1° aprile
Robespierre minore stava seduto, come gli capitava quotidianamente ormai, alla scrivania, tenendo una mano sulla grossa cartina stesa e con l'altra il foglio che il giovane ufficiale gli aveva appena consegnato. Alzò lentamente lo sguardo sul generale che aveva davanti, stava impettito, con la mani dietro la schiena, i tacchetti degli stivali facevano rumore, mostrando l'impazienza che sembrava non lasciarlo mai.
Stava osservando la stanza in silenzio, ma con interesse e concentrazione - Era questo il piano che avevate in mente da un po', cittadino Bonnapate? - la voce calda, sicura del Bonbon risuonò nelle orecchie di Napoleone, il quale rivolse repentinamente gli occhi grigi verso quelli scuri di Augustin Robespierre. Nel suo tono di voce vi era curiosità e fiducia, a quanto pareva il suo rifiuto non aveva intaccato quel sentimento di stima che provava nei suoi confronti.
- Sì, cittadino Robespierre - affermò Napoleone allungando la mano verso di lui - Questo breve periodo mi è stato più che utile per studiare l'ambiente circostante, anche perché il generale Dumerbion ci ha concesso ampio movimento per la battaglia che si scatenerà contro il Piemonte - spiegò in breve il corso, pur sapendo che con ogni probabilità Robespierre lo sapesse già cosa l'anziano e gottoso ufficiale aveva in mente, glielo aveva ordinato personalmente.
- A quanto pare la campagna vi sta stimolando - ridacchiò Robespierre minore, sedendosi più comodamente sull'ampia sedia riccamente decorata, dal cuscino lievemente duro, di colore rosso. Aprì la lettera e cominciò a leggerla, si stupì della calligrafia molto pulita ed ordinata con cui era scritta, senza nemmeno un errore o una sbavatura, non se l'aspettava da un ragazzo così irriquieto. Non poteva sapere che in realtà era stata compilata da uno dei suoi aiutanti di campo, l'elegante Junot, in quanto la sua era praticamente illeggibile. 'Gli attacchi non devono essere sparsi ma concentrati' fu la prima frase che saltò subito alla vista del giovane giacobino. Era così diretta e sicura da risultare arrogante, come gli aveva riferito una volta Barras, parlando proprio di Buonaparte.
Sulle sue labbra si formò un sorrisetto sornione, il ragazzo era più che consapevole di ciò che voleva fare, per questo aveva rinunciato alla sua allettante proposta, ora conosceva il motivo per cui aveva rifiutato. Voleva percorrere la sua strada con le proprie forze, muovendosi come desiderava 'È l'Austria che deve essere annientata; fatto questo, Spagna e Italia cadranno da sole' - Ciò mi rende contento, vuol dire che non siete affatto sprecato per questo ruolo - riferì sollevato. Aveva sospettato che effettivamente un simile incarico fosse troppo misero, insulso, per una persona con simile talento e capacità "Ma se si sta dimostrando tanto volenteroso e desideroso, sta a significare che si sente realmente soddisfatto" rifletté in quell'istante scorgendo l'ambizione che risplendeva al pari di una luce nelle iridi.
- Il contenuto del rapporto è più che chiaro circa le mie intenzioni - emise breve Buonaparte, agitava la mano sinistra in aria, accompagnando la sua voce asciutta con i gesti - Il confine italiano è il posto migliore che potessi desiderare - tacque sul resto della sua volontà, che aveva in mente. Tutto ciò che i piani alti dovevano sapere era scritto nero su bianco su quel foglio. Aveva evitato il più possibile qualsiasi forma di adulazione o pomposità, come gli aveva suggerito il suo aiutante, aveva declinato l'esagerazione al solo scopo di evitare ambiguità. "Questo non è che il prologo, amico mio, se tutto andrà come auspico il resto dell'Italia non sarà solo un sogno, un'utopia, ma la realtà, la chiave della gloria è lì!".
La parola d'ordine era prudenza, il periodo del Terrore lo richiedeva più che mai se si voleva sopravvivere in un momento storico così drastico e pericoloso. Ogni vocabolo poteva essere dannoso per sé e la famiglia, come era accaduto quando, nel riconfermare la sua carica di generale, gli fu chiesto se fosse un aristocratico, e lui, con enorme intelligenza e buon senso affermò di non esserlo affatto. Allontanare il più possibile sospetti e mostrarsi, di conseguenza, obbediente e fedele era l'unico modo che conosceva e avrebbe continuato a farlo sino a quando ce ne sarebbe stato bisogno.
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L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]
Historická literaturaNapoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola. C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato. Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui...