Capitolo 160 - Il Diavolo è nei dettagli -

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Marmirolo, 20 luglio

Il generale Bonaparte stava camminando inquieto fuori dalla tenda, stava aspettando delle notizie importanti circa gli spostamenti dell'armata di Wurmser e, come se non bastasse, non riusciva a concedersi i suoi brevi pisolini giornalieri. Il caldo soffocante, inoltre, lo rendeva ancora più agitato, irrequieto e preoccupato sulla situazione; ma non doveva perdere la concentrazione e la calma. Ricordava a sé stesso che la guerra era anche una questione di resistenza militare, fisica e soprattutto mentale. Seppur fosse la sua prima vera esperienza come comandante di un'intera armata, se la stava cavando egregiamente, però non doveva mai sottovalutare il nemico e doveva valutare ogni circostanza e approfittare di qualsiasi occasione per ottenere vantaggio.

- Ora faremo a modo mio - aveva riferito Bonaparte a Murat, dopo l'insuccesso del piano ideato dal suo aiutante di campo. Era disposto a tutto pur di ottenere la vittoria e sconfiggere il nemico, in guerra anche una scorrettezza o un sotterfugio poteva essere adoperato per la riuscita della campagna - Anche se la vostra idea del travestimento può essere ancora una volta utilizzata, Murat - lo aveva fissato negli occhi intensamente. E infatti aveva fatto travestire alcuni soldati da braccianti di qualche fattoria, prendendo in ostaggio le mogli dei contadini, senza in permetterne l'abuso - In questo modo sarà più facile per me analizzare ciascuna notizia ed informazione

Ed ecco che il suo viscerale desiderio di controllare qualsiasi cosa stava emergendo sempre più prepotentemente, il travestimento non era il solo metodo per arrivare alla verità: vi erano gli interrogatori di disertori e prigionieri, l'invio di pattuglie a cavallo, seguendo la precisa direttiva di Bonaparte, per mano del capo di stato maggiore, di 'Perlustrare con cura gole e guadi di ogni sorta. Procurarsi delle guide su cui poter contare. Interrogare il prete e l'ufficiale postale. Stabilire rapidamente una buona intesa con gli abitanti. Sguinzagliare spie. Intercettare lettere pubbliche e private. Insomma saper rispondere a ogni domanda del comandante in capo quando arriva in testa all'esercito'.

- Ordini semplici, ma categorici e precisi, nulla deve sfuggirmi, generale Berthier, anche l'informazione più insignificante può risultare preziosa per noi - sentenziò dopo la dettatura, fermandosi improvvisamente a scrutare il cielo, come se volesse cercare delle risposte tra le nuvole e i raggi di sole - Fatelo spedire immediatamente, non possiamo sprecare ogni singolo secondo - il metodico generale annuì e fece quanto il comandante aveva detto.

- Non vi fidate delle informazioni che avete ricevuto fino ad adesso, comandante? - Napoleone ripensò alla conversazione che aveva avuto prima con Berthier stesso. Questi era in grado di comprendere, in modo implicito, i suoi più reconditi timori ed era un uomo dalla grande intelligenza e dalla mente sveglia - Non è questione di fidarsi o meno, generale, quanto di avere tra le mani notizie incomplete o corrotte...

- Corrotte? - aveva emesso Berthier, osservandolo decisamente sorpreso stavolta - Intendete dire che...

- Che le spie o gli ufficiali di perlustrazione tendono spesso a scambiare dei corpi d'armata per distaccamenti, oltre a ripetere ciò che hanno sentito da fonti e persone poco affidabili, in quanto impanicate o spaventate, distorcendo il fatto di cui sono stati realmente testimoni - lo aveva interrotto Napoleone, appollotando un foglio che conteneva proprio quel tipo di rivelazioni, ai suoi occhi, considerate come inutili e pericolose - Per questo devo essere io ad analizzarle personalmente, senza intermediari, e valutare quale sia quella a cui dare importanza e credito

Il capo di Stato Maggiore aveva annuito, sempre più colpito dalla lucidità che quel giovane generale dimostrava, ancora una volta era arrivato al punto della situazione con estrema facilità; era una persona che ragionava, esaminava e soppesava qualsiasi situazione, evento e parola con attenzione. Anche se era un po' turbato, perchè il comandante si sarebbe fatto carico del lavoro che di solito spettava a lui e alla sua squadra di informatori "Forse Bonaparte non è così tranquillo come vuole far credere" aveva dedotto Berthier riflettendo sulle sue parole "Ma ho comunque piena fiducia, sin dai primi mesi ha dimostrato di avere le doti necessarie per essere un comandante degno di questo nome, senza dover avere anni ed anni di esperienza".

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora