Capitolo 57 - La perfida Albione -

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Londra, 3 febbraio

Il trentatreenne William Pitt, primo ministro inglese, chiamato il giovane per distinguerlo dal padre omonimo, si era tenuto informato circa la situazione oltre manica. Era rimasto colpito dalla decapitazione del re di Francia, seppur non dovesse esserlo tanto, in quanto erano stati loro i primi ad uccidere il loro sovrano, Carlo I.

Tuttavia nessuno, nel Continente, sembrava ricordare l'evento e fu un elemento a favore per il giovane e scaltro ministro, il quale stava pensando a come battere la Francia, approfittando, cioè, della loro debolezza militare e, soprattutto, navale. Nonostante fosse Giorgio III il re, effettivamente chi deteneva il potere, da quasi dieci anni, era lui, a causa dell'instabilità mentale sempre più evidente del re.

Mugugnava sulla decisione da prendere in merito, anche se, fino all'ultimo, voleva evitare di scendere in battaglia al fianco delle altre nazioni, in quanto non era interessato alle loro sciocche dispute tra dinastie. Se si intrometteva nelle loro politiche era solamente per tutelare i propri interessi ed estendere la propria influenza ed ergersi, così, a potenza mondiale.

Il segretario del primo ministro bussò energicamente alla porta, ridestandolo dai suoi pensieri - Avanti - emise subitamente il giovane uomo.

- Signor primo ministro - esordì l'uomo preoccupato, dopo essere entrato nella stanza da lavoro, affannato e tremante. Pitt lo scrutò e si allarmò, intuì che la fonte della sua ansietà fosse la Francia. Mise le mani sotto il mento e, mostrando una pacatezza invidiabile, lo invitò a riferirgli il tutto e a consegnargli quel documento che stringeva tra le mani con timore.

Gli occhi marroni e penetranti, sicuri di Pitt incrociarono quelli incerti del segretario, ingoiò la saliva e si fece coraggio - La...la Francia ci ha appena inviato la dichiarazione di guerra... - riferì balbettando.

Pitt non si scompose, chiuse solamente gli occhi per pochi secondi e li riaprì, poi si poggiò sullo schienale della sedia e spostò lo sguardo verso il grigio cielo londinese - Sapevo che sarebbe successo - disse solamente il giovane primo ministro - Se è questo che vogliono, non mi tiro indietro... i francesi hanno l'intera Europa contro e non credo proprio che possano avere qualche speranza di vincere, con l'esercito che si ritrovano...

Il segretario annuiva, confermando i suoi ragionamenti. Nonostante la giovane età, Pitt possedeva un'intelligenza fuori dal comune ed era davvero abile nella gestione del regno, come ogni uomo al potere aveva degli avversari: essendo un Tory non poteva che scontrarsi con i Whigs. Era stato educato fin dai primissimi anni dal padre, pure lui primo ministro negli anni precedenti, in maniera eccellente.

- Avete ragione, signor primo ministro, nessuno li sostiene - ridacchiò l'uomo, risollevato dalle sue parole. I francesi sarebbero stati schiacciati dalle nazioni europee e tutto sarebbe tornato come prima.
- No, qualcuno c'è - soffiò il giovane alzandosi di scatto, il segretario gli rivolse nuovamente uno sguardo timoroso, senza fiatare - In Corsica i repubblicani hanno grande sostegno, quelli farebbero di tutto pur di non allearsi con noi e con Pasquale Paoli - il ministro degli esteri gli aveva riferito che la situazione sull'isola non era delle migliori.

- Ma i corsi non contano nulla tra le fila dell'esercito francese - fece il segretario, ridacchiando sotto i baffi - Inoltre Paoli ha il consenso di gran parte della popolazione

- Non sottovalutateli - lo ammonì Pitt, guardandolo dritto negli occhi scuri, non aveva dimenticato la lezione che gli ex coloni americani avevano dato all'intero Regno Unito - Altrimenti verremmo sconfitti di nuovo, com'è successo in America - strinse i pugni lentamente, quella sconfitta subita 10 anni prima bruciava ancora, perché aveva intaccato l'immagine della potente nazione insulare a capo del mondo.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora