Capitolo 116 - Non si desidera ciò che è facile ottenere -

49 5 62
                                    

13 agosto

Napoleone si era ormai rassegnato alla fine della sua storia con Eugènie, che era tornata ad essere solamente Desirée Clary. Erano quasi due mesi che non gli scriveva più, nemmeno una risposta alle sue ultime lettere, che nel frattempo, erano diventate più fredde e ritornava a darle del voi 'So che conserverete sempre affetto per il Vostro amico, ma che esso non sarà niente più che stima affezionata'.

Pur non avendo ottenuto spiegazioni di tale scelta, il generale aveva compreso che dietro vi era sicuramente la famiglia 'Seguite il vostro istinto, consentitevi di amare ciò che vi è vicino' aveva continuato in un'altra lettera, forse l'ultima, che segnava la fine del rapporto 'Sapete che il mio destino si trova nei rischi della battaglia, nella gloria o nella morte'. Giuseppe, nelle lettere di risposta al disperato fratello, aveva solo accennato a quanto era accaduto, sua moglie gli aveva pregato di non insistere, con grande dolore. Anche lui era dispiaciuto per la sorte di Napoleone, il suo caro fratellino non aveva avuto mai fortuna con le donne. Gli aveva persino confessato, non molte settimane prima, del suo profondo desiderio di mettere su famiglia.

Marsiglia

Il maggiore non aveva mai creduto del tutto alla volontà del fratello di restare scapolo a vita, aveva sempre dimostrato un istinto paterno, nei confronti dei fratelli più piccoli. Senza contare il suo contributo alle spese familiari. Non si era stupito nel leggere queste confessioni così intime e private. Il suo legame con Napoleone era sempre stato molto forte, nonostante i rimproveri che gli aveva fatto spesso.

Inoltre gli aveva riferito l'intenzione di comprare un piccolo castello in Borgogna, precisamente a Ragny, buttando giù alcune torri per renderla una villa, eliminando, così, l'aspetto aristocratico. La sala da pranzo, da sola, secondo lui, era grande quanto la loro ex casa in Corsica. L'ampio spazio esterno sarebbe stato perfetto per poter coltivare cereali. Questa idea stupì non poco Giuseppe, non se lo aspettava da uno come lui. Era sempre stato un uomo in perenne movimento, sia esteriore che interiore. Non riusciva a godere mai di ciò che possedeva, per questo considerava strano la sua proposta decisamente borghese.

Tuttavia apprezzava l'entusiasmo che dimostrava nell'affrontare le sue disgrazie, era sempre pronto a voltare pagina e ricominciare da capo. Lo aveva già fatto quando erano dovuti scappare quasi due anni prima ed ora, a Parigi, in solitudine, seppur avesse i suoi aiutanti come unica compagnia. Non smetteva di spedirgli lettere in cui parlava delle attrattive della capitale francese 'Qui il ricordo del Terrore non è altro che un incubo' ricordava Giuseppe con nitidezza 'Tutti appaiono determinati a recuperare per quello che hanno sofferto; e determinati, a causa del futuro incerto, a non perdere un solo piacere del presente'.

E gli raccontava dei suoi intrattenimenti più intellettuali che sociali, dalle conferenze pubbliche, all'osservatorio che visitava interessato, curioso, discutendo anche con uomini facoltosi senza nessuna remora. Per Giuseppe non era difficile immaginarlo nei teatri di prosa e all'opera, ad ascoltare tragedie ed opere liriche, rapito dalla musica, dalle melodie e dalle parole che erano capaci di coinvolgerlo come poche altre cose al mondo. Suo fratello era sempre stato attratto da qualsiasi evento o accadimento che si svolgesse attorno a lui, ascoltava, osservava, contemplava per poi riflettere e valutare se quel qualcosa gli piacesse o meno. Non c'era ricordo in cui il fratello non fosse assorto o pensieroso. Risuonava il sospiro che usciva dalla sua bocca di tanto in tanto.

'Dal canto mio sono attaccato pochissimo alla vita' gli aveva scritto in un'altra lettera ancora, ironizzando sulla sua misera condizione 'Trovandomi di continuo nella situazione in cui si è alla vigilia di una battaglia, convinto soltanto dal sentimento che quando in combattimento si trova la morte, che termina tutto, essere ansiosi è una follia' e con grande sorpresa di Giuseppe concluse con una battuta che inizialmente aveva preso sul serio 'Essendomi sempre molto affidato al Fato e al destino, amico mio, se continua così finirò per non farmi da parte quando si avvicina una carrozza' immaginò la sua risata fresca, mentre si burlava di lui. In fondo era un bonaccione, aveva imparato a conoscere questo suo lato scherzoso fin dall'infanzia.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora