Capitolo 39 - Se cerchi un fratello senza difetti, rimarrai senza fratelli -

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1° febbraio

Napoleone aveva pronto tutto il necessario per la partenza. Allontanarsi per un po' dall'isola avrebbe fatto bene a tutti - Allora Luigi, hai finito di preparare i bagagli? - chiese al fratello dodicenne, il quale non aveva particolare voglia di andare in Francia, tuttavia, si era promesso di non creare troppi problemi al fratello e soprattutto di non contraddirlo.

- Quasi - rispose Luigi aiutato da alcuni servi, a cui aveva chiesto in segreto di farsi dare una mano. Se suo fratello lo avesse visto pigro e svogliato, si sarebbe beccato una bella ramanzina. Li incoraggiò ad accelerare.

Giuseppe bussò alla porta aperta della stanza di Napoleone - Si può? - domandò cortese.

- Ah sei tu Giuseppe - esclamò il secondogenito ruotando leggermente gli occhi grigi verso di lui, prendendo la sua sacca e la sua valigia - Sì, entra pure - lo autorizzò - Immagino che tu mi abbia portato le carte che ti avevo detto di far compilare...

- Certo, come mi hai ordinato - emise il maggiore alzando gli occhi al cielo. Negli ultimi giorni lo aveva tormentato con quei dannati certificati di malattia e le attestazioni sul maltempo.

- Giuseppe, una volta che me ne sarò andato non sarò più causa di disturbo! - scattò Napoleone innervosito - E potrai esercitare liberamente il ruolo di capofamiglia - aggiunse strappando di mano quei documenti. Posò la valigia e aprì i fogli per controllare, le iridi chiare si muovevano rapide sulle righe, le labbra s'incurvarono in un sorrisetto compiaciuto - Ottimo...con questi potrò avere almeno tre mesi di arretrati e quindi pagare la scuola a Luigi, oltre all'affitto - sussurrò tra sé, piegando i fogli delicatamente.

Giuseppe sospirò: aveva dato il permesso al fratello di portare Luigi con sé e di addestrarlo, per prepararlo alla vita militare, pur sapendo che lo avrebbe fatto comunque, anche senza la sua autorizzazione. La sua testardaggine e il suo egoismo erano insormontabili. Pensò, però, al piccolo Luigi, per quanto Napoleone lo trattasse come un figlio, più che come un fratello, non si era mai posto delle domande sulle aspirazioni del quintogenito; cosa gli piacesse davvero, cosa volesse fare, i suoi sogni, i suoi interessi, nulla. Aveva già deciso tutto lui sul suo futuro e destino.

- Che c'è? - fece Napoleone con tono serio al fratello, a braccia conserte - Non dirmi che ci sono dei problemi...

- No, fratello, non ce ne sono - mentì Giuseppe. Era meglio così, forse, in fondo Luigi non si era lamentato più di tanto. "Se qualcosa dovesse andarmi male c'è mio fratello" gli aveva riferito una volta, quando aveva chiacchierato con il diretto interessato per sapere se desiderasse davvero quella vita. "E poi con me è permissivo, l'importante è che mostri impegno".

- E allora perché quella faccia scura? - lo interrogò Napoleone per nulla convinto della sua risposta. Lo scrutò attentamente, rapace.

- Sono solo preoccupato per il viaggio - sospirò Giuseppe, riuscendo a non rivelare i suoi veri pensieri - Tutto qui, posso avere il diritto di preoccuparmi, oppure mi devi rimproverare anche questo...

Quell'insinuazione non piacque molto a Napoleone. Strinse le labbra sottili per evitare di sbraitare a sproposito, prese la valigia e uscì dalla camera - Grazie per le carte comunque - disse solamente.

Il maggiore gli mise una mano sulla spalla, l'altro lo guardò interrogativo - Nabulio, sai che mi fido di te, del tuo talento, della tua capacità di adattamento straordinaria, ma temo per Luigi - precisò lui - Deve imparare ancora la vita dura...

Il fratello lo guardò e sorrise leggermente - Se ti fidi, allora lascia fare a me, Giuseppe - lo rassicurò prendendo la mano e stringendola. Il maggiore non insistette e lo lasciò andare.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora