Capitolo 40 - Esiste, forse, un sentimento più illusorio dell'amore? -

81 6 22
                                    

- Allora? - domandò impaziente Napoleone al suo superiore - Posso ottenere qualche gruzzoletto da aggiungere allo stipendio? -  sorrise altezzoso, lievemente celato. Era certo che non avrebbe potuto negarglielo,  Giuseppe, essendo esperto in legge e avvocato, aveva controllato tutto nei minimi dettagli.

Il suo superiore scrutava quei documenti con molta attenzione, trovando che fosse tutto in regola, eppure, sentiva che qualcosa non andava. Quando incrociava lo sguardo di quel ragazzo, provava una sensazione strana, quasi paura - Non posso non considerare questi documenti - rispose semplicemente lui.

Napoleone udiva della titubanza nella voce, forse dubitava - Sappiate - esordì mellifluo - Che non è l'avidità a spingermi - ed era così, i soldi non lo attiravano più di tanto, vi era altro a cui bramava, il sapere, ad esempio, la conoscenza, oltre alla gloria. Tuttavia non poteva mandare avanti la famiglia senza denaro - Lo faccio per mia madre e i miei fratelli - continuò spiegando tutta la faccenda senza scendere troppo nei dettagli. Non aveva smesso di mal sopportare la gente, nel profondo, soprattutto quella insignificante, ai suoi occhi inutile e codarda.
- Capisco - fece l'ufficiale in capo mugugnando, massaggiando il mento irto di peli - Accordato - emise dopo averci riflettuto - Avrete la somma desiderata... equivalente a tre mesi di paga...

"Perfetto" pensò soddisfatto il sottotenente "Tutto sta andando secondo i piani" nei suoi occhi brillò una luce intensa, mostrò un sorriso più esplicito, non di contenenza, era di superiorità. Adorava quando tutto andava come voleva.

Ciò non sfuggì al superiore, ma non volle andare oltre, aveva intuito che fosse l'ambizione a smuoverlo, a guidare le scelte di quello strano ragazzo, un sentimento superiore rispetto al mero e vile denaro. "Ben venga, la Francia rivoluzionaria ha bisogno di ufficiali determinati, ambiziosi e capaci".

20 febbraio

Il giorno era quasi terminato, Luigi vide il fratello piombare in casa, travolto dalla solita agitazione e tensione, non riusciva a concepire la sua perenne irrequietezza, specialmente dopo aver udito, ad una conferenza, di un concorso letterario, così gli aveva detto, ed era intenzionato a parteciparvi "Cosa c'entra lui con l'ambiente letterario? È un ufficiale, non uno scrittore" Sapeva della sua passione per i libri, ma trovava esagerato la sua ostinazione nel voler cimentarsi in ogni disciplina. 

Tuttavia non fece trapelare alcun pensiero e rimase in silenzio ad osservarlo: era euforico, in preda ad un'emozione che non gli dava tregua, inquieto, stava sistemando dei fogli - Buonasera fratello - riuscì a dire solamente.

- Buonasera Luigi - ricambiò Napoleone posando il cappotto consunto sull'appendino - Ti vedo particolarmente stanco, avrai studiato parecchio - nonostante fosse lui stesso ad aver stampato sul viso le fatiche della giornata. I segni sotto gli occhi, il viso scavato e l'aria trascurata lo facevano sembrare molto più vecchio di quanto non fosse in realtà.

- Be' sì... - mentì il fratello minore - Tu invece non lo sei mai, beato te...

- È solo questione di volontà, fratellino - disse come se avesse pronunciato qualcosa di ovvio e scontato.

"Volontà..." Riflettè tra sé Luigi, mentre riaffiorava la voce di Giuseppe "La volontà e l'ambizione sono le due forze con cui Nabulio si mantiene in piedi, che gli permettono di andare avanti, Luigi, se la prima venisse a mancare e la seconda non fosse soddisfatta, a lui non rimarrà che la morte come soluzione..." Quelle parole lo avevano turbato allora e continuavano a provocargli un brivido freddo.

- Luigi...Luigi - ripeteva Napoleone vedendolo imbambolato, scuoteva la mano per farlo tornare in sé. Il fratello sussultò e lo guardò, un po' spaventato - Che hai? Non ti senti bene? - chiese un po' preoccupato.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora