💗🔴Dylan O'Brien🔴💗

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Non è sempre stato cosí tra di noi.
Abbiamo alle spalle 9 anni di alti e bassi, più bassi che alti.
Due tradimenti, che ho alla fine perdonato, un matrimonio e uno sposo in fuga, che mi sono lasciata alle spalle, litigi e scandali sui social media, che ignoro tutt'ora. Un bambino, infine, non suo, ma che ama incondizionatamente.
Non è stato facile arrivare fin qui, in questo letto, non è stato facile fare l'amore senza vedere un traditore nei suoi occhi.
Non c'ero quando ha avuto l'incidente più grave della sua vita, e lui non c'era quando io ho dovuto affrontare una gravidanza indesiderata per via di un balordo.
Ma c'ero quando ha perso le sue persone care, quando si è sentito un fallito, quando voleva farla finita. E lui era lì, con me, quando ho visto quel bambino per la prima volta, era lì quando il mio corpo cadeva a pezzi e il mio naso era pieno di tossine, era lì al mio fianco quando ho deciso di adottare mia cugina, perché non aveva più dei genitori.
Una stramba e tragica storia.

No, non è stato facile.

Adesso Marco ha due anni, e Rachel 15.
Dylan si sveglia ogni mattina e mi bacia, mi sorride, come se avesse dimenticato tutte le cose brutte che ho detto durante quelle liti. Prende in braccio Marco quando non lo faccio io perché ho troppo sonno, a dire il vero a volte è lui stesso a costringermi, perché vuole stare con il suo campione. Prepara il latte, si prende cura di lui, e intanto prende in giro Rachel perché si veste come una "tamarra punk".
Le da dei consigli sui ragazzi, la aiuta con i compiti.
A volte, quando non è troppo concentrato sul lavoro, mi porta la colazione a letto.
Le lunghe passeggiate in spiaggia per far prendere aria a Marco sono le migliori.
Diventa così saggio e filosofico.
"Pensi che i pesci sappiano che la cacca dei gabbiani è cacca?  Magari pensano sia cibo, o qualche altro animale strano. La mangiano?"
Così saggio e filosofico.
Lo sorprendo mentre mi guarda cucinare, nonostante io abbia sempre avuto una governante sin da quando ne ho memoria: Dorothy. La madre che mi è mancata dal 2016, quando quel terremoto me li ha portati via.

Mamma e papà.
Adesso siamo noi mamma e papà.

Papà che osserva mamma fare cose normalissime, come dar da mangiare ad un gattino appena ripescato in strada, nonostante abbiamo già un gatto e quattro cani.
Papà che coccola la mamma quando qualcosa la rende triste.
Mamma che incoraggia papà ad accettare una parte in quel film che potrebbe essere la svolta. Papà e mamma che provano ad avere un po di spazio per loro in quella casa, ma Marco ha una marea di giocattoli e Rachel tanti trucchi. Mamma e papà che non possono fare l'amore perché Marco ha fame, o perché le palle di pelo vogliono fare una passeggiata. 

No, non è stato facile.

Non è stato facile accettare il fatto che questo ragazzo, uomo, non sia sempre stato fedele.
Non è facile accettare il fatto che la donna che stai per sposare abbia avuto un figlio da un altro uomo, seppur non programmato.
Non è facile vivere in questa casa con cosi tanti scheletri nell'armadio.

Ma abbiamo ancora la forza di farlo.
Abbiamo la forza di riprovarci, per l'ennesima volta.

E adesso che siamo qui, su questo letto, dopo un'altra giornata pesante dietro ad una numerosa e chiassosa famiglia, mentre lo guardo sorridermi e squadrare il mio corpo sul suo, mi accorgo di quanto tempo abbiamo sprecato.
E lo sa anche lui.
Ma non ne fa parola.
Perché preferisce pensare che tutto ciò che di sbagliato è successo sia stato solo un brutto sogno.
Preferisce pensare di meritare questo lieto fine, e anch'io.

<<Un mese.>>
<<Un mese e potrò dire di aver sposato la donna più bella del mondo.>>
Le sue mani sono ora sui miei fianchi, sopra i pantaloncini, mi osserva incantato.
Non posso fare a meno di sorridere con lui.
<<Non era quella tizia russa la donna piu bella del mondo?>>
Adesso mi guarda annoiato, devo smetterla di rovinare sempre i nostri momenti teneri.
<<Tu sei la più bella del mio mondo. Più bella se togli questa.>>
Lo assecondo, lentamente tira via la mia canottiera e dopo che il suo sorriso si ingrandisce toglie anche il reggis*no.
Si blocca e qualche secondo dopo la sua mano finisce sulla lunga cicatrice causata dal cesareo. La sfiora con le dita, ha gli occhi lucidi adesso.
<<Amore?>>
Lo chiamo dolcemente, tutto ciò che ricevo è un bacio, duro ma tenero.
Come se volesse dimostrarmi tutto il suo affetto e subito.
Mi circonda la schiena con le mani e si tira su, io intanto gioco con i suoi capelli un po spennacchiati.
Probabilmente non li ha pettinati oggi.
Sento il suo cuore battere più forte contro il mio, la sua pelle riscaldarsi e la lingua cercare la mia. È tutto molto automatico, come quando eravamo dei ragazzini.

Come la prima sera, qundo dopo esserci conosciuti a quell'after party dei Teen Choice Awards siamo andati a casa mia e la passione ci ha travolti, quando io ero appena una 18 enne e avevo incontrato il mio vero amore.

Mi stringe, accarezza la mia pelle nuda e non stacca mai le labbra dalle mie, neanche quando sfiora e stuzzica il mio s*no, neanche quando con l'altra mano cerca di slacciare il nodo dei pantaloncini.
Lo interrompo io dopo qualche secondo perché non ci riesce ma perdo l'equilibrio nel farlo e cado al suo fianco.
Ridiamo entrambi mentre lui raggiunge, strisciando, il mio corpo che lo aspetta a gambe e cuore aperti.
Capisco dal suo sguardo che vuole farmi il solletico e cerco di ripararmi con le mani ma è troppo forte e finsico con il piangere dalle risate.
<<Shh, sveglierai tutti!>>
<<E tu smettila!>>
Mi zittisce solo ed esclusivamente con un bacio.

E tutto ricomincia.
La sua mano sale fino al mio collo e lo stringe delicatamente, l'altra è già intenta ad oltrepassare i pantaloncini.
<<Che fai...>>
Sussurra quando torno a giocare con i suoi capelli, mi prende la mano e la porta tra le sue gambe, come fosse ovvio che deve stare lì.
<<... così, brava.>>
Ho ancora il suo fiato sulle labbra mentre muovo la mano guidata dalla sua.
Non è una nuova sensazione e mi fa sempre piacere la velocità con il quale si eccita.
Dopo un po è lui stesso a liberarmi dal pigiama e dall'intimo, prima di spostare il viso proprio sulla mia intimità.
Mi tiene le mani, le stringe, mentre la sua lingua fa il proprio gioco sulla zuppa montagna.
Faccio il grande errore di avvertirlo di un imminente orgasmo e lui si ferma.
<<No.>>
Dice solennemente, e torna alla mia altezza per poi tornare dentro di me con tanta dolcezza.
Adoro il fatto che non smetta di guardarmi negli occhi mentre si muove.
<<Facciamolo...>>
Nasconde il viso tra i miei capelli e mi bacia il collo, non ricevo risposta.
<<... facciamo un bambino.>>

Ricordo ancora sei mesi prima quella lite, quando mi ha confessato che non era proprio il paradiso nutrire un bambino non tuo e trattarlo come un figlio.
"Non è stata una mia scelta!"
"Lo so, lo so benissimo. Ma come puoi chiedermi di non essere geloso?"
"Di uno stup**tore?!"
"Voglio un bambino. Un bambino mio."
"Non sono un forno, Dylan. Quando succederà succederà."

Sento che questo è il momento.
Marco ha già due anni, l'età perfetta per averne un altro, non troppo grande e non troppo piccolo.

<<Vuoi un altro bambino?>>
Si ferma e mi guarda felice, non penso se lo aspettasse.
Annuisco e lui probabilmente non sa che dire, così torna a baciarmi, e a muoversi lentamente.

Torniamo a fare l'amore.

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