Capitolo 127 - È pericoloso credere e pericoloso non credere -

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18 dicembre

Non erano passate molte settimane da quella magnifica serata intima ed eccitante che il generale Buonaparte aveva vissuto, eppure stava già pensato a come costruire il futuro con la vedova de Beauharnais. Era sicuro di non poter amare nessun'altra donna come lei, quel sentimento era esploso con tutta la forza e violenza della passione nel suo cuore ed era stato lei a scatenarlo; stava provando delle sensazioni che non credeva di poter soddisfare.

Andava a trovarla ogni giorno, non appena aveva del tempo libero, che prima spendeva leggendo o controllando altro, in quei giorni non c'era altro pensiero che lei, Joséphine, la dea che lo rinvigoriva, gli dava un'energia superiore a quella che aveva avuto fino a quel momento. Ora più che mai il desiderio di abbracciare interamente la gloria e la guerra era fortissimo; la sua fidanzata aveva fiducia in lui e credeva nelle sue capacità, tuttavia era consapevole, non voleva illudersi troppo, che la sua condizione economica e politica fosse ancora precaria.

Ma non si dava comunque per vinto, arrendersi era l'altro termine, dopo impossibile, che aveva cancellato dal proprio vocabolario. Anche perché era una delle promesse che aveva fatto alla sua futura moglie, era intenzionato a sposarla e a prendersi cura dei figli come se fossero suoi. Avrebbe potuto realizzare il secondo desiderio, cioè di sistemarsi e mettere su famiglia, avere dei bambini. Dedicare l'intera esistenza a lei, sapendo che lo avrebbe potuto aiutare con i suoi contatti politici e il suo titolo di Viscontessa, che era persino accettato dai rivoluzionari.

Amore e politica erano strettamente legati e il corso, che si stava affacciando in quel mondo fatto di salotti e balli, soltanto da pochi anni, comprendeva quanto fosse importante avere un rapporto facoltoso con una donna del genere "E se voglio emergere non posso farmela scappare, per nessun motivo" la lucidità e il cinismo erano sopraggiunti per un istante nella mente "Ormai so che non posso più vivere senza di lei, è la prima volta che parlo così di una persona che conosco da pochissimo tempo, è inutile negarlo o nasconderlo" la passione aveva prevalso nuovamente. Era uscito da qualche minuto dalla villa della sua amata e già gli mancava. Il cuore sentiva nuovamente il peso di una vita fatta di doveri e priorità come quella militare.

Si era fatto subito buio, come accadeva sempre d'inverno, il freddo gli penetrava fin nelle ossa, si strinse nelle spalle, sfregando le mani agguantate su entrambe le braccia, le guance, però, erano rosse per altri motivi; i due aiutanti lo sapevano benissimo, erano contenti per lui, anche perché non lo avevano visto così docile e disponibile con qualcuno, come con la sua Joséphine. Pareva un'altra persona. Lo videro entrare, il fiato simile ad una nuvola bianca, per poi sedersi stancamente sulla poltroncina, pur essendo estremamente felice - È straordinaria! - emise affaticato ma soddisfatto - La mia Joséphine è incomparabile, qualsiasi donna al suo confronto impallidisce!

- Perché è la vostra donna adesso, comandante, vero? - emise ammiccando Junot, guardandolo in modo confidenziale.

- Non del tutto, so che è ancora legata a Barras - fu la pronta risposta del giovane generale, tenendo stretto, sulle gambe, il cappello e rimirandolo - A questo punto credo che il direttore ne sia a conoscenza, si tengono in contatto quei due...

- E siete un po' geloso? - domandò stavolta Muiron, il quale sembrava quasi leggere i pensieri del suo comandante, tanto il loro legame d'amicizia era saldo.

- Certo che sì, amico - sbottò quasi di getto Buonaparte, arrossendo violentemente. Non riusciva a controllare quel fiume di emozioni che proveniva dal profondo dell'anima, che si abbattevano su di lui, al quale impotente, non poteva che soccombere; quella donna doveva avergli lanciato qualche sortilegio, qualche magia di cui non era a conoscenza, per ridurlo in quello stato. Soltanto che Napoleone non voleva uscirne - Lo sono - il tono era tornato pacato e basso - Come lo sono per mia madre, i miei fratelli, le mie sorelle e i miei compagni d'armi - rivolse lo sguardo verso la finestra, qualche fiocco di neve cadeva lentamente a terra, ma non era troppo salda per restare solida e tornava ad essere semplice acqua "Quando qualcuno entra nel mio cuore, è dura farlo uscire, anche quando questa mi rivolge un torto o un'ingiustizia" dovette ammettere a sé stesso "Devo migliorare su questo punto e diventare indifferente nei confronti di chi mi procura male".

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora