Capitolo 62 - O con me o contro di me -

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Parigi, 5 aprile

Le ostilità tra i vandeani e i repubblicani erano riprese senza esclusione di colpi, i primi si stavano dimostrando caparbi, decisi nel voler ribadire le loro posizioni e idee, spinti sempre più dagli ecclesiastici, che speravano di poter riottenere i loro privilegi, certi dell'appoggio papale alla loro causa.

La loro organizzazione, inoltre, era migliorata notevolmente, grazie soprattutto agli ufficiali preparati, che avevano deciso di schierarsi dalla loro parte. Come se non bastasse, l'esercito controrivoluzionario stava tenendo impegnati, specialmente al confine tra Francia e Paesi Bassi, i restanti soldati e comandanti francesi che non erano impegnati con i vandeani.

Il generale Dumouriez, schieratosi a favore dei Girondini, era stato incaricato di rioccupare i Paesi Bassi con soli 13.000 uomini, mal equipaggiati e demotivati. L'esito fu prevedibile: il suo misero esercito annientato totalmente dal principe Federico di Sassonia. Il generale francese capì che, se fosse tornato a Parigi, sarebbe stato visto come traditore, quasi nessuno lo avrebbe sostenuto, in quanto era mal visto dai Montagnardi, in particolare dai Giacobini, che stavano ottenendo consenso nella Convenzione.

Decise, perciò, di defezionare, passando alla coalizione anti-francese, contrattando con gli austriaci. Sperava, in questo modo, di ottenere un incarico prestigioso che non possedeva dai tempi di Valmy. Un simile atteggiamento causò lo sdegno nei Montagnardi, che chiesero a grande voce di sospenderlo dal comando. Quando, però, la delegazione incaricata a riferirgli la notizia giunse presso di lui, Dumouriez, forte del sostegno ricevuto dai controrivoluzionari, li fece arrestare, suscitando la reazione furibonda dei Giacobini. Misero all'angolo i Girondini, che da quel momento non avrebbero avuto più alcuna influenza.

Tuttavia, l'ex vincitore di Valmy non si perse d'animo e cercò di convincere gli uomini rimasti a marciare su Parigi - Non capite, soldati, questa è la nostra occasione per ottenere tutto quello che vogliamo, abbiamo anche gli austriaci dalla nostra parte, non ci vorrà molto ad occuparla!

I soldati, però, che non lo vedevano più come una guida, ma solamente come un traditore, un voltagabbana degli ideali rivoluzionari, e non ci pensarono due volte ad abbandonarlo - Eravate l'eroe di Valmy, ora siete solo un vile! - disse uno di quelli, amareggiato e deluso dalla sua ingratitudine.

- Sì, hai ragione - esordì un suo collega - Noi non collaboriamo con i vigliacchi!

- E soprattutto non voglio combattere contro i francesi - ribatté un altro al suo fianco. A poco, a poco, colui che aveva trionfato a Valmy, colui che era stato acclamato e amato per il suo coraggio e il suo miracolo, perché lo era, fu lasciato solo. Non gli rimase che la fuga in Austria, al fianco del Duca di Chartres, il diciottenne Luigi Filippo di Borbone-Orléans, cugino del defunto sovrano di Francia, con la rinnovata speranza di poter finalmente marciare sulla capitale.

6 aprile

In risposta ai gravi problemi che si stavano aggravando nella nazione, la Convenzione istituì il Comitato di Salute Pubblica, già proposto il 18 marzo, composto da nove membri, eletti mensilmente dagli stessi della Convenzione, che manteneva la Suprema autorità. L'approvazione finale delle decisioni spettava solo ad essi. I Girondini vennero totalmente esclusi dal Comitato appena creato, in quanto considerati moderati e realisti non solo dai Montagnardi, perfino dai Sanculotti.

Corte, 18 aprile

Quanto era accaduto in Francia stava ripercuotendosi sull'isola e sulla figura di Paoli, che si era schierato quasi completamente dalla parte degli inglesi. Questi ultimi si stavano dimostrando pazienti e affabili con lui, sapendo delle difficoltà presenti in quel calderone bollente che era la Corsica di quegli anni. Erano certi che, prima o poi, avrebbero avuto il controllo dell'isola e, di conseguenza, il dominio totale del Mediterraneo.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora