178. Amorfa

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Angela non capisce l'ossessione che l'intero mondo, da quando è nata e sicuramente da ben prima, ha con il corpo altrui e proprio.

Anche chi afferma di non essere interessato all'estetica, lo è. Non si può non guardare gli altri se gli occhi funzionano, non si può non giudicare gli altri, la mente funziona per giudizi, e quindi neanche se stessi si è esclusi dalle critiche.

Ma l'umbra ha presto capito che le sue critiche non sono quelle del resto della popolazione: non le danno fastidio le forme generali o precise del suo corpo, né il colore delle suddette parti.
La cura per se stessa è la minima indispensabile: ritmi veglia-sogno più o meno uguali a quelli consigliati per mantenere il corpo nel fiore della sua reattività, capelli corti per essere leggeri e facilmente gestibili dopo le docce e nella vita di tutti i giorni, vestiti morbidi sul suo corpo per essere comoda ma scattante e una corretta igiene perché "corpo sano, mente sana".

Non riesce a capire come mai le persone possono avere problemi con la forma dei fianchi o delle gambe o del naso o il colore degli occhi: finché sono lì una cosa vale l'altra, no? Un problema ce lo si può porre quando il difetto rende più complessa la vita, come l'assenza di una mano, una gamba o un occhio.
E anche se tale mano, gamba o occhio mancassero, che senso ha rimirare e/o rimarcarsi continuamente quella differenza? Non farà comparire il pezzo mancante.

Forse è solo lei insensibile.
Glielo hanno detto ben più di una volta.
Seguito da insulti ben peggiori, onestamente.
E da punizioni e torture che neanche nei Paesi in cui i diritti umani sono lesi si utilizzano per quanto "barbariche" sono pure lì.

Ha provato seriamente a capire i problemi altrui. Ancora ci prova.
Loro regioni in teoria sono meno affette da tali problemi, il loro corpo è solo un mero vessillo per compiere meglio il loro compito: sopravvivere, vivere e risplendere.
Ma ogni tanto qualche regione pare dimenticare questo fattore e lamenta qualche caratteristica.

Tipo Franco, che invidia il volto più maturo delle altre regioni "uomo" di casa (che senso ha distinguere tra uomo e donna tra di loro, quando rappresentano dei pezzi di terra? Ancora non lo sa).
O Marie, che vorrebbe avere qualche curva più accentuata sul petto e sui fianchi.
O Mario, che vorrebbe avere il fisico del suo predecessore.

Prova a mettersi nella loro prospettiva, ci ha provato e riprovato, ma non riesce a capirli. Il loro corpo è solo un ammasso di tessuti strettamente legato nelle reazioni alla loro coscienza, quindi permette loro di percepire caldo, freddo, dolore...

Spesso chi la odiava la definiva apatica e che essa era la ragione del loro odio.
Ma lei non ritiene di essere apatica.
Prova tutte le emozioni che provano anche gli altri. Ha solo messo dei muri attorno ai suoi sentimenti perché Pietro e chi per lui l'hanno distrutta fin nel profondo e non vuole più rivivere quelle sensazioni.
Non le sembra assurda come cosa, è un meccanismo psicologico di difesa come molti altri.

La sua "apatia" è solo una confusione, un'incapacità di comprendere come il proprio corpo possa essere oggetto di così tante critiche o lodi quando alla fine della fiera il suo ruolo da corpo lo svolge in ogni caso.

Forse ha un deficit cognitivo-emotivo, ma neanche ciò le sembra corretto. Perché le emozioni degli altri le capisce e sa benissimo come e quando consolare Mario, lo nota subito cosa lo ferisce, come e perché.
Non è cieca ai sentimenti altrui.

Ad un certo punto ha decretato che tutto il mondo fosse matto e che lei fosse l'unica sana, disinteressata al suo fisico.

Se potesse, le piacerebbe essere amorfa: un ammasso di organi che non rientra in una categoria.
Sarebbe bello. Niente più classificazioni in "maschile", "femminile" e l'occasionale "androgino".

Solo Angela.
Solo un essere che esiste.
Con emozioni e pensieri, ovvio: la sua mente integerrima, ma in un corpo che va oltre qualsiasi categoria.

Chissà se può chiedere ad uno dei demoni di realizzarle tale sogno, anche solo per qualche minuto.
Deve sicuramente stare attenta al prezzo da pagare. Non si è mai fatta rubare l'anima, neanche dai mostri più temibili, e non lo farà mai, anche se servirebbe per realizzare tale sogno.
Non è una sciocca, né un'illusa.

Se però non ci fosse un modo per ottenere quello che desidera neanche per poco tempo... sa già che dovrà medicare le sue ferite morali in un modo o nell'altro.
Potrebbe provare il metodo alla Mario: affogare le disperazioni nel gelato. Basta stare attenti a non avere l'emicrania per il freddo come il suo beota.

Scuote la testa e si fissa nello specchio del camerino, decretando che alla fine il viola scuro di quel gilet non le dispiace. La camicia verde sotto le prude leggermente le spalle, ma probabilmente niente che un lavaggio non possa risolvere.
Ha bisogno di una camicia riconoscibile tra le tante altre bianche o nere. Ciò che non possiede in "sentimenti" sta cercando di colmarlo con il colore dei vestiti (dato che a tutto il mondo interessa ciò, può provare a ballare anche lei quella strana danza).

<Angela, sei pronta a farti vedere?> domanda Marie con fin troppo entusiasmo, per i suoi gusti (cosa c'è di così bello o interessante vedere se sta "bene" o "male" con qualcosa? Bah!).

<Sì, ci sono.> risponde ed esce dal camerino.
Marie emette un fischio acuto in apprezzamento e si perde a voce alta nei suoi ragionamenti (contorti per il suo gusto): <Ti sta benissimo il gilet! Aderisce nei punti giusti, slancia la tua figura senza appiattirne le forme! Inoltre fa un bel contrasto con la camicia verde sotto, bella morbida, che quindi rende la figura più delicata sulle braccia e allo stesso tempo risalta ancora di più il gilet!>

<Grazie...?> ribatte, confusa, l'umbra.
Sa che gli altri ringraziano quei "complimenti", ma le fa strano farlo: non le fanno né caldo né freddo.
<Non c'è bisogno di fare la modesta.> commenta Franco, che ha rinunciato a comprare qualcosa subito dopo aver esplorato la sezione uomo perché non ha voglia anche quel giorno di vagare nel reparto bambini del negozio.

<Non sto facendo la modesta.> si difende Angela, incrociando le braccia.
"Non pensavo si potessero creare tanti pensieri da un gilet e una camicia." aggiunge mentalmente. Non vuole ferire con la sua "apatia" la più giovane regione.

<Vabbè, non è quello il punto.> conclude la suddetta valdostana <Ti comprerai questo outfit?>
Angela si guarda allo specchio presente anche nel corridoio tra i camerini, cercando di capire (senza successo) l'entusiasmo degli altri due.

Abbozza un'espressione più dolce davanti alla gioia e alla trepidazione altrui e decreta: <Posso farci su un pensiero.>

N/A: non so, dato che Angela è agender e asessuale ci vedo che li ha portati al "next level" non trovando il senso di ossessionarsi con il proprio corpo sulla base di certi standard XD.

Spero vi sia piaciuto e se così fatemelo sapere in qualche modo.
Ciao ciao!

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