Capitolo 56 - A morte il re! -

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Parigi

Le continue vittorie militari, da parte delle truppe francesi sui nemici della nazione, stavano alimentando il desiderio di continuare ad incamminarsi nella strada della Rivoluzione, per diffonderla in ogni angolo d'Europa. L'esercito rivoluzionario avanzò fino a Francoforte sul Meno, conquistata il 22 ottobre, arrivando fino alla riva sinistra del Reno.

In dicembre la Convenzione stabilì le Alpi e il Reno come frontiere naturali e l'annessione di tutti i territori occupati. La Rivoluzione iniziò a venire meno ai suoi ideali universali, ciò autorizzò l'Inghilterra ad entrare in conflitto contro i suoi nemici naturali dai tempi di Luigi XIV, temendo che la Francia potesse appropriarsi di territori a cui ambiva, si espandesse eccessivamente e quindi divenisse più difficile batterla.

11 dicembre

Dopo mesi di ampi dibattiti politici e indecisioni, il processo all'ex sovrano di Francia poté avere inizio. Non pochi, all'interno della Convenzione, avevano cercato di evitare il processo o quantomeno ritardarlo, intimoriti dai risvolti che sarebbero generati, tra di essi vi erano i Girondini. Questi, in particolare, temevano che un simile atto avrebbe potuto giustificare e rinforzare le ostilità delle monarchie europee nei loro confronti.

Ma la scoperta di altre prove incriminanti, ossia di alcuni documenti che attestavano la controrivoluzione del re, il 20 novembre, portò alla decisione di un procedimento penale per tradimento e cospirazione ai danni della nazione e delle libertà pubbliche. Luigi Capeto non poté fare altro che tentare la difesa delle sue intenzioni e chiese di poterne avere una, la Convenzione, naturalmente, glielo concesse.

L'ex sovrano sperò di riuscire di ottenere l'approvazione dell'avvocato Target, il più rinomato e richiesto, quest'ultimo, però, rifiutò l'incarico, sconvolto dagli eventi, temendo soprattutto la propria vita. Se non fosse riuscito a salvare il re, sarebbe sicuramente morto. La Convenzione, non potendo più aspettare i comodi dell'ex Luigi XVI, nominò essa stessa degli avvocati difensori: Tronchet, de Lamoignon de Malesherbes e de Sèze.

- Chiedo la parola a nome del mio assistito, Luigi Capeto - esordì Tronchet, alzando la mano per poter parlare. Il re stava seduto, in silenzio, ad ascoltare, convinto che la situazione non sarebbe migliorata per lui e la sua famiglia. Nonostante ciò si sarebbe comportato da uomo innocente e soprattutto da Unto di Dio.

Aveva l'aspetto trasandato, anche se mostrava la tipica grassezza aristocratica, era comunque smagrito, con la barba incolta, sudicia, di tre giorni, in quanto gli avevano tolto rasoi e forbici. L'assemblea provò pietà per l'uomo ma non per l'istituzione che rappresentava, Bertrand Barère, il presidente incaricato di presidere il processo, gliela concesse, rompendo così quel silenzio tombale che si era generato.

L'avvocato si alzò e cominciò a parlare, tutti lo guardavano ammutoliti e accorti, era lui ad essere il centro della loro attenzione, non più il re - Nella Costituzione del 1791 vi era scritto che il re era inviolabile nella sua figura di sovrano francese, ma ora - puntò il dito verso il suo assistito, in modo da renderlo nuovamente il protagonista di tutto il discorso. Il Borbone sbiancò leggermente e tremò, senza tuttavia scomporsi, restando a testa bassa - Ora che re non lo è più, per le violazioni commesse nei confronti della nazione, chiedo a quest'assemblea qui riunita, di giudicarlo come un qualsiasi cittadino e non come Capo di Stato - dopo averlo esposto ancora una volta ciò si sedette e attese il verdetto.

Tali parole riaccesero il dibattito, in particolare tra Girondini e Montagnardi, i quali la pensavano esattamente all'opposto. Il capo dei Girondini, Brissot si alzò bruscamente, non condividendo la proposta dell'avvocato "Lo sta difendendo oppure no?" si domandò incredulo, per poi strillare - Obiezione! - sbatté i pugni sul legno del tavolo - Cittadini qui riuniti nella sede della Convenzione, io non approvo il desiderio del cittadino Tronchet e dei suoi collaboratori di voler condannare l'uomo e non il re, Luigi Capeto, nelle vesti di sovrano ha agito nel modo che riteneva più consono, ma se avesse avuto l'opportunità di essere un uomo comune, come ognuno di noi, allora so che non avrebbe osato così tanto, anzi, sarebbe stato un ottimo cittadino, un esempio! - riferì l'uomo gesticolando ardimentoso, voleva salvare a tutti costi quel che rimaneva della monarchia, sperando di riuscire ad avere dalla sua parte molti membri della Palude.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora