Capitolo 139 - Solo chi ama ha il diritto di castigare -

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Cherasco, 26 aprile

Ottenuta la vittoria contro l'esercito piemontese, il giovane generale Bonaparte si era stanziatio nella città di Cherasco, che aveva preso come sede per l'armistizio. Era il 25 di quel medesimo mese e il corso venne accolto, assieme al suo esercito, dalla cittadinanza e da alcuni dei rappresentanti del regno di Sardegna. Gli consegnarono le chiavi della città. Ora aveva la certezza del trionfo.

Un sentimento di appagamento straordinario lo travolse, sembrava la stessa di quando aveva ottenuto il grado di generale, no, forse era ancora più intensa. Era dunque così che si sentiva un vincitore? Non era la prima volta che aveva vinto delle battaglie, c'era già stato Tolone; eppure non si era mai sentito così, nemmeno lui sapeva come descrivere tale sensazione. Le parole gli sfuggivano, le aveva sulla punta della lingua, ma non uscivano. Percepiva soltanto eccitazione e soddisfazione: tutte quelle attenzioni, tutti quegli sguardi, nei quali leggeva lo stupore, la meraviglia, ma anche la paura, lo sollecitavano in una maniera indescrivibile.

Si sentiva al colmo della gioia e particolarmente ispirato, non poteva non congratularsi con i suoi uomini. Per questo, chiamato il fido Berthier, gli dettò il discorso che sarebbe poi stato letto ai soldati. Voleva farlo prima che gli impegni per firmare la pace gli impedissero di rivolgersi a loro 'Oggi con i vostri servigi avete eguagliato le Armate di Olanda e del Reno. Privi di tutto, avete dato tutto. Avete vinto battaglie senza cannoni, superato fiumi senza ponti, compiuto marce forzate senza scarpe, bivaccato senza brandy e spesso senza pane' ci teneva a ricordare delle privazioni e del disinteresse che il Direttorio aveva mostrato.

'Oggi venite ampiamente accuditi' l'atteggiamento quasi paterno, che provava per gli uomini che conduceva, era quasi del tutto innato. Erano come dei figli ai suoi occhi. Tuttavia, da bravo e, al tempo stesso, severo padre, decise quasi di stipulare un patto con loro 'Vi prometto la conquista dell'Italia, ma a una condizione: dovete giurare di rispettare la gente che liberate, e di reprimere l'orribile saccheggio in cui hanno indulto canaglie eccitate dal nemico'. Se ce ne fosse stata l'occasione avrebbe dato esempi terribili: non aveva dimenticato.

Subito dopo aver viziato la sua armata con simili complimenti, aveva cominciato ad attraversare, esplorare attentamente la cittadina, colmo di grande curiosità. Si era documentato a sufficienza anche su Cherasco, come aveva fatto per qualsiasi città nei paraggi. Non era solo per una questione di sopravvivenza, ovvero studiare il luogo per raggiungere il proprio scopo. Lo faceva anche perché affamato di conoscenza. Analizzare, visualizzare, assorbire ogni singolo dettaglio gli dava sicurezza, oltre a rivelare l'aura di uomo colto qual era.

Inoltre la città di Cherasco, nonostante non fosse grande e popolata, aveva una storia intrigante e soprattutto dei monumenti che suscitavano interesse: dalle classiche chiese costruite nel corso dei secoli, al castello dei Visconti del XIV secolo. Qui, in particolare, il comandante aveva ordinato che vi fosse piantato un intero viale di platani, poiché quello che vi era lì gli aveva fatto ombra e dato refrigerio in un momento di particolare afa e voleva dimostrarsi grato - E poi perché renderebbe la zona molto più elegante e arieggiata - disse poi sorridendo - È il mio dono a questo gentile e ospitale paese

Proseguendo ed inoltrandosi, si arrivava alla zona del ghetto ebraico, al cui interno vi era una delle sinagoghe più belle dell'intero regno di Sardegna, se non addirittura della penisola italiana: un perfetto connubio tra luogo di culto, anche se non cristiano, e lo stile barocco. Era stata edificata non prima del 1730, da quel che aveva letto, poco dopo l'istituzione del ghetto.

Gli sarebbe piaciuto tanto visitarla, raramente si aveva l'occasione di poter ammirare un luogo di culto diverso da quello cattolico "Chissà se ne avrò l'occasione..." Riflettè tra sé. Com'era ben noto, a Napoleone le questioni teologiche non creavano problemi. Era da sempre aperto a tutto ciò che destava in lui singolarità, fascino, attrazione, che fosse proibito o lecito. La sua moralità era decisamente malleabile e, molto spesso, discutibile.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora