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Arrivo agli allenamenti di questo pomeriggio. Ho iniziato a lavorare all'articolo nel modo giusto, mi aspettavo questo cambiamento da un sacco di tempo, sarà che parlare con Simone mi ha aiutato a bloccarmi.
“Emma”
“ ciao Yuri. Come va?”
“ tutto alla grande. Non ti abbraccio perché sono sudato non vorrei sporcarti" rido.
“ non ti preoccupare. Avete quindi già iniziato?” chiedo mentre prendo posto in panchina.
“ solo un po' di riscaldamento. Siamo cinque minuti di pausa.”
“ allora sono in tempo per guardare la partitella ”
“ oggi sono persino contro Simone ”
“ ti darà filo da torcere!" Rispondo. Lui ridacchia, sapeva benissimo a cosa andavano in contro, Simone però non ha mai fatto male a nessuno.
“ allora.. Yuri che fai la? Vuoi un ammonizione per domani?” urla Corrado.
“ no arrivo. ”
“ bravo. ” ritorna nel gruppo. Simone o non mi ha visto o sta facendo finta che io non esista. Lascio che tutti quanti facciano il proprio allenamento mentre prendo appunti che potrebbero servirmi. Catturo ogni dettaglio importante per l'articolo.

Dopo due ore

“ pausa pranzo ci rivediamo tra poco. ” afferma l'allenatore fermando gli allenamenti che aveva fatto fin ora. Ognuno di loro prende il borsone, Simone si avvicina a me, con casualità ero seduta accanto al suo. Si mette l'asciugamano dietro il collo - giuro che gli salterei addosso in questo momento se fosse possibile - mentre si siede nella panchina.
“ ciao” gli dico.
“ ciao” risponde.
“ che hai? Sei stato fantastico poco fa. ”
“ grazie” non capivo perché mi ignorasse in questo preciso istante. Questa notte era tranquillo e sereno ci siamo parlati e abbiamo chiarito determinate cose. Io non ho dimenticato niente, ovvio che quando penso al fatto che mi ha lasciato mi viene una rabbia, ma devo andare avanti. L'orgoglio che sento di dover mettere davanti a tutto mi porta a rovinare qualcosa che potrebbe essere ricostruito.
“ puoi dirmi cos'hai?”
“ sono solo un po' stanco” alzo un sopracciglio.
“ guarda che ti conosco! Non siamo stati insieme per un anno ma non l'ha dai a bere a me con questa affermazione. ”
“ tuo padre lo sa?"
“ non sa ancora niente nessuno. Nemmeno mia madre, a parte il tuo gesto, non devo dire niente a nessuno Simo. ”
“ dovresti avvisarli invece. Stai per rincomiciare qualcosa con qualcuno che a loro non piace” sbuffo. Sembrava un bambino ora.
“ guarda che puoi dire benissimo che mi vuoi invece di nasconderti dietro al fatto di mio padre. Anche se lui non andrà a genio questo fatto a me frega niente. Sono io che voglio stare con te. Non ci devono stare loro.
“ non è così!” lo guardo “ non è che non ti voglio. ”
“ allora il problema non esiste. ”
“ se litighi con tuo padre la colpa mia. Ho già rovinato il tuo cuore, secondo te è giusto rovinare anche il rapporto con la tua famiglia per un coglione come me?” mi chiede. Era pauroso di quello che sarebbe successo con la mia famiglia. Come se sentisse tutte le responsabilità addosso. Gli prendo la mano, fregandomene di ciò che la gente potrebbe vedere, lo costringo a tenere lo sguardo su di me.
“ uno che fa quel gesto lì non è un coglione - forse è un po' stronzo - ma non può essere nemmeno un pericolo per nessuno. Ti ho già chiesto scusa per le parole usate l'ultima volta. Non volevo. Ero arrabbiata! Quello che dirà mio padre mi interessa fino ad un certo punto. Se vogliamo stare insieme possiamo superare anche questo ostacolo. Non voglio permettere più a niente e nessuno di separarci. ” confesso appoggio la fronte sulla sua. “ mi hai promesso che non mi lasciavi più” scatta subito in piedi, tirandomi verso di lui, mi avvolge in un abbraccio è mi fa girare. Mi mette in terra è mi bacia.
“ ci vieni a pranzo con me? ” mi chiede dolcemente.
“ solo se mi porti alla McDonald's a mangiare. Altrimenti ci vai da solo” mi guarda.
“ non dovrei mangiare quelle schifezze prima di una partita, faccio uno strappo alla regola solo per te” felice di questo lo abbracciò di nuovo più forte di prima però.

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