🔴Berlino-La Casa De Papel🔴

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Entro in quello che oramai è diventato il nostro ufficio e chiudo la porta a chiave, è il nostro turno di dormire e riposare.
<<Berlino?>>
<<Sono qui, tesoro.>>
Lo intravedo poggiato alla finestra, mi da le spalle.
Poso sul tavolo il fucile e le sigarette per poi avvicinarmi a lui solo quando comincia a parlare con il suo solito tono melodrammatico, teatrale.

<<Da quanto tempo stiamo insieme, Anita?>> <<Mh...cazzo, che ne so, tre anni?>>
Lo sento sospirare, ignora il mio gergo giovanile, è troppo rude per i suoi gusti.
<<Sei anni, Anita. Stiamo insieme da 6 anni. Ricordi quella sera a Giacarta? Era Novembre, e tu non hai voluto ascoltare il mio consiglio di portare una giacca, così ho dovuto prestarti la mia.>>
<<Un vero galantuomo.>>
Mi accosto a lui e poso il viso sulla sua spalla, lui non perde tempo per toccarmi e poggia la mano sul mio fianco.
Mi spinge contro di sé permettendomi di sentire il calore del suo corpo.

<<Quella sera abbiamo rapinato la gioielleria di tuo zio.>>
<<Da lì il mio nome.>>
<<Hai scelto Giacarta perché abbiamo compiuto lì la nostra prima rapina insieme?>>
<<Ho scelto Giacarta perché lì abbiamo fatto l'amore per la prima volta.>>
Mi volto adesso per guardarlo negli occhi.

Penetranti come al solito, mi scrutano.

Mi sfiora il labbro superiore con l'indice per poi passare a quello inferiore, mi incita a schiudere la bocca e il suo dito si insinua laddove la mia lingua lo aspetta.
Sorride, pienamente soddisfatto di ogni mio favoritismo.
<<Ho sempre adorato la tua strabiliante abilità nel saper usare la bocca.>>
Sorrido anch'io adesso, continuando a giocare con il suo dito con la lingua.

Lo osservo serrare gli occhi e godersi il momento, si regge al bordo del muretto sotto la finestra con la mano libera e quando sposto via il suo indice per portarlo sulla zip della mia tuta, lui torna ad osservarmi. <<Giacarta...stai giocando col fuoco, tesoro.>>
<<Amo il fuoco.>>
Le nostri voci sono molto basse, siamo davvero vicini.
Le sue dita mi afferrano lentamente la zip e la abbassano di poco, fin sopra il seno, poi si fermano.
<<Il fuoco è particolarmente caldo, stasera.>>
<<Lo spero, Berlino.>>
Anche io abbasso di poco la sua cerniera e mi avvicino.
<<Perché vedi...>>
Sfioro le sue labbra con le mie ma non lo bacio, lui rimane in silenzio ad ammirarmi con un sorrisetto malizioso. <<...ho bisogno di scaldarmi tanto, stanotte.>> All'improvviso le sue mani mi portano proprio contro il suo corpo, di gran lunga più grande del mio.

<<La mia bambina ha freddo?>>
Sposta una ciocca ribelle dei miei lunghi capelli dietro l'orecchio e poi mi sfiora la guancia destra, vaga con lo sguardo dalle labbra, con cui gioca con l'altra mano, e gli occhi nel quale si specchia.

Narcisista.

<<Puoi scaldarmi tu?>>
I nostri visi sono così vicini da sentire l'uno il battito e il respiro dell'altra, forse persino i pensieri.
<<Non negherei mai niente alla mia bambina.>>
Allora mi faccio avanti e lo bacio.
Solo uno, per poi tirarmi indietro e guardarlo.
Le sue mani ancora sui miei fianchi, mi trovo tra le sue gambe quando mi bacia lui, uno solo per poi guardarmi.

Ci piace giocare così, aspettando, pazientando.

<<Spogliati.>>
Ordina dopo qualche secondo.

E io lo accontento.

Abbasso lentamente la cerniera della tuta rossa intanto che mi libero delle scarpe, non smetto di guardarlo.
Rimango in top e mutandine, proprio davanti a Berlino che si lecca le labbra non appena vede il mio corpo quasi nudo.

Sembra scattare una fotografia per conservarla in quella malata mente, e poi guarda di nuovo i miei occhi.

<<Completamente.>>
Io invece mi giro piano e mi appoggio a lui, spingendo notevolmente il mio didietro contro il suo bacino. Mi accorgo finalmente che si sta eccitando, così continuo imperterrita a provocarlo strofinandomi letteralmente su di lui. Alzo le braccia per giocare con i suoi capelli e riesco a vedere il suo riflesso dalla finestra: occhi chiusi e in totale estasi.

<<Per quanto apprezzi il tuo fondoschiena, Giacarta, davvero, lo apprezzo infinitamente, ti ho detto di spogliarti, non di fare una lap dance su di me.>>
<<Perché non ti godi il momento, invece?>>
Sospira e per una volta su mille si lascia andare al gioco, senza controllarlo.
Tasta ogni centimetro del mio corpo, a partire dalle spalle, scendendo lungo le braccia per arrivare al seno e poi alla vita.
Con il suo tocco caldo che mi fa rabbrividire.
Trova le mie mutandine e gioca con i bordi infilandovi le dita e poi lasciandoli andare come delle fionde, il colpo duro della stoffa mi fa sobbalzare facendomi scontrare di più con Berlino.
E mentre io mi muovo lentamente lui scorre ancora, mi sfiora delicatamente le cosce per poi fermarsi e affondare le dita dentro la carne, adesso sento il suo respiro sull'orecchio.

<<Mi fai perdere il controllo, ragazzina.>>
<<Ed è una cosa tanto orribile?>>
<<Non mi piace impazzire per una donna.>>
<<Ma io non sono una donna, giusto?>>
Mi volto di scatto, ancora pressata su di lui, con le mani attorno al suo collo e la bocca quasi sulla sua.
I nostri sguardi sono seri, tutto questo non fa più parte di un gioco finalizzato al sesso.

Questa è una conversazione seria.

<<Sono una bambina. Lo hai detto tu quando abbiamo fatto l'amore per la prima volta.>>
<<E tu ricordi ogni cosa, mh?>>
<<Ogni cosa che riguardi te, Andrés.>>
Dopo è tutto un casino che ci travolge.

Berlino mi spinge contro la finestra facendo scontrare il mio viso con il vetro, mi tiene ferma e stretta, tra il suo corpo e la finestra, trattenendomi i polsi con una mano, mentre con l'altra i capelli.
<<Allora ricorderai bene quanto mi piaccia sc**arti da dietro, vero Anita?>>
<<E ricordo anche quanto mi piaci quando fai il duro.>>
<<Il duro? Ti piace quando faccio il duro?>>
Mi morde piano l'orecchio, tirandolo leggermente, la sua mano nel frattempo scende dai miei capelli al fondoschiena e lo palpa rudemente.
<<Ti prego, Berlino...>>
<<Mi piace quando mi chiami così.>>
<<...sco**mi qui, adesso, come vuoi tu.>>
<<Sei una bambina viziata, non ti basta mai, vero?>>
<<Fammi male, Berlino. Fammi male.>>
In un secondo strappa via le mie mutandine, quando si stacca da me io ne approfitto per togliere l'ingombrante reggiseno sportivo, sento dietro di me la zip della sua tuta abbassarsi velocemente e le scarpe che rotolano da qualche parte.
Vedo con la coda dell'occhio la maglietta girgia volargli via, contrastando con il suo carattere.

Lui odia il disordine.

<<In ginocchio.>>
Mi volto e, sempre senza smettere di guardarlo, faccio ciò che mi ha detto.
Lo guardo dal basso, il suo bacino è proprio davanti al mio viso.
Ha uno sguardo severo, autoritario, il ché mi rende ancora più propensa ad accontentarlo.
Si libera lui stesso dei boxer neri e posa una mano sulla mia nuca per tenere fermi i capelli in una coda perfettamente ordinata.
Mi incita a dargli ciò che vuole e quando incontro il mio migliore amico, lo sento subito irrigidire le mani, le stringe forte.

Do uno sguardo alla sua espressione estraniata dal mondo, la testa all'indietro e gli occhi chiusi quasi che esplodono.
Si morde il labbro mentre con l'altra mano mi accarezza la guancia,  sia per avere un contatto con me e sia per dirigere i miei movimenti.

Passa qualche minuto prima che si stufi della mia lingua, prima che mi aiuti a rialzarmi, prima che mi baci violentemente mordendomi il labbro e facendomi sentire un sapore metallico in gola.

Non sono nuova ai suoi burberi desideri.

<<Sei pronta, tesoro?>> Mi chiede premurosamente come ogni volta.
Dopo aver ricevuto un flebile 'si', entra aggressivamente dentro di me.

Just One Shot|COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora