Dopo l'adorata matematica si passò al latino, una materia in cui Napoleone non era particolarmente portato, nonostante fosse un grande appassionato della letteratura classica, che aveva quasi sempre letto in italiano e che adesso stava scoprendo in francese. Suo zio e maestro Giuseppe lo aveva fatto esercitare molto nella lettura sia in prosa, sia in poesia e il ragazzino, aveva sempre dato prova di grande impegno, seppur con pochissimi miglioramenti.
- Buonaparte, leggi dal punto in cui il tuo compagno ha concluso - gli ordinò il professore, dopo averlo squadrato per pochi secondi.
Ovviamente al corso non sfuggì il suo sguardo, ma non disse e fece nulla, se non quello che gli fu ordinato, con il dito puntato sul libro, e gli occhi grandi e grigi che ormai conoscevano la parola da cui partire. Conosceva quel brano, era l'egloga quarta delle Bucoliche, quella in cui si credeva che Virgilio avesse ipotizzato la nascita di un bambino e che i cristiani identificavano con il Salvatore.
'Teque adeo...
de...decus hoc aevi,
te consule, inibit...
Pollio, et...incipi...ent
magni procedere menses...
te duce, si qua ma...manent
sceleris... vestigia nostri...
inri...ta perpetua
solvent... formidine terras'- Basta, basta così - lo interruppe il maestro, avendo notato l'estrema difficoltà e il suo continuo incespicare nella lettura, il mangiarsi le parole, senza seguire la metrica, non riuscendo a dare un tono melodioso alla propria voce.
Il corso, un po' imbarazzato per la deludente prestazione, annuì con il capo, udendo, alle sue spalle, le risatine maligne che i compagni di classe gli rivolgevano. Dovette soffocare la rabbia, non tanto rivolta a loro, in questo caso, ma a se stesso, cercando di capire come migliorare per essere al passo con la maggior parte dei colleghi. Nervoso, tentò di restare il più possibile fermo, per quanto fosse difficile, con le gambe. Evitando, quindi, di battere il piede sul pavimento, istintivamente si morse le unghie, come faceva sempre quando voleva scaricare l'ansia e l'agitazione. Non voleva essere da meno.
- De Bourienne continua tu - disse il maestro gesticolando con la mano, invitandolo a proseguire.
- Sì - affermò il ragazzino, che quasi sobbalzò, poiché era rimasto distratto dall'atteggiamento di Napoleone, subitamente si ricordò il pezzo e procedette
'Ille deum
vitam accipiet
divisque videbit
permixtos heroas
et ipse videbitur illis
pacatumque reget
patriis vitutibus orbem...'Il suo compagno di banco, invece, era bravissimo in lingua latina: riusciva a pronunciarlo con armonia e precisione, assomigliava davvero ad un poeta romano che decantava i versi appena elaborati dinnanzi all'imperatore e alla sua corte. E come Louis Antoine era rimasto incredulo di fronte alle straordinarie doti matematiche di Napoleone, così il corso lo fu, nei confronti del francese, per tutta la lezione.
Al termine di quest'ultima Louis Antoine, leggendo lo stupore e un pizzico di invidia, gli confessò di essere così abile nel parlare in latino perché fin da piccolo era stato allenato a farlo; non aveva nulla di eccezionale in confronto ai suoi compagni. Napoleone evitò di dire che pure lui la studiava da tempo, per non dover dare ragione agli altri compagni, i quali avevano ripreso a canzonarlo, di essere solo un testone incapace.
- Ti dico che in battaglia è più utile la matematica che il latino - gli ripeté, tentando di sminuire le sue capacità pur di non farlo sentire ulteriormente a disagio, stava imparando a conoscere il suo carattere orgoglioso, e soprattutto, testardo - Quella lingua serve solo per le funzioni religiose o per fare citazioni colte, nient'altro - rise alla fine - Leonardo da Vinci ad esempio, non conosceva né il latino, né il greco, ma ciò non sminuisce il suo genio
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L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]
Historical FictionNapoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola. C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato. Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui...