Capitolo 24 - Non è una rivolta, non è un'insurrezione! È la Rivoluzione! -

69 7 24
                                    

Parigi

- Necker ha dato le sue dimissioni! - avvisò il drammaturgo Fabre d'Églantine, in uno dei cafè più rinomati di Parigi, le Procope - Di nuovo! - aggiunse lanciando un pugno al muro. L'unico che avrebbe potuto creare pressioni sul sovrano era fuggito come un codardo. Ed ora che ne sarebbe stato di tutti i loro progetti? In fumo come ogni tentativo elaborato finora.

- Questo non è affatto un buon segno! - replicò l'altro al suo fianco, l'avvocato Georges Jacques Danton.

- No...non disperate invece, questa potrebbe essere la...la volta buona per cambiare il nostro Paese, monsieurs - obiettò Camille Desmoulins, anch'egli avvocato dall'indole ribelle, seppur balbuziente, che, da quando era stato nominato membro del Terzo Stato, aveva ottenuto una certa notorietà nella capitale e veniva sempre più apprezzato tra i colleghi - Con il clima di insicurezza, di...di miseria e di paura, basterà davvero un niente p...per far passare il popolino dalla nostra parte! Lo stomaco crea sempre proteste, non dimenticatelo!

- La vostra riflessione non fa una piega, Camille! - concordò d'Eglantine.

Proprio nel momento in cui la discussione stava diventando interessante, una folla composta dal basso popolo parigino, che stava protestando per le vie della città, passò dinanzi ai loro occhi. Gridavano di abbassare i prezzi degli alimenti, già scarsi per i cattivi raccolti degli ultimi anni dovuti alle piogge continue.

Alcuni portavano come vessillo, due busti raffiguranti il ministro uscente Necker e il Duca d'Orléans, Luigi Filippo, cugino del re, particolarmente apprezzato dal Terzo Stato per i suoi ideali liberali e di considerazione nei loro confronti. Durante i preparativi degli Stati Generali aveva infatti distribuito numerosi pamphlet e fatto sentire la sua voce, per questo fu molto criticato e allontanato fino al giorno della Convocazione.

- Direi che...che è arrivato il...il nostro momento, non credete, Georges? - disse Desmoulins lanciando occhiate ai due compagni che annuirono.

- Prima però finiamo queste sublimi granite al limone, altrimenti faranno la fine di quella di Fabre - rise Danton mentre faceva segno al collega di quella dell'amico che si stava sciogliendo sul bicchiere di cristallo.

- Ehi, la smettete di burlarvi di me, voi due! - sbottò offeso l'attore.

- A...anche se siete un attore si...si vede lontano un miglio che s...state fingendo - confessò Camille ridacchiando.

- Avete ragione, siete pessimo!

- Non ho la stessa concentrazione che mostro in teatro, ma che ne sapete voi della mia arte, o uomini di legge - precisò d'Eglantine che assumeva pose tragiche.

I due avvocati a ridevano sempre più per gli atteggiamenti ridicoli che assumeva. Se un'istante precedente sembrava un tragicomico alle prime armi, in quell'istante somigliava in tutto e per tutto ad un vero e proprio giullare di corte - Non ve la sarete mica presa?

- Non vi facevo così permaloso

- Fareste lo stesso anche voi se prendessi in giro il vostro mestiere, voi avvocati siete fin troppo usati nelle commedie come soggetti!

- Scherzi a parte - disse Danton ritornando serio - Sbrigatevi a mangiarla oppure perderemo quest'occasione importante

Desmoulins si alzò di scatto dalla sedia con il viso scuro, allungò la mano sul tavolo, lasciò due o tre monete e si avviò verso l'uscita - Georges attendete Fabre e poi...poi  quando avrete finito, ra...raggiungetemi, io...io mi avvio, a dopo - si mise il cappello ed uscì.

- Non credevo che avesse così a cuore questa faccenda! - esclamò l'attore.

- Basta tasse! Vogliamo il pane per i nostri figli! Riassumete il ministro Necker! - strillava all'unisono la popolazione aggredendo con zappe, torce, addirittura tavoli di legno usati come bancherelle, alcune guardie giunte sul posto per sedare la protesta, senza grande successo.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora