Capitolo 107 - La caduta dell'Essere Supremo -

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Parigi, 26 luglio (8 termidoro anno II)

Quel giorno, sulla capitale, c'era una strana tensione nell'aria, che Maximilien Robespierre aveva ben percepito non appena aveva visto il sole sorgere in lontananza. E quella sensazione lo accompagnò per tutto il resto della giornata. Non era la prima volta che sentiva di essere in pericolo, lo aveva riferito anche ai suoi colleghi e a suo fratello Augustin, che non potevano fare altro che approvare. Le calunnie verso di lui erano aumentate a dismisura negli ultimi mesi, tra queste le più gravi c'era la voce secondo cui avrebbe voluto riportare la monarchia costituzionale e porre il figlio di Maria Antonietta come sovrano e lui stesso nominarsi reggente.

Ovviamente era una falsità. Anche se all'inizio era un stato un sostenitore della monarchia costituzionale, alla fine aveva cercato di difendere il sistema repubblicano. Per questo stava continuando a mostrare durezza e implacabilità, se avesse vacillato solo una volta, il castello che stava costruendo per rendere la Francia il paese ideale, il migliore dei mondi possibili, sarebbe crollato inesorabilmente. Non poteva permettersi alcuna esitazione. Emise un profondo sospiro, aveva dovuto andare contro i suoi stessi ideali molte volte per il bene dello Stato e avrebbe continuato a farlo.

Un'altra terribile calunnia era il presunto 'Affaire Catherine Théot' dal nome di un'anziana predicatrice già molto nota nelle zone parigine per le sue profezie. Tuttavia era salita alla ribalta il 15 giugno di quello stesso anno, quando un membro del Comitato di Sicurezza Generale, Marc-Guillaume Alexis Vadier, aveva denunciato al Parlamento un presunto complotto contro la Rivoluzione, di cui la sensitiva era a capo, sostenendo addirittura che Robespierre fosse il presunto Giovanni Battista, il Messia giunto per salvare la Repubblica e la Francia.

Il solo pensiero di quell'idiozia provocò una sensazione di disgusto in Maximilien - Che assurdità - emise di getto, mentre sul viso si formava una smorfia di disapprovazione, dopodiché si aggiustò gli occhialini - Perché mai dovrei spingermi fino a questo punto? - si chiedeva ancora, allacciando le mani dietro la schiena, compì un paio di passi nella sua stanza, superò lo specchio che riuscì a catturare per un'istante la sua figura smilza e il volto sfigurato dal vaiolo e dai tic - È per il culto dell'Essere Supremo immagino - si diede la risposta da solo.

Quel culto non era mai stato apprezzato completamente, nè dagli atei, nè dai religiosi, dimostravano rispetto solo perché vigeva uno stato di Terrore perenne. Non sapevano o forse fingevano di non ricordare che pure lui disprezzava quella violenza, che era, tuttavia, inevitabile. Aveva dovuto far ghigliottinare alcuni dei suoi amici più cari e amati, in nome dello stato. Si rendeva conto sempre più della bassezza umana, di essere circondato da uomini che realmente bramavano il potere esclusivamente per soddisfazione personale, per il denaro e non per il progresso, il bene della Nazione. Era stanco di ciò che stava accadendo.

"Se ci sarà un Messia che porrà fine alla Rivoluzione dopo averla diffusa fuori dai confini" pensò stringendo e rilassando ritmicamente la mano a pugno "Sarà un individuo con gli stivali dell'esercito, ne ho la certezza assoluta..." questo suo pensiero era stato elaborato dai numerosi dialoghi che aveva avuto con suo fratello in particolare. Il Bonbon infatti gli aveva parlato, con grande entusiasmo, com'era di sua natura, al contrario di lui, di alcuni ufficiali che aveva conosciuto in giro per la Francia, soprattutto nel Meridione, che lo avevano colpito per loro idee e progetti "Non io di certo, al contrario...so che la morte mi attende...ho solo nemici attorno a me".

Lo sguardo spento dei suoi occhi scuri, in cui fino a pochi anni prima brillava una luce intensa, si posò sul foglio che aveva appoggiato sul misero tavolo in legno da poco sparecchiato. Nonostante il suo ruolo di prestigio, considerato l'uomo più potente della Francia, non ne aveva mai abusato per arricchirsi o sprofondare nel lusso, come invece facevano in molti. In particolare coloro che, alleati, si stavano schierando contro di lui. Tutt'altro aveva sempre mostrato un profilo modesto, seppur ci tenesse all'aspetto fisico, sempre elegante, perfetto e squattrinato. Forse era proprio per questo che lo odiavano, era diverso, aveva un'ideale nobile della Rivoluzione e sinceramente voleva aiutare il popolo che non aveva mai tradito.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora