⚪Timothée Chalamet Short Fan Fiction⚪

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Il principe Timoteo era entrato in quella stanza con la piena sicurezza di vedere la principessa Diana con un sorriso sul volto, tra le sue braccia stretto il loro secondo genito

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Il principe Timoteo era entrato in quella stanza con la piena sicurezza di vedere la principessa Diana con un sorriso sul volto, tra le sue braccia stretto il loro secondo genito.
Invece la scena che si presentò ai suoi occhi non gli permise di provare gioia, bensì lo svuotò completamente.
Lady Diana era immobile, il viso rivolto verso il soffitto, gli occhi ricolmi di lacrime.
Accanto a lei le ancelle la stavano coprendo, nonostante il fuoco del camino le temperature di Gennaio erano incombenti.

<<Altezza... devo chiedervi di lasciarci.>>
<<Io devo stare con mia moglie.>>
<<Lasciateci.>>
Le donne lasciarono la stanza non prima di essersi inchinate velocemente ai due sposi, seguendo gli ordini della principessa, la quale voce si era udita appena.
<<Le mie più sentite condoglianze, miei cari.>>
Margaret, la più anziana, una donna paffuta e bassina dagli occhi azzurri, portava con sé un lenzuolo ormai rosso dal pesante peso.
Lì giaceva il futuro della casata dei Montgomery.
<<Possa la grazia divina del nostro Dio concedervi la pace in questi nefasti tempi.>>
La porta si chiuse alle sue spalle e Timoteo rimase in piedi, proprio difronte al letto che condivideva con Diana, ma che non sarebbe più stato lo stesso.

<<Amore mio...>>
<<È nato morto.>>
Il principe abbassò il capo amareggiato, i suoi neri ricci lo seguivano ondeggiandogli attorno.
Un ingombrante silenzio li circondò.
Non gli importava di alcun titolo, di alcuna eredità, come avrebbe potuto sorridere al popolo due ore dopo, alla cerimonia per l'arrivo degli alleati, quando aveva appena perso suo figlio?
<<Lo aveva predetto. Lo aveva predetto ed è accaduto.>>
Lentamente Timoteo si diresse al fianco della moglie, si posò sul grande materasso ripulito e le sfiorò il viso con le dita.
<<Non dare alla magia la colpa, Timoteo. Sappiamo bene entrambi che non avremmo dovuto stringere alcun accordo con Tremotino.>>
<<Non è colpa nostra.>>
<<Accontentiamoci di Sarah, non voglio più sentire la sensazione di un corpo senza vita dentro di me solo perché tuo padre vuole un maschio sul trono. Quando sarai Re cambierai le cose.>>
Le parole velenose di Diana gli entrarono in testa, quella donna per quanto amabile e generosa era in grado di rivoltarsi contro chiunque nei momenti di debolezza.
<<Quando sarò Re cambieranno molte cose, amore mio.>>

Timoteo si abbassò su Diana per baciarle le labbra e lei gli sorrise durante quel dolce momento.
Lo tirò a sé in cerca di conforto e i due amanti si strinsero teneramente nel lutto.
<<Insieme.>>
Le sussurrò a fior di labbra.
<<Insieme.>>
Ripeté lei.

Proprio in quel momento, come un uragano, nella stanza accorse Sarah tenendosi per bene il vestito rosa.
<<Madre! Padre!>>
Alla sua giovane età Sarah era in grado di capire che non avrebbe giocato in giardino con suo fratello.
Mancavano otto anni al giorno dei suoi diciotto ma Sarah sentiva già gli obblighi ereditari gravargli sulla tiara.
Proprio come il principe sentiva di avere la più grande responsabilità di tutte: cambiare davvero il Regno di Castlevania.
E Diana che dalle sale da thè di Amantis era finita a sedere sul trono del Regno più importante, sentiva di aver deluso il suo nuovo popolo abbandonandosi alla magia pur di avere un atro figlio.

La colpa gravava su quell'ubriacone svitato di Re Gaius, ma questo nessuno aveva il coraggio di dirlo.

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