Capitolo 26 - La famiglia è la patria del cuore -

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Ajaccio, 20 agosto

Napoleone arrivò un po' più tardi delle previsioni ma non ci diede molto peso, aveva tutto il tempo a disposizione, inoltre la sua famiglia non sapeva nulla della sua partenza, avrebbe sfruttato l'effetto sorpresa.

Si tolse il cappello e lo utilizzò come ventaglio, l'aria era secca, pesante, torrida, il sudore colava come una fontana sul viso pallido e la divisa gli si stava aderendo al corpo "Eppure mi sono procurato un'uniforme più leggera proprio in vista della mia partenza" pensò tra sé "A quanto pare c'è troppa differenza di temperatura" ridacchiò.

Immerso nei suoi pensieri giunse finalmente alla sua casa natale. Dall'interno non proveniva alcun vociare, alzò la testa, arretrò di qualche passo. Le finestre di ogni stanza erano aperte, doveva esserci per forza qualcuno. Controllò l'orologio: era mezzogiorno e mezzo, stavano sicuramente pranzando. Bussò alla porta, il silenzio venne immediatamente interrotto da domande reciproche che si ponevano all'interno.

- Vado io madre - udì Napoleone. Era una voce adulta, maschile, molto profonda, ovattata dal legno della porta, così come i suoi passi sicuri, si fermò e con un rapido gesto aprì la porta. Si trovò dinanzi un giovane ufficiale francese leggermente più basso di lui, grondante di sudore, con i lunghi capelli castano rame appiccicati sulle guance scavate e sul collo, che lo stava scrutando nel tentativo di rimembrare. Riconobbe quegli occhi, quello sguardo, prima ancora dei lineamenti simili a suoi.

- Nabulio! Sei tornato! - esclamò la madre, togliendogli le parole di bocca. Giuseppe si girò rapidamente verso la madre, alzatasi dalla tavola per andare dal figlio all'entrata e poi verso il fratello minore, che avanzava quasi esausto e felice verso di lei. 

- Fratello - esordì emozionato Giuseppe - Da quanti secoli non ci vediamo...

Napoleone gli rivolse un'occhiata veloce dalla testa ai piedi e sorrise - Ho perso il conto, fratello, so solamente che desideravo tanto vederti!

Giuseppe ricambiò il sorriso, un po'incredulo di trovarsi davanti Napoleone, era proprio come la madre glielo aveva descritto più volte. Ciò che lo colpì in quel momento era la voce, era così diversa da come la immaginava, così particolare, decisa e carezzevole allo stesso tempo.

- Come stai, Nabulio? - chiese Letizia leggermente preoccupata.

- Sto bene, madre, sono solo un po' accaldato e stanco per il viaggio - la rassicurò lui fermamente.

- Madre, vi siete dimenticata che lui è un vulcano! - la rimproverò Giuseppe con tono scherzoso - Non c'è nulla che lo possa ostacolare! - Napoleone rise allegramente, in un attimo l'aria distesa di quell'ambiente familiare gli rigenerò le energie perdute. - Unisciti a noi, Nabulio - lo invitò il maggiore - Abbiamo appena iniziato a mangiare

- Ti ringrazio Giuseppe - rispose Napoleone - Ma prima dovrei farmi un bagno e cambiarmi d'abito, sono impresentabile

- Vado a farti preparare la vasca - disse la donna premurosa. 

- No, madre - la interruppe il secondogenito - Posso farlo da solo, non datevi pena per me - la rassicurò ancora con una carezza sul viso vellutato.

- Hai bisogno di qualche vestito di ricambio, Nabulio? - domandò Giuseppe intromettendosi in quel rapporto molto intimo - Se sì, posso prestarti volentieri dei miei

- Sì, fratello, quelli che ho con me sono tutti pesanti come l'uniforme

- Allora te li faccio portare in bagno - riferì Giuseppe osservandolo con più attenzione, notò che era più magro e basso di lui, si augurava, perciò, di trovarne qualcuno che li andasse bene.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora