30.

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Ho contato le ore per tutto il pomeriggio. Dopo la chiamata non ho fatto altro che chiedermi come sarebbe andato questo incontro. Di come avrei gestito le emozioni e il cuore specialmente. Mia sorella non ha fatto altro che prendermi in giro: «Sottone», «Simo ti sei innamorato», «Eddai! Dillo a me». Il tutto con la sua faccetta simpatica che mi faceva quasi quasi ridere. Se n'è appena andata a casa dai miei e io invece mi sto preparando. Emma pochi minuti fa mi aveva scritto la via di casa sua, dopo un ricerca fatta su Google Maps per capire da dove dovessi passare, ho compreso e mi metterò presto in viaggio.
L'ansia mi sta divorando, non riesco nemmeno a chiudere i bottoni della polsiera della camicia bianca che mia sorella aveva scelto per me.
« non osare andare in tuta che ti faccio fuori!» mi ha detto prima di andarsene. Così mi sono convinto di fare mi aveva consigliato lei.

Una volta pronto prendo le chiavi della macchina e il telefono, è raggiungo casa di Emma. Scendo dalla macchina, suono al campanello «Muscat» mi risponde una voce maschile. Credo suo padre.
“chi è?”
“ salve cerco Emma! È in casa?”
“ si lei è?” mo che gli dico?
“ un amico "
“ gliela chiamo ” sento attaccare è poco dopo Emma scendere. La trovo con un vestito rosso leggermente corto i tacchi e una poschette.
“ ciao.” imbarazzata si guarda persino le mani.
“ ciao Emma. Sei bellissima”
“ grazie. Anche tu non stai male”
“era tuo padre al citofono?” annuisce.
“ sapeva che dovevi passare. Sai però come sono i padri.. investigatori" rido. Sapere che suo padre sapesse del nostro appuntamento per me era importante. Vuol dire che erano una famiglia molto legata tra loro.
“ allora andiamo?” le chiedo.
“ si certo!” le apro la portiera. Una volta dentro chiudo ed entro dalla parte del guidatore.

Per tutto il tragitto verso il ristorante, stiamo in silenzio come se ci fosse qualcosa nell'aria che ci potesse a disagio. Non mi era mai capitato con una ragazza, sarà che quelle che poi portavo a cena o a bere qualcosa non erano importanti realmente come lo è lei adesso. Vorrei che si sentisse a suo agio con me.
“ non so se ho scelto bene. Non conoscendo i tuoi gusti ho deciso di portarti al sushi. Ho pensato che potesse essere un posto tranquillo dover poter stare insieme” parlavo velocemente. Sembravo una macchinetta. Mi guarda con quegli occhi che farebbero sciogliere persino il Papa.
“ il sushi è il mio posto preferito. Non so come tu abbia fatto a capirlo." Mi accenna un sorriso.
“ scusami se ti sembrerò un po' impacciato. Ma è la prima volta dopo tanto tempo che mi trovo di nuovo in questa situazione. ” affermo guardando altrove. Vedo il cameriere raggiungerci.
“ stai tranquillo. Sii il più naturale possibile, anche perché la tua veste da coglioncello la conosco già. ” ecco che doveva rimettere in sesto la sua parte da stronza è fare la battuta.
“ tavolo?”
“ baldasseroni” non rispondo alla sua provocazione per non rovinare questa serata. Altrimenti le avrei detto che anche lei continua a non andarci leggera con me.

Ci sediamo al tavolo una volta arrivati. Lei si toglie la giacca che si era messa per via del freschetto. Qui dentro c'era un caldo pazzesco!
“ cosa mi racconti? Gli allenamenti?”
“ oggi non mi sono allenato. Mia sorella stava a casa, perché i miei erano fuori per lavoro di mio padre - ogni tanto mia madre lo accompagna - oggi infatti è tornata alla base. ”
“ quindi sei tranquillo”
“ lo sono sempre. Anche quando perdiamo cerco di mantenere la lucidità per affrontare la nuova partita”
“ cosa pensano i tuoi genitori dei tuo lavoro? Della tua vita un po' famosa diciamo!”
“ ai miei interessa che io sia felice. Mi hanno sempre appoggiato su quello che volevo fare! ” mi guarda “ tu invece? Non siamo qua solo per sapere di me. Tra l'altro sai molte cose. Io non so quasi niente! A parte che hai 24 anni è fai la giornalista.”
“ sono nata a Malta e ci sono persino cresciuta fino alla mia laurea. I miei parenti sono rimasti giù, noi siamo venuti qui per lavoro di papà. Ho un fratello più piccolo. Ho sempre sognato di avere quel posto che ho ora!”
“ si vede che è una cosa che ami fare” ordiniamo il sushi mentre chiacchieriamo. Le nostre mani si incrociano per qualche secondo, dentro di me nasce una scossa, Emma la sposta subito come se anche lei l'avesse avvertita.
“ tua sorella è più grande vero?”
“ si. Lei e Filippo sono i miei punti di riferimento quando mi devo sfogare. A volte parlare con i miei genitori - più con la mamma - non mi calma. Sara, invece, riesce a farmi riprendere lucidità. Filippo anche. ”
“ quando mi hai parlato nell'intervista mi dicevi che avevi degli amici di infanzia. Ma spesso nomini solo questo ragazzo di nome Filippo. ” afferma prendendo il suo sushi con le bacchette. Vi giuro era persino bella mentre mangiava.
“ c'è un altro mio amico che però resta più lontano dal mio mondo. Ha paura di finire sui giornali, è durante il campionato ci vediamo quasi zero. Ci vogliamo bene. Lui quando voglio c'è. Il fatto è trovandosi a Latina con la famiglia - sì e trasferito per un suo lavoro - e io con le partite è diventato un casino. Ci riusciamo a beccare quando sono in ferie. ”
“ come si chiama?”
“Tommaso ”
“ è un ragazzo più provato diciamo. Non che Filippo non lo sia! Forse perché essendo qui ti vive di più è sta più tempo con te che appare più spesso!” annuisco.
“ posso contare su entrambi. Filippo allo stesso modo è qualcuno di importante per me, fin troppo, spero sempre che non separarmi mai da lui. ”
“ è un po' come un amicizia di amore”
“piu o meno. ” le sorrido. “ sei davvero bella quando sorridi lo sai?”
“ grazie” è rossa in viso.
“Emma...”
“Simo, ho ti ho chiesto di stare un po' con te perché sapevo che ci saremo conosciuti meglio. Il tuo approccio era come se fossi uno stolker, mi mettevi un ansia, è non sapevo più come comportarmi”
“ quindi solo per questo?” sentivo che stava per arrivare la bastonata in piena testa. Anche una coltellata nel petto.
“ non è solo per questo. Non mi sei indifferente! Non sarei qui altrimenti. Però ci sono cose che davvero sono più grandi di noi. ”
“ Emma le cose si possono sempre affrontare”
“ non queste. ”
“ perché no? Se ti piaccio non puoi continuare a fare finta che non sia cosi”
“invece devo farlo! Devo tutelarmi. ”
“ma da cosa Emma? ” le chiedo esasperato quasi.
“ Simone: la mia storia passata non è finita come avrei dovuto. Io non credo più nell'amore. Non c'è un istante in cui io mi senta usata da tutti quanti. Non voglio che capiti di nuovo. ” respira. Vedo che sul punto di piangere.
“ usciamo un attimo ok?” annuisce. Dico al cameriere che abbiamo bisogno di qualche minuto di aria che saremo tornati tra poco.
Usciamo nel giardino restando distanti.

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