Capitolo 90 - L'uomo è nato per l'azione, come il fuoco tende verso l'alto -

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Napoleone teneva gli occhi puntati sul nuovo generale, si era presentato quando era giunto il suo turno. Si era alzato in piedi, messo in posizione e riferito rapidamente ciò che il superiore voleva sapere. Doppet lo aveva guardato con grande sorpresa, sicuramente era per via della sua giovane età, reazione più che prevedibile, il maggiore non si stupiva nemmeno più.

Al contrario, invece, dei suoi superiori "Come se l'età fosse realmente importante" rifletté Buonaparte trattenendo uno sbuffo annoiato dietro la mano "La prepazione, la disciplina, il talento sono le qualità che contano davvero, e si possono acquisire e dimostrare a qualsiasi età". La prima impressione che Doppet, il generale medico, gli aveva dato fu una minor, o quasi per nulla, tracotanza nel suo modo di porsi e di parlare, a differenza di Carteaux, che poche volte aveva dimostrato collaborazione.

Vi era disponibilità, e questo lo rendeva già più tranquillo, in quanto significava che poteva avere la possibilità di mettere in atto il suo piano, era quasi tutto pronto, mancava solamente il posizionare la batteria nel forte a cui ambiva e che riteneva il punto perfetto per conseguire la vittoria che tutti speravano, trepidanti. A Tolone si giocava il destino della Rivoluzione e dell'intera Francia. Buonaparte aggrottò le sopracciglia, pensando che c'era in gioco anche il suo futuro, era la sua prima vera occasione, non poteva permettersi di fare errori, o avrebbe fatto una fine peggiore di Carteaux, la Rivoluzione non risparmiava nessuno. Chi sbagliava pagava con la vita.

- Generale La Poype - esordì Doppet, rivolgendosi al suo sottoposto con apparente calma, tenendo il petto in fuori - Voi siete l'ufficiale con la carica più alta dopo di me - continuò rivolgendo il palmo aperto verso di lui - Per cui vi pregherei di spiegarmi l'evoluzione della situazione in questo momento e se avete in mente un piano efficace per riprendere Tolone - aggiunse infine il generale medico, cercando di non mostrare il proprio turbamento.

Si trovavano in una situazione davvero difficile, gli inglesi erano praticamente alle porte della città di Tolone e a pochi passi dagli accampamenti francesi. Se non si fossero mossi velocemente e con prudenza sarebbero stati sicuramente battuti. La Poype ingoiò rumorosamente la saliva, spostò le iridi in direzione del maggiore dell'artiglieria, che stava a braccia conserte, in disparte, in un angolo, ad attendere che qualcuno gli riservasse le sue attenzioni.

Il generale si era rassegnato alle sue insistenze assillanti, anche perché aveva compreso la validità del piano di Buonaparte e della sua organizzazione, aveva trasformato degli scansafatiche in una macchina ben organizzata in pochissimi giorni, un risultato per nulla prevedibile o scontato, conoscendo la diffidenza dei soldati semplici. Era l'unico che sapeva realmente come e quando agire, dovette ammetterlo a sé stesso. Negare l'evidenza sarebbe stato da stupidi, oltre che dispendioso e inutile, e non aveva alcuna intenzione di seguire lo stesso destino di Carteaux.

Poi si rivolse a Doppet spiegandogli attentamente la vicenda e le loro drastiche condizioni - I commissari si aspettano dei risultati da noi, generale, cosa che il vostro predecessore non è riuscito a dare - stava in piedi, le mani poggiate sulle estremità della cartina piena di segni e scarabocchi. Doppet annuì, avendo compreso il senso di quelle parole: il fallimento avrebbe comportato la sua immediata destituzione da quel compito e sostituzione - Anche perché non possiamo trattenere troppe forze qui se sono inutilizzate, verrebbero mandate in altri luoghi della Francia, in cui c'è più urgenza e dove le battaglie sono più decisive

- Avete perfettamente ragione, cittadino La Poype - fu la pronta risposta del generale Doppet, toccandosi il labbro inferiore fino a farlo sanguinare. Era agitatissimo, seppur all'esterno mostrasse freddezza. A Napoleone non era sfuggito il suo continuo tentennamento, la sua paura di sbagliare, poiché anche lui provava quella sensazione terribile. Non lo aveva perso di vista nemmeno un secondo. In guerra non esisteva la certezza assoluta, era più che ovvio, ma questo non doveva compromettere la messa in pratica delle strategie, doveva essere uno stimolo per combattere con maggiore grinta e, in caso di bisogno, dover rielaborare un altro piano in fretta.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora