Capitolo 154 - L'unica costante della vita è il cambiamento -

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Bologna, 22 giugno

L'avanzata di Napoleone e del suo esercito verso le città pontificie era stata quasi fulminea, e a parte gli austriaci, che resistevano ancora al castello di Milano e a Mantova, nessuno era realmente in grado di arrestarne la calata. Vi era stata, però, una piccola resistenza da parte degli abitanti di Spezzano una piccola frazione della città di Modena. Questi vedevano nel comandante francese non soltanto il nemico, ma anche un nuovo Carlo Magno.

Avevano così costituito un manipolo di circa venti uomini, non si poteva certo chiamare esercito, e animati da un coraggio notevole, si erano messi in marcia, decisi a ricacciare il nemico verso le Alpi. Non avevano fatto i conti con la realtà e, seppur l'armata d'Italia non fosse gigantesca, quando gli spezzanesi videro quell'esercito che marciava ordinato, dotato di baionette, fucili, che cantava inni rivoluzionari rimasero pietrificati dalla paura. Non erano abituati a vedere un esercito di quelle dimensioni.

Alla fine non ci provarono nemmeno ad avvicinarsi e compresero che la fama di quel generale dal nome poco francese era più che meritata. C'era davvero da avere paura e da sottomettersi e infatti al loro arrivo, gli spezzanesi li lasciarono passare senza problemi. Allo stesso modo Napoleone riuscì ad entrare a Modena il 18 dello stesso mese e a Bologna il giorno successivo. Nel giro di poco tempo avrebbe stravolto la situazione politica del paese, gli Estensi e soprattutto la Chiesa che aveva il controllo diretto della città emiliana. La Santa Sede si era trovata spiazzata dall'azione fulminea del giovane Bonaparte.

L'accoglienza era stata simile a quella ricevuta a Milano e nelle altre città principali, vi era un sentimento di curiosità e di timore. C'era stato chi aveva gridato alla Rivoluzione, con gioia e sincerità, sventolando bandiere, sfoggiando le coccarde tricolore, con il blu sostituito dal verde e chi dimostrava un'ostilità che Napoleone si aspettava in certi contesti. Era a conoscenza del fatto che gli echi rivoluzionari erano giunti lì da molti anni. Saliceti, che era stato in quelle zone per parecchi anni, aveva avuto modo di mettersi in contatto con giovani menti, intenzionate a diffondere le nuove idee francesi nelle classi sociali più elevate di tutta la Pianura Padana, adoperando qualsiasi mezzo fosse ritenuto utile per raggiungere lo scopo, fosse stato lecito o meno.

Saliceti dunque, assunta l'identità di un abate di nome Bauset, era riuscito ad avvicinare dei ragazzi dall'indole rivoluzionaria, tra questi Luigi Zamboni e Giovanni Battista de Rolandis. Il primo era un fiero anticlericale e aveva criticato ferocemente l'assolutismo e il totale controllo del Santo Uffizio sulle città pontificie. Il secondo era più moderato e meno focoso, ma dimostrava comunque di essere un sincero patriota, desideroso di cambiare la società, animato dall'esempio francese.

Nel novembre del 1794, Zamboni aveva cercato di organizzare una sollevazione che avrebbe coinvolto gli studenti della più antica università del mondo e gente che occupava i rioni, qualsiasi popolano che sentiva l'oppressione clericale e che voleva abbatterla. Tuttavia non ci fu molto seguito, decisero comunque di portarla avanti, sperando che il loro esempio sarebbe stato replicato. La sommossa venne sedata immediatamente e i due imprigionati, Zamboni fu trovato impiccato il 18 agosto del 1795, mentre de Rolandis non ebbe altrettanta fortuna e dopo essersi rifiutato di collaborare, fu impiccato alla Montagnola, il 23 aprile di quell'anno. Erano poco più che ventenni.

E Bonaparte una volta giunto a Bologna aveva ordinato di far erigere, sul luogo dell'esecuzione, una stele con un'urna contenenti le ceneri dei due giovani bolognesi, che erano visti, dai francesi e dai patriottici, come martiri della libertà e della Rivoluzione, oltre a far liberare tutti gli altri prigionieri, tenuti in catene per i medesimi motivi. Deciso a portare avanti il compito iniziato, il 20 giugno Napoleone aveva fatto convocare il responsabile a palazzo d'Accursio: il cardinale Ippolito Mariani Vincenzi.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora