Capitolo 143 - Il piccolo caporale -

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9 maggio

Il generale Bonaparte, informato dell'arrivo ormai imminente dei plenipotenziari, stava compilando, nella sua mente, una lista di ciò che avrebbe voluto ottenere dal ducato di Parma, come se li avesse battuti sul campo di battaglia; non vedeva tale incontro, quindi, come un accordo alla pari, per garantire i buoni rapporti tra le due potenze. "Anche se piuttosto piccolo quel ducato possiede tesori inestimabili, che la Francia deve possedere, per accrescere la sua grandezza ed importanza a livello mondiale, oltre al necessario per il proseguimento della Campagna". Nell'udire movimento tra le stanze, Napoleone si alzò in piedi - Sono arrivati! Non sono stati così lenti, dopotutto, considerando la distanza con la capitale - emise sarcastico.

I due marchesi Antonio Pallavicini e Filippo della Rosa erano scesi rapidamente dalla carrozza, guardandosi negli occhi, con le labbra ripetevano il discorso che avrebbero tenuto con il generale francese, e le raccomandazioni del duca Ferdinando I "Cercate in tutti i modi di non scatenare la sua ira o di non indispettirlo, assecondatelo più che potete, se vogliamo evitare di essere invasi e distrutti, meglio cedere qualcosa a livello materiale e pecuniario, ma avere il ducato in piedi che perdere tutto, venire esiliati o peggio ancora essere messi a morte, com'è accaduto con i sovrani di Francia". Essendo imparentato anch'egli con i Borboni, temeva più che mai la furia del popolo, nonostante fosse stato, assieme alla moglie, Maria Amalia, una delle sorelle di Maria Antonietta e, de facto regnante del ducato, un sovrano illuminato.

Bonaparte, intanto, li aveva bene accolti con la sua parlantina convincente e li rassicurava che non avrebbe recato alcun male al duca e a nessuno degli abitanti - A condizione che le mie richieste siano accontentate, sapete anche voi quanto sia difficile combattere su più fronti e inoltre le vostre risorse belliche non sono in grado di resistere... - poi si sedette. Il tono della voce era tranquillo e regolare.

Tuttavia i due percepirono il pericolo, sapevano di essere tra le grinfie di una belva famelica - Cercheremo di farlo, generale - rispose Pallavicini, atteggiandosi in maniera naturale, come si confaceva ad un aristocratico del suo rango.

- Diteci pure ciò che vi serve per garantire l'amicizia tra la Francia e Parma - aggiunse accondiscendente e tremante della Rosa, cercando di non farsi prendere dal panico. C'era qualcosa in quel generale che lo inquietava nel profondo, eppure apparentemente sembrava soltanto un giovanissimo ufficiale, dall'aspetto abbastanza comune.

- Vista la vostra disponibilità, sarò abbastanza franco con voi, mi sembrate ragionevoli - i gesti delle mani agguantate e sottili accompagnavano le parole del corso - Se volete la nostra benevolenza dovete pagare! - Era comunque tardi per tirarsi indietro, dovevano farlo. Napoleone era convinto di averli in pugno e senza neppure aver combattuto, ciò che aveva sperato in realtà. Quel duca era della stessa malleabile e controllabile stoffa del defunto Luigi XVI "Simile gentaglia, pur di salvare la vita, venderebbe persino la propria terra, la propria famiglia e la propria dignità, meglio approfittarne".

I due rimasero spiazzati dalla sua "franchezza", pur avendo intuito la natura delle sue richieste. Si misero all'erta, al pari dei cacciatori che cercano una soluzione per sfuggire alla belva, che lo aveva addocchiato e non li lasciava. Attendevano che parlasse, non potevano sopportare ancora quello sguardo penetrante e glaciale.

- Per prima cosa il ducato dovrà versare 2 milioni - iniziò ad elencare, riferendo ciò che aveva segnato nella sua testa, camminando su e giù per la stanza, accrescendo così la loro ansia e tensione - Poi dovrà offrirci 1200 cavalli, 2000 buoi e 10.000 quintali di grano - i plenipotenziari stavano riportando ogni cosa - E infine 20 opere d'arte, tra questi i dipinti di Michelangelo e del Correggio, in particolare La Madonna di San Girolamo...

A tale richiesta i due sobbalzarono, quasi saltarono dalla sedia. Potevano accettare tutte le richieste, ma quel dipinto non potevano cederlo - Anziché soffermarvi su quell'opera in particolare, potremmo darvi un altro milione, per le casse del ducato non è un problema una cifra del genere - proposero i due, quasi all'unisono. Sudavano freddo, consegnarlo significava perdere uno dei pezzi più importanti della collezione, oltre che fonte di orgoglio e prestigio per la loro piccola corte.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora