Calvi, Maison de la Gendarmerie, 23 maggio
Napoleone era riuscito ad arrivare in una delle città apertamente schierate dalla parte di Saliceti, alcuni giorni dopo essere stato catturato da quei paolisti che lo avrebbero sicuramente ucciso, se non fossero interventi quei contadini rimasti fedeli alla famiglia Buonaparte. Il suo umore non era dei migliori, non era adirato, nemmeno nervoso, quanto meno deluso, amareggiato per la situazione che si stava andando a creare in Corsica.
Se c'era qualcuno realmente allarmato per le sorti dell'isola era sicuramente lui, non certamente Paoli, di cui importava solamente detenere il potere al pari di un sovrano assoluto. "Possibile che i corsi non capiscano? Forse sono davvero così ciechi da non vedere la morsa che li sta stritolando?" s'interrogò, mentre si massaggiava le tempie.
Ajaccio, 10 maggio
Subito dopo essere stato liberato Napoleone era tornato nelle vicinanze di Ajaccio, qui informò alcuni suoi alleati, i parenti, tra questi lo zio Giuseppe Fesch, di progettare la fuga per il resto della famiglia - Mi raccomando dovete essere discreti e silenziosi, nessuno deve accorgersi della vostra fuga
- E tu cosa farai nipote? - gli domandò lo zio attirandolo a sé, lo aveva visto arrivare dinnanzi ad una delle piccole chiesette fuori città, agitato e irriquieto come poche volte in vita sua. Era spaventato da qualcosa che solo lui riusciva a vedere. Indossava un lungo e pesante mantello fin sotto al naso, seppur facesse caldo, e il cappello, che gli nascondevano gran parte del viso.
- Io mi unirò alle bande di Saliceti a Calvi - bisbigliò abbassando leggermente il mantello dalla bocca, lo fissava in volto, con gli occhi spalancati e cerchiati di nero che si intravedeva tra l'ombra del bicorno - Da lì cercherò in tutti i modi di agevolare l'arrivo di mia madre e dei miei fratelli, possibilmente anche di Giuseppe, che sta rischiando molto a Bastia, da Paoli, oltre ad incoraggiare i veri sostenitori della Rivoluzione, chissà, potrei anche incontrare il famigerato Saliceti - ridacchiò leggermente per nascondere la paura e l'angoscia che lo attanagliava. Lo zio aveva percepito la grossa responsabilità che il giovane nipote Napoleone si era caricato sulle spalle, essendo a conoscenza del fatto che qualsiasi raccomandazione gli avesse dato, non l'avrebbe ascoltata.
Nonostante ciò, non era riuscito a fermare la mano che si era andata a posare sull'esile spalla del ragazzo e a frenare le parole che uscirono di getto - Fai attenzione, Napoleone, tu sei troppo importante per noi, non farti ammazzare - lo guardò paterno. Lo aveva visto crescere, apprendere, allontanarsi e poi ritornare, gli voleva bene come un figlio che non avrebbe mai potuto avere, poiché aveva scelto la strada della Chiesa, che, in quegli anni, stava vivendo un brutto periodo.
Napoleone lo abbracciò, comprese il dolore dello zio, di quello zio che era stato per lui maestro e padre. Chissà quando e se si sarebbero rivisti un giorno. Chissà se avrebbero avuto il piacere di parlare nuovamente di arte e di bellezza, di riascoltare il suo tono saggio e gentile. Chissà se un giorno lo avrebbe riabbracciato nuovamente - Grazie per tutto quello che hai fatto e che farai, zio, non lo dimenticherò mai - riuscì a mormorare distintamente, trattenendo le lacrime di tristezza e rabbia. Non era il momento di piangere.
- Ora vai, Nabulio o nei dintorni cominceranno a sospettare della tua identità - lo avvertì premuroso Giuseppe Fesch, premendo leggermente sulla schiena, si staccò dal suo abbraccio e lo invitò ad andare via da un'altra uscita che lo avrebbe condotto al golfo.
Napoleone annuì, si ricoprì la parte inferiore del viso e salutò tutti, colmo di gratitudine e di rammarico - Ricorda il piano - gli rammendò. Si diresse al galoppo verso il porto, dove c'erano altri alleati che lo stavano aspettando, impazienti e sovrappensiero. Se si fosse diffusa in giro della loro collaborazione diretta con i Buonaparte avrebbero fatto la stessa fine, se non peggiore. Lo videro sopraggiungere taciturno e felpato, ben nascosto. Era ancora più sinistro di quanto potessero immaginare, conciato in quel modo - Possiamo salpare - fu la sola frase che sentirono dalla bocca di Napoleone, al momento della partenza.
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L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]
Historical FictionNapoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola. C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato. Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui...