Capitolo 95 - Aprendo gli occhi si impara molto di più che aprendo la bocca -

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Napoleone uscì dalla tenda del generale Dugommier ancora scosso e incredulo. Aveva intuito che la cattura di un ufficiale nemico avrebbe portato alla promozione, però aveva creduto che sarebbe stato premiato con il grado di tenente colonnello, com'era stato in Corsica e quindi livellare quella differenza che c'era fino ad annullarla completamente. Solamente così poteva lasciarsi totalmente alle spalle il suo passato e rivolgersi esclusivamente alla sua nuova vita sul continente. "Ma colonnello...oh colonnello non me lo aspettavo proprio..." riflettè sorridendo. Il generale era riuscito a stupirlo come pochi altri in vita sua "Incredibile..." Ridacchiò, celando le labbra con la mano, doveva mantenere il controllo.

Percepiva dentro di sé una forza interiore maggiore rispetto al solito, come se l'avanzamento di carriera lo avesse accresciuto in  potenza, avvicinandosi a quell'energia che tanto bramava possedere. Chiuse gli occhi e posò di nuovo la mano sulla mostrina appena aggiunta, tastando il materiale e le dimensioni, voleva studiarla a fondo, in modo da renderla familiare il prima possibile. Gli sembrava un sogno, in così poco tempo e in giovanissima età era arrivato quasi all'apice della gerarchia militare. Dava parte del merito alla rivoluzione che aveva accelerato tale processo, oltre a permettere l'accesso di massa a cariche esclusive, concesse solamente alla aristocrazia.

Tuttavia, non gli era capitato di trovare ufficiali superiori a lui coetanei o, quasi, per cui cominciava a pensare che fosse davvero dotato di un grande talento che il generale aveva scorto durante l'ultima azione e che desiderava far emergere, per il bene della Francia e della Rivoluzione. Dugommier aveva stampato sul suo volto la limpidezza dei suoi intenti, che lo avevano colpito molto, era una rarità. "Chissà se avrà individuato anche quest'ambizione che mi divora, che non mi fa chiudere occhio, ma che al tempo stesso mi dà una ragione per vivere ancora?" si domandò voltando leggermente lo sguardo all'indietro, per controllare che non ci fossero movimenti sospetti alle sue spalle. Vi erano solamente alcuni soldati che stavano giocando a carte, dediti all'imbroglio nei confronti di un collega più inesperto e onesto, che suscitò l'ilarità del neo colonnello.

In quei mesi il giovane aveva tenuto a freno quell'ambizione così travolgente, così vivida, quasi dotata di vita propria, tentando di incanalarla nel lavoro che stava svolgendo con dedizione e pazienza, seppur gli risultasse difficile celarla completamente. Non voleva dimostrarsi solamente un uomo desideroso di gloria, ma anche e soprattutto un patriota eccellente ed estremamente devoto alla causa rivoluzionaria, che oramai condannava, in cuor suo, per l'estremismo raggiunto e il sempre più potere conferito al popolino incontrollabile e volubile.

"Bisogna tenere fermo il popolo con le briglie, similmente ad un cavallo, altrimenti non potrà mai essere garante di un potere solido" si diceva spesso, ogni qualvolta che leggeva o veniva a conoscenza di tumulti e ribellioni all'interno delle città più importanti e della capitale in primis "Quando si renderanno conto di ciò, faranno la stessa fine dei sovrani che hanno tanto voluto ammazzare per accontentare quello stesso popolo che li aveva condannati" sospirò profondamente ripensando a questo discorso che aveva elaborato di frequente. Si augurava che non capitasse anche a lui quella sorte, stava collaborando con quel regime che disprezzava, seppur per mera sopravvivenza.

Ricordandosi della famiglia, rivolse l'attenzione al percorso che si snodava dinnanzi, aumentò il passo, diretto alla sua di tenda, doveva informare immediatamente i fratelli e la madre della sua promozione e della sua salute. L'ultima lettera l'aveva inviata solo la settimana scorsa, avrebbe voluto scriverne un'altra già da prima, in realtà, declinando ogni volta, ma quella promozione inaspettata lo invogliò ad elaborarla urgentemente. Gli mancava il clima familiare, pur sentendosi a casa fra i suoi uomini, questi non potevano sostituire le voci, i litigi, la parlata e l'accento corso che in Francia faceva storcere il naso, e che tra i parenti era, invece, strumento di coesione, di unità.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora