115.

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Rientro a casa, trovando mia sorella con le ultime faccende domestiche le avevo più volte detto di lasciare perdere. Ma lei testarda continuava a pulire come se niente fosse, nonostante lei studiasse e lavorasse pure. Appoggio il borsone al solito posto la vedo alzare lo sguardo.
“ ehi tutto bene?” mi dice
“ si. Tu qui?”
“ noia mortale. Mi sa che domenica vengo a vederti non riesco a stare a casa ancora. Sto impazzendo da quelle pagine che non mi entrano in testa. Che odio!”
“ sarei felice se tu venissi” a Sara non piaceva molto venire a vedermi mentre giocavo. Diceva che si annoiava a morte, non per me perché credeva che io fossi un bravo giocatore, ma perché per lei era uno sport noioso esattamente come il calcio.
“ allora credo che non mancherò!” esclama.
“ c'è anche Emma” appoggio le chiavi sul piattino.
“ scusa? L'hai invitata tu?”
“ no. Helen le sta ridando il posto che aveva prima. Finché non avrà qualcosa di internazionale da fare”
“ sono contenta. Alla fine come è andata? Ha accettato”
“ credo di sì. Non mi ha dato nessuna risposta. So dalla proprietaria che non ha restituito le chiavi per il momento. ”
“ sono certa che tutto cambierà quando si trasferirà”
“ non lo so” nonostante il nostro confronto poche ore fa; io non ero molto convinto che tornare indietro fosse la cosa migliore, suo padre mi aveva messo in guardia: se solo avessi provato ad avere qualcosa di nuovo con Emma mi avrebbe fatto fuori. Suo fratello era dalla stessa parte del padre è lo comprendevo. Vista dal loro punto di vista ero stato una merda. Non sarebbero state delle chiavi a riparare le cose. “ ti vedo strano! Avete per caso litigato? ”
“ niente. Tranquilla. Vado a farmi una doccia”
“Simone, vieni qui”
“Sara ti prego! Già è una situazione difficile”
“ ti ha respinto. Non ti vuole più. Non ti ama più. Perché questa faccia? Non puoi tirarmi fuori dai giochi solo dopo che praticamente ti ho aiutato. ”
“ lei mi rivuole. Ci siamo abbracciati e baciati poco fa. Ma Sara non è giusto. Capisci che sono solo un ostacolo per la sua vita. ”
“ è perché hai voluto fare quel gesto se pensi questo?” mi siedo sul gradino di casa mettendomi le mani nei capelli.
“ perché sono ancora innamorato di lei. Perché voglio la sua felicità. Voglio vederla serena.”
“ sei fuori strada allora se pensi che lei sia felice senza di te”
“ ma lei è felice. Ha un lavoro bellissimo. Fa ciò che ha sempre sognato, si è ripresa la rivincita da quel coglione, dalle sue amiche,  ha una vita migliore. Non posso entrare così a gamba tesa. ”
“ continuo a non capire il tuo discorso. Mi dici che vuoi riprendertela poi cambi idea ma perché? Se non eri sicuro di questa scelta non avresti dovuto fare minimo passo su di lei. Adesso potresti illuderla di qualcosa che magari non esiste. Magari non sei nemmeno più innamorato. ” afferma arrabbiandosi.
“ non è questo Sarà. Non è amare non amare. È non volerla farle stare male. Capisci che l'ho lasciata quando lei mi era stata vicino. Capisci che non le ho dato nessuna spiegazione? Sono sparito nel nulla senza dirle niente. Sono con delle semplici frasi l'ho delusa e non ho creduto in lei. In quello che poteva essere stando con me. Come posso pensare di farci pace è domani magari non è più lo stesso. Non voglio che quel cuore già frantumato si rompa ancora di più. Emma è fragile ed io sono solo un pericolo per lei. Gliel'ho detto questo.”
“ cosa ti spaventa oltre a ferirla?” si siede accanto a me.
“ perdere l'idea di ciò che eravamo. Perdere lei totalmente e di non vederla più nemmeno felice come è adesso. Lei ha ragione quando dice che mi merito di stare solo perché io non so amare una persona tanto meno lei. Ti prego ora voglio andare a farmi la doccia. ” dico alzandomi. Lei non mi dice niente. Sento che sto per scoppiare in un pianto di nuovo. Mi sento molto vulnerabile.

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