109. Ignorare l'ovvietà

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N/A: oggi qualcosa di simil fluff, ripeto, SIMIL fluff.

È primavera inoltrata a Roma e dintorni. Ciò permette di rimanere svariate ore all'aperto senza dover preoccuparsi un raffreddore nei giorni successivi.

Alle regioni non cambia molto, ma se c'è una temperatura più gradevole, non ci sputano su.

Domenico se ne è andato in giardino, allenandosi con i pochi attrezzi che possiede in camera.
Ritiene sia un peccato andare fino alla palestra più vicina con una così bella giornata, quindi si è limitato a rimanere lì.

Angela gli fa compagnia, leggendo un libro consigliatole da Sofia, quando mai avesse voglia di burlarsi delle pessime capacità di scrittura di certi umani odierni.

Commenta apertamente con ironia le azioni insensate dei personaggi del libro e critica gli enormi buchi di trama o insensatezze forzate dall'autrice per far andare la storia come lei voleva.

In tal modo rende partecipe della storia anche l'abruzzese, il quale espone le sue idee. E sempre cerca sempre di non affossare ingiustamente una persona, anche se non la conosce.

È troppo buono per il suo bene, pensa più di una volta Angela mentre ascolta le sue difese.

Domenico non risponde tutte le volte e la regione montagnosa-collinare non si offende, notando come sia impegnato nei suoi esercizi. Inoltre, non sempre ha essenzialmente il fiato per rispondere e capisce la situazione. 

Ad un certo punto l'umbra appoggia il libro accanto a sé, per prendersi una pausa da tutta la pattumiera letteraria che sta tentando di leggere.

Il suo sguardo vaga prima per i campi attorno casa loro, poi all'orto di cui può osservare una parte poco più in là e infine sul fratello e amico.

Le dà le spalle e sta facendo una serie di burpee, se non ricorda male il nome, dato che glielo ha chiesto ben più di una volta.
È un esercizio sicuramente faticoso, dato che unisce più movimenti ed esercizi.

Prima squat, ma arrivando a toccare il pavimento. Successivamente si deve scalciare indietro, per arrivare nella posizione per fare i piegamenti sulle braccia (e non flessioni, è il termine sbagliato, a quanto ha scoperto). Dopo bisogna tornare in posizione squat e infine rialzarsi.

E il giro ricomincia.

La quieta regione si chiede come non schiatti dopo averne fatti tre, poi riprende in considerazione che lui è allenato e quello deve essere niente. O comunque non è niente di infattibile.

Si perde a fissare i vari muscoli delle braccia e delle gambe, lasciati scoperti dalla canottiera e i pantaloncini corti, che si contraggono e rilassano in perfetto tandem.

"Eppure è sempre così delicato. A pensarci, con tutta la forza che ha, è un paradosso adorabile che sia così tenero e attento." pensa, il suo sguardo addolcito.

Spalanca gli occhi quando ripensa alle sue stesse parole.
"Ho davvero detto adorabile? Si..." si risponde ella "Non è da me, già. Però Domenico è effettivamente dolce e carino."

Scrolla le spalle e la schiena, cercando stupidamente di scacciare un calore che la cattura dalla base dello stomaco e risale fino alle guance.

"Soprattutto con me. Non dovrebbe essere un problema constatare l'ovvio. Come è ovvio che sia bravo a comporre poesie." riflette l'umbra.

"Sembra ci metta tutta la sua anima mentre tratta di descrivere i suoi territori. Quelle poesie mi trasmettono serenità." aggiunge.

<A che stai pensando?> domanda ad un tratto Domenico e lei si risveglia dal suo incanto.
Ora lui le è accanto, un asciugamano in mano che usa per tamponarsi i capelli e il volto bagnati da svariate gocce di sudore.

La maglietta è appiccicata come una seconda pelle al suo corpo, non lasciando spazio alla fantasia. Potrebbe essere tranquillamente un modello, se non fosse per l'altezza.

<Stavo considerando quanto sei forte e delicato insieme. E quanto mi piacciono le tue poesie.> ammette Angela senza problemi.

Domenico si siede sulla sdraio accanto alla sua, imbarazzato, e borbotta: <Mi viene naturale essere gentile. E sono contento ti piacciano le mie poesie.>

<Principalmente quelle in cui parli dei tuoi territori... e un altro tipo.> riflette l'umbra.
<Ossia?> chiede l'abruzzese, curioso (e con il cuore batte forte, sperando sia quel tipo).

<Quelle in cui parli di quella che è praticamente la tua donna angelo, se vogliamo definirla così. Una donna dai capelli splendenti, gli occhi profondi e l'animo così perfetto che ti spinge ad essere migliore.> descrive Angela.

"Oddio, finalmente-?" si chiede Domenico, terribilmente spaventato ed esageratamente speranzoso insieme.

<Questa umana deve essere stata molto importante per te, mh?> domanda l'umbra, osservandolo con genuina curiosità.

"Non ci posso credere." decreta la regione muscolosa, incredulo che la così intelligente e amata regione non riesca a capire che la sua musa sia lei, solo lei, e non una qualche umana.

Annuisce, lentamente, a fatica.
Odia quel vuoto che gratta alle pareti del suo petto e che gli spergiura che lei non prova lo stesso e mai potrà.

"E ne sono gelosa." invece pensa Angela, non potendo fermare la propria mente.
E si chiede perché la rende gelosa pensare che qualcuna là fuori ha ancora una così forte presa sul cuore del fratello.

Domenico sbadiglia e si stende più comodo sulla sdraio.
<Scusami, ma sono stanco.> farfuglia l'abruzzese.

<Nessun problema, hai bisogno di riposo.> gli assicura Angela, a mezza voce.
Il tono è così dolce che gli ricorda perché è così perso di lei e perché non smetterà mai di parlare di lei nelle sue poesie.

In fretta lui si addormenta, cullato dal canticchiare lento che l'amata incomincia. Chissà, proprio apposta per farlo dormire.

Quando è sicura sia addormentato, Angela evoca una coperta e gliela stende addosso.
"È ancora un po' rosso sulle guance" nota, sorridendo vagamente.

Di nuovo un calore la prende, ma questa volta nelle viscere e lì mette la propria residenza.
Si avvicina con la propria sdraio a quella altrui, cercando di non far rumore.

Allunga una mano e, con leggero timore di infastidirlo, gli accarezza i capelli, stando attenta e a debita distanza dal ricciolo.

Chiude gli occhi e continua il suo gesto d'affetto. È stranamente piacevole e rilassante accarezzargli i capelli.
Ed è molto diverso da quando lo fa a Mario perché lui è in un calo di affetto e quindi va da lei.

Stranamente è la sua prima scelta nelle sue piccole crisi, ma è anche vero che se si tratta di lui difficilmente si sa rifiutare.
Per affetto o pietà chi lo sa.

Ma non capisce bene come mai adora accarezzare i capelli di Domenico. E si vergogna a pensare che desidererebbe fare la stessa cosa con quelli di Maurizio.

Si sente così confusa e in colpa, in qualche modo. Non è abituata a sviluppare simili sentimenti.

Si sforza di capire e decreta: è la stessa cosa che ha provato, secoli prima, con Cristoforo.

"No... Non può essere." si smentisce da sola "Gli voglio solo molto bene, come a Maurizio"

Se ammettesse che quel che prova è amore, comporterebbe tante complicazioni nelle sue relazioni con i due.
Complicazioni a cui non vuole pensare e che la condurrebbe a perderli per colpa dei suoi errori e sentimenti sbagliati.

E così continua a negarsi la verità chiara come il sole.

N/A: non poteva essere tutto dolcioso, cioè.
Simil fluff significa roba cute + frustrazione perché unx nega le ovvietà perché sì.

È una mia specialità.
Roberto, Angela, Giorgio, Michele... facciamo la collezione!

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