78. Rimembranze del passato e strani conforti

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N/A: dato che è stato richiesto, ecco a voi il disegnino dei due ipotetici figli di Bruno e Roberto, se potessero averli.

Premetto, faccio cagare a disegnare con i marker.

Ho anche speso tempo a cercare un nome carino dal bel significato, messo fra parentesi

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Ho anche speso tempo a cercare un nome carino dal bel significato, messo fra parentesi.
E sì, sarebbero un bambino e una bambina. Davide sarebbe più introverso e Noemi più allegra e solare.

Per il resto, i colore di capelli e occhi sono pressapoco quelli con cui ho colorato.

<Oh, grazie~!> recita Aleksander, attaccando un 8 e un 9 di cuori alla scala fatta da Franco.

<Hai tante di quelle carte che ci metterai secoli con questo ritmo.> nota il molisano, che osserva le carte sul tavolo.

<A meno che non riesca a fare più di due calcoli insieme e a girare le carte a suo favore.> nota Carlo, spostando varie carte per crearsi una scala a cui attaccare una carta.

Angela aggrotta le sopracciglia ed è costretta a pescare. Commenta: <Mi hai scombussolato i piani.>
<A chi lo dici.> si lamenta Franco, pescando anche lui.

<Ma è fatto così. Insomma, uno dei pochi che si può dire che per un po' ha scombussolato lui i piani, piuttosto che essere travolto da quelli altrui.> aggiunge Aleksander, pescando.

<Che intendi?> domanda Carlo, alzando un sopracciglio.
<Pronto? Il periodo dei Comuni, in cui c'erano tanti piccoli territori, finiti per essere inglobati da uno degli stronzi più grandi?> fa retorico Aleksander.

<Ah, io avevo già residenza da un bel po' nei territori di Pietro, ma quando ero dovuta andare a Roma mi ricordo che era freneticamente coinvolto in quella continua battaglia.> rammenta Angela.

<Io ero già nel Regno di Napoli e ovviamente sapevo le notizie insieme ai miei cittadini. E poi per un certo tempo ero stato unito ad un altro territorio, tipo...? Boh. Per me è stato tanto noioso. Tagliato totalmente fuori.>  si imbroncia Franco.

<Indovinate chi invece era sotto il controllo di un ragazzino che voleva solo fare il culo a lui e se lo sorbiva ogni volta che andava a Venezia?> chiede retorico il friulano, accennando con la testa al lombardo.

Questi ruota gli occhi e risponde: <Ah, fra me e Giorgio non so chi avesse più voglia di scannare l'altro e rubargli terra.>

<Che bello essere stato dalla parte della terra, anche se io non ho avuto scelta o possibilità di ribellarmi.> asserisce Angela con la voce piena di risentimento.
In compenso, mette giù tre carte di uguale numero ma diverso seme.

<Credo che nessuno di noi ha avuto scelta, neanche lui quando la Spagna se l'é preso.> nota il friulano.

<Perché nessuno si faceva i fatti suoi? Francia e Spagna hanno sempre deciso di fare cucù settete.> si lamenta Franco.
<E Austria dove lo lasci? Anche lui è spuntato come un fungo e ha deciso "Ah, da ora vado a rompere i coglioni all'Italia."> aggiunge Carlo.

<Che dolcezza, tipica del composto te.> ironizza Angela.
<Mi hanno sempre dato fastidio e trattato come fossi una merda sotto le scarpe. Ho il diritto di fare così.> si difende il lombardo.

<Tutti noi ce l'abbiamo, dolcezza.> nota Aleksander.
<Siamo stati tutti fregati, ma tu sei uno che ha anche meno diritto di lamentarsi. Nel male, ti è andata bene. Austria ti ha permesso di svilupparti. Sotto gli spagnoli è stato solo un continuo farsi trascinare nel baratro da altri.> aggiunge sprezzante il molisano.

<Oh, lo ricordo benissimo. Infatti ero quasi grato di liberarmi di loro. Sottolineiamo il quasi, perché finire sotto il controllo di un altro non mi allettava molto.> lo sostiene il lombardo.

<A chi ha mai allettato?> domanda retorica e sprezzante Angela.
<Io ho un po' paura che tu ora ci strangoli o simile.> borbotta Aleksander.

L'umbra lo guarda con un'espressione confusa e chiede: <Cosa?>
<Ehi, nella rabbia si fanno molte cose brutte!> si difende il friulano.

<Ecco che i fumi dell'alcool che ingerisci perennemente fanno effetto.> decreta Franco, facendo poi vari spostamenti di carte con la lingua fra i denti, concentrato. Così, può liberarsi di quattro carte.

<Il vino mi fa da supporto morale.> bofonchia Aleksander.
<La stessa cosa la dicono i fumatori delle sigarette.> nota Angela con beffa.

<Più che da supporto morale, i fumatori dicono che le sigarette fanno da ottimo tranquillizzante.> la corregge Carlo.
<Lo sai per esperienza?> scherza il molisano, non aspettandosi la successiva risposta del lombardo.

Questi asserisce con calma e sarcasmo: <Corretto, fumatore al rapporto. Però non sono uno di quelli incalliti, le sigarette le centellino per quando sono decisamente e realmente stressato.>

<Lo saprai, ma te lo dico per sicurezza: sai che il fumo aumenta l'inquinamento nei tuoi territori o comunque può stimolare molto lo smog, no?> gli chiede l'umbra.

<Certo che lo so. Per questo fumo raramente, in caso solo di grande stress.  In quei casi diventa una necessità e provare a negarmi quella singola sigaretta mi fa diventare nevrotico.> risponde Carlo.

<E poi sono io quello con i problemi da dipendenza da qualcosa!> si lamenta Aleksander.
<No no, entrambi avete un problemino. Ma sono fattacci vostri.> decreta Angela.

<Tu? Non hai nulla che è come una droga per te e che ti aiuta nei momenti critici?> indaga Carlo, osservandola.
L'umbra riflette qualche secondo. Pesca mal volentieri e risponde: <Non so. Io ho solo bisogno di stare per i fatti miei... e alcune volte evocare qualche demone.>

Franco la osserva con occhi spalancati, quasi cadendo dalla sedia. Anche gli altri due sono scioccati.
<Che c'è? È divertente evocare un demone e ricordarsi che sei te quella in controllo della situazione.> asserisce Angela.

<Qua qualcuno ha un trauma irrisolto riguardo la propria sottomissione.> borbotta Aleksander.
Gli arriva da sotto il tavolo un calcio dalla diretta interessata che lo porta a lamentarsi della botta e a guardarla male.

<Tu?> domanda l'umbra al più giovane.
<Guardare serie TV può essere considerata una droga?> chiede Franco.

<Ah, ma che cazzo mi aspettavo!> si lamenta il friulano <Dopo lei con i demoni mi aspettavo qualcosa di inquietante pure da te!>

<È piccolo, se ancora non è uno da rinchiudere in manicomio come tutti noi ben che venga.> commenta il lombardo, buttando giù un'altra carta. Ora ne ha solo una in mano.

La partita forse sta per volgere al termine.

<Non sono un bambino!> protesta Franco.
<Ciccio, sei uno dei più giovani e uno di quelli che ha visto di meno nella vita. Come i bambini.> nota Aleksander.

<Non vederla come una cosa negativa. Magari avessi ancora quel modo di vedere il mondo di quando ero piccola.> commenta Angela, il tono vagamente nostalgico.
Anche gli altri due più grandi annuirono.

<Comunque, vittoria mia.> decreta Carlo, spostando alcune carte e finalmente attaccando l'ultima carta che aveva.

<Uffa, vinci sempre tu!> si lamenta il friulano, alzandosi in piedi e imbronciandosi.
<Ai migliori la gloria.> nota il lombardo.

<Ai più stronzi, semmai! Oh vino, consolami tu!> decreta Aleksander, andando in cucina.
<Eeeee via di droga personale.> commenta Franco.

N/A: niente di impegnativo, un po' di cazzeggio fra quattro regioni.

E una palese vaga invidia dell'innocenza di Franco-

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