Capitolo 137 - Abbattere o essere abbattuti -

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Dego, 16 aprile

Quella vittoria ottenuta a Dego aveva sollevato non poco il morale dei soldati, avevano temuto il peggio, specialmente dopo l'arrivo improvviso di quel generale Vukassovic, che li aveva colti di sorpresa. Per loro fortuna avevano dalla loro il generale Bonaparte, pareva imbattibile e inarrestabile - Chi se lo sarebbe mai aspettato che un ragazzo come quello ci avrebbe portati alla vittoria! - emise un veterano, mentre beveva un po' di rum che era riuscito a prendere in giro - Certo non è ancora finita, ma a differenza di altri, ed io ne ho visti, è davvero in gamba!

- Hai ragione compare - si unì il suo compagno e amico - Dobbiamo affidarci a lui e vinceremo ancora! Teniamoci pronti e svegli però, sicuramente il comandante non ci farà stare con le mani in mano - si toccava i baffi mentre parlava.

- E meno male! Con tutti quegli anni persi senza combattere era il minimo! - si riempì un altro bicchierino e lo bevve d'un fiato - Oh! Era da tanto tempo che non sentivo questo pizzicore alla gola - Ridacchiò.

- Non esagerare! Dobbiamo essere anche sobri per comprendere gli ordini!

- Tranquillo, ho un fegato che potrebbe sopportare tutti gli alcolici del mondo! - scoppiò a ridere gioviale. E il compagno accanto non poté non fare lo stesso.

Intanto nella propria tenda, il generale Bonaparte era sovrappensiero, quella vittoria era stata ottenuta con molti sforzi e sacrifici, il nemico si era dimostrato davvero resistente, caparbio: era sicuramente oggetto di stima. Però era anche come se volesse metterlo alla prova e ciò lo aveva fatto impensierire non poco. Infatti non si era goduto il risultato come aveva sperato, a differenza dei suoi ufficiali, in particolare Masséna, il quale più di tutti aveva voluto vendicarsi dell'attacco austriaco che gli aveva fatto perdere il bottino più prezioso: la villica.

In Napoleone, invece, cominciava ad insinuarsi il dubbio che tale attacco fosse il preludio di un'operazione più vasta o addirittura fosse un probabile 'risveglio' di Beaulieu e che quindi avesse intuito la sua tattica, sarebbe stato un guaio se fosse stato così, perché non avrebbe più potuto sfruttare l'effetto sorpresa e la velocità "Non potrei più distruggere i due eserciti separatamente, se si unissero sarebbe la fine per me" diceva tra sé, camminando su e giù per la tenda, senza darsi pace, torturandosi il mento leggermente ispido, per via della barba incolta "Perché dovrei usare forze militari che non possiedo..." chiuse leggermente gli occhi grigi e si massaggiò le tempie "Ah se solo il Direttorio non mi ignorasse in modo così evidente..." Poi li riaprì e rivolse lo sguardo verso la piccola fessura che indicava l'esterno "Non devo demordere, soprattutto adesso che sto raggiungendo il mio obiettivo, ma occorre restare prudenti".

La sua connaturata diffidenza gli suggeriva, al pari di una vocina tentatrice, di non perdere tempo in riflessioni lunghe e inutili e di lasciarsi guidare dall'istinto per una volta: controllare se ci fossero altri concentramenti nemici nei paraggi e impedire loro che facessero altri agguati, come accaduto il giorno precedente. Diede immediatamente l'ordine alle pattuglie di perlustrare le zone limitrofe alla città, in cui gli austriaci erano posizionati da tempo e di cui conoscevano ogni filo di erba.

Queste si spinsero, per tutta la giornata, fino alla vallata della Bormida di Spigno e lungo il torrente Belbo, ma degli austriaci non c'era traccia, vi erano qua e là i segni della loro permanenza, come resti di legna accatasta e bruciata per scaldarsi la notte, il bivacco non pareva più recente della giornata appena trascorsa.

Millesimo, 17 aprile

- Quindi era davvero un attacco isolato - rifletté a voce alta Bonaparte, davanti al quartier generale, che aveva fatto nuovamente trasferire nella cittadina e che pendeva dalle sue labbra - Vista la situazione, finalmente possiamo dedicare le nostre attenzioni al generale piemontese Colli - si aggiustò un ciuffo ribelle e segnò sulla mappa la città di Ceva, il prossimo obiettivo, assieme alla fortezza attorno a cui erano trincerati i 13.000 uomini del piemontese - Contro di essi si lanceranno le truppe di Sérurier e di Augereau - sollevò lo sguardo verso i due che annuirono - Non dovrebbero esserci problemi per voi, insieme avrete ben 24.000 soldati, un numero più che sufficiente per contrastarli e sconfiggerli

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora