Capitolo 38 - A immagine e somiglianza -

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20 gennaio

Giuseppe assisteva, dalla finestra, all'allenamento di Napoleone e Luigi con le spade. La pioggia scrosciante impediva di avere la visuale completa del duello. Immaginava la difficoltà di Luigi: non sarebbe stato facile, per lui, tenere il passo del fratello più grande, poiché non era abituato a quegli sforzi così eccessivi in poco tempo. Tuttavia non poteva impedire o fermare Napoleone, lo conosceva abbastanza per capire che sarebbe stato inutile insistere: quando aveva un piano in mente non lo abbandonava mai.

Non poche volte Luigi, nei giorni scorsi, si era rivolto a lui per sfogarsi e il capofamiglia lo aveva lasciato fare, la migliore scelta era sempre quella di lasciar placare la rabbia e il furore, farlo riposare, piuttosto che opprimerla, facendola accumulare “Ci manca solo un altro come Napoleone in famiglia”. 

Anche la madre lo aveva pregato più e più volte di non far esagerare Napoleone, Giuseppe non le diede ascolto. Aveva completamente fiducia nel fratello e nelle sue idee, a volte ambigue e bizzarre, ma ben studiate. Non era il tipo che lasciava nulla al caso.

- Nabulio... ti prego... facciamo una...una pausa - si lamentò Luigi ansimando, affaticato. Il sudore si mescolava con la pioggia copiosa, il cuore gli batteva nel petto. Guardò il fratello, i capelli lunghi appiccicati sul viso, sul collo e sulle spalle, la divisa bagnata che, aderendo, evidenziava la sua magrezza. Non mostrava nessun segno di sforzo. Eppure Luigi aveva sentito tutta la sua energia e la sua forza in quei fendenti che gli aveva lanciato.

- Il nemico non aspetta i tuoi comodi! - gli rinfacciò Napoleone per nulla stanco, guardandolo negli occhi - E nemmeno il tempo lo fa - aggiunse scuotendo la sciabola con rapidità, che brillò quasi sinistra.

Luigi ebbe un sussulto di paura  - Sì... lo so ma non stiamo in battaglia e poi non ti chiedo tanto, solo cinque minuti, ti prego... poi non mi lamenterò più per tutta la durata dell’allenamento... lo prometto - riuscì a dire, supplicandolo.

A quelle parole Napoleone emise un sospiro profondo e gli fece un cenno di approvazione - Ma hai promesso di non lamentarti più, quindi cerca di recuperare al massimo le tue energie se non vuoi crollare, vai a mangiare qualcosa… - gli raccomandò e propose rimettendo la spada a posto.

- Tu non vieni? - gli chiese Luigi rincuorato nel vederlo senza quell'espressione fredda e malinconica.

- No - gli rispose con tono secco - Non ho appetito, andrò a dare un’occhiata ai cavalli - si allontanò verso la scuderia.

- Ah, allora vado - disse Luigi tutto allegro. Si precipitò immediatamente in casa per mettere qualcosa sotto i denti.

“A volte penso che sia troppo buono con lui…” pensò Napoleone “Avessi avuto io la sua fortuna, l’opportunità di continuare ad imparare senza subire umiliazioni e privazioni, guidato solamente da una figura autoritaria ma familiare…” entrò nella scuderia “Forse adesso sarei come lui” accarezzò il suo destriero e quelli dei fratelli, nervosi per via del temporale - State calmi, non è nulla, solo un normalissimo temporale invernale - li rassicurò con dolcezza e malinconia.

- Già è terminato l'addestramento? - Chiese Giuseppe al piccolo Luigi, vedendolo aggirarsi per la cucina, aiutandolo a prendere dei dolcetti.

Luigi negò - Sono riuscito ad avere una tregua - riferì il ragazzino con sollievo - Con me è stranamente permissivo - ridacchiò furbetto.

- Ma non abusare di ciò - gli consigliò il capofamiglia - Dovresti ormai conoscere il suo carattere...

- Certo - annuì Luigi un po' meno allegro. Aveva assistito ai suoi scatti d'ira e alla sua aggressività, soprattutto negli ultimi giorni.
La politica era sempre fonte di nervosismo e agitazione. E poi lo schiaffo che gli aveva dato lo ricordava ancora bene, posò una mano sulla guancia. Quello sguardo terrificante... rabbrividì violentemente. Giuseppe lo stava osservando senza dire nulla, intuendo i suoi pensieri, le sue sensazioni, le provava anche lui quando si trovava davanti Napoleone - L'ultima cosa che vorrei è prenderlo in giro, però non sono abituato ai suoi ritmi... è troppo rapido... irraggiungibile... - confessò a testa bassa, quasi vergognandosi di quello che aveva appena enunciato. Non ci poteva fare niente, aveva poca volontà e molta pigrizia.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora