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Il rumore della porta di casa si spende nell'aria. Erano le otto di sera. Emma da quando le avevo detto quelle cose non si era fatta sentire. Mi metto seduto nonostante il dolore che sento. Avevo preso l'antidolorifico e l'antibiotico. La vedo apparire davanti ai miei occhi senza dire alcuna parola.
“Emma” la chiamo. Non mi risponde. Seguo ogni suo movimento, ci troviamo in camera da letto,mentre mette via alcuni vestiti suoi dentro la borsa che aveva portato per stare da me.
“ dove stai andando?”
“ a casa mia”
“ perché? ”
“ perchè non vedo i miei genitori da tre giorni esatti.” mi risponde fredda senza degnarmi di uno sguardo.
“ non voglio che vai”
“ io non voglio restare qui”
“ Emma” avevo capito benissimo perché. Mi rendo conto di aver esagerato questa mattina.
“ non devi scusarti o dire che ti dispiace. Hai detto quello che volevi. Il basket è tutta la tua vita, io sono quella appena arrivata, non posso pretendere niente” mi dice un po' arrabbiata e un po' delusa.
“ non è vero che sei quella appena arrivata. Ho sbagliato questa mattina”
“ no, non hai sbagliato niente. Sono io cretina che... - respira - avremmo combattuto insieme. Non si può. Non quando davanti trovi un muro. ” mi siedo sul letto.
non mi sono mai sentito così - sta per dire qualcosa ma la blocco - da quando sono piccolo che gioco con quella pesante palla. Che amo vederla entrare nel canestro. Non mi sono mai sentito imponente davanti a qualcosa che mi riguardasse se non quando Alessandra mi ha messo le corna. Li il mondo è caduto in mille pezzi. Avevo mille occhi puntati addosso, è nonostante non dormissi e piangessi soltanto davo sempre tutto me stesso in campo. Ho fatto parlare lui perché era l'unico modo per dimostrare a chiunque che ero forte. È vero non sarò stato il miglior fidanzato del secolo perché non c'ero mai, è quando rientravo l'unica cosa che facevo era baciarla e mai raccontarle della mia vita. Adesso è tutto cambiato: ho qualcosa in cui credere davvero. Non volevo dire quelle cose stamattina. Mi sono sentito solamente messo in un angolo con questo braccio. Mi sono sentito solamente piccolo e... Con la paura di non poter più fare ciò che amo.
Non volevo metterti da parte. Non volevo urlarti contro. Ho preso tutto ciò che mi ha prescritto il medico, ho chiamato i miei per dirglielo e ho persino prenotato la visita dall'ortopedico qui a Roma così posso seguire meglio la terapia” mi alzo, prendo le sue mani “ non andare via. Ho bisogno di te. ”
“ sono stata di merda tutta la giornata. Ho detto ad Helen che poteva anche licenziarmi se le dava fastidio che presto saremo stati su tutti giornali. Mi ha detto che se sono stata in grado fino ad ora di combattere lo sono anche adesso. Ma io non voglio farlo da sola! Se tu...” le prendo il viso è la bacio. Non l'avrei lasciata per nessuna ragione al mondo. Avevo un carattere di merda ma lei era la cosa più bella insieme al basket nella mia vita.
“ non sei sola a combattere! Scusami!” sussurro appoggiando la fronte alla sua. Mi avvolge in un braccio e scoppia a piangere. La tengo stretta.
“ non sai quanto io sia innamorata follemente di te Simo. ” confessa tra un respiro una lacrima e l'altra. Lo sentivo i suo cuore bastava quello per capirlo. Il fatto che lei avesse accettato me così mi faceva ancora di più perdere la testa.
“ anche io sono innamorato folle di te. Non ti lascio amore. Anche con una spalla rotta provo a stringerti” la sento ridere mentre con le mani dietro la mia schiena stringe la mia maglia. Sono qua❤️

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