il libro di cui ti parlavo l'altra volta - si ricordò lo zio, alzandosi per andarlo a prendere. 

Gli occhi di Napoleone si illuminarono quando si ritrovò tra le mani quel libro, ossia una raccolta di tutti i miti Greci e Romani, lo desiderava da tempo - Vi ringrazio infinitamente - s'inchinò con profondo rispetto.

Quel nipote era una delizia, un piccolo uomo insaziabile e avido di sapienza e curiosità; ne aveva incontrati di ragazzini curiosi e spigliati nella sua esperienza di precoce educatore, ma Napoleone possedeva qualcosa in più, una luce negli occhi che mai intravide negli altri suoi coetanei. Era bramoso di apprendere tutto, dal passato più remoto al presente più prossimo, ogni evento, per quanto piccolo ed insignificante, era importante per capire i mutamenti della storia. Gli somigliava davvero tanto. Successivamente il ragazzino corse nella sua stanza a leggerlo immediatamente.

20 novembre

Nella sua piccola stanza, Napoleone si stava esercitando con la spada per migliorare la sua abilità e velocità. Avanzò lentamente con la gamba destra in avanti e tese il braccio con l'arma ben impugnata dinanzi a sè, mostrando la punta al suo avversario immaginario.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora