180. Carte fregate

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N/A: SCUSATEMIIII, SONO STUPIDAAAAA

La vacanza mi rende cretina.
Il bello è che ho scritto il capitolo in treno lunedì che così oggi ce l'avevo pronto e poi me lo sono dimenticata perché sono furba e perdo il senso dei giorni.

Sorry ancora.
Spero che il capitolo vi possa piacere nonostante il ritardo.
È un capitolo molto semplice, un po' idiota, quindi davvero spero di trapparvi un sorriso!

Buona lettura!




Aleksander non è la persona più furba del circondario e, date le tante morti avute in secoli e secoli, se non è in guerra, non si preoccupa delle azioni potenzialmente pericolose che compie.

Infatti, quella mattina, ha "preso in prestito" delle carte da Giorgio, ma con carte qualsiasi: le sue carte magiche.
Il piano del furbo friulano è, ovviamente, idiota.

<Ehi, ehi, ehiiiii!> il friulano richiama i suoi amici di idiozie, sorridendo trionfante.
<Sì?> domanda Mario, alzando lo sguardo dal découpage.
<Ho qualcosa da provare.> dichiara fiero il settentrionale, mostrando tre carte, ma solo il retro dipinto di bordeaux con rifiniture bianche.

<Delle carte da gioco? E così poche?> chiede invece Giuseppe, precedentemente concentrato ad aiutare l'amico, ritagliando pezzetti da vecchi riviste, come impartitogli.

<Non sono semplici carte, sono le carte di Giorgio, quelle magiche! Queste non gliele ho mai viste usare, credo, e sono curioso di sapere cosa nascondono!> spiega Aleksander, non trovando granché di sbagliato in questo ragionamento.

Forse è solo vagamente dispiaciuto di aver rubato (preso in prestito!) delle carte dal fidanzato, ma è sicuro che non lo scoprirà e, anche se succedesse, ci farà una risata!
(Diciamo che prega che Giorgio lo ami troppo per scuoiarlo vivo come vendetta per il furto subito.)

<Ma noi non sappiamo usare la magia.> nota Giuseppe.
Però è palese come le sue poche rotelle stiano iniziando ad ingranare alla ricerca di una soluzione all'enigma, possibilmente senza ripercussioni nei loro confronti.

<Beh, io ho un po' di magia...> ribatte Mario <Se la mia lupa non è evocata con la magia, non so come altro può comparire!>

<Hai ragione anche tu.> conviene Aleksander <Ma secondo te ce la fai con qualcosa di così diverso? Sono comunque delle carte, queste, non una lupa magica che prova a sbranare chiunque non sia tu.>

<Non sono sicuro al 100% ma, ripeto, c'è buona speranza!> asserisce il laziale, sicuro (forse fin troppo, date le sue scarse abilità magiche).

<Allora andiamo!> esorta Aleksander.
<No, prima mi fai finire qua.> decreta Mario.
<Ma ci metterai mille anniiiiiiii.> si lamenta il friulano.
<Fammi finire questo angolino! Beppe, non serve tagliare altro, per ora.> ordina il laziale, concentrandosi sul suo lavoro.

Poi, mentre sta incollando l'ultimo pezzettino, aggiunge con tono più dolce: <Grazie mille fratè dell'aiuto, comunque.>

Giuseppe sorride vistosamente e risponde con altrettanto affetto: <Di nulla, fratm, mi piace aiutarti.>

Poco dopo, con gioia dell'iniziatore di quella idea, Mario smette con il suo découpage, riponendo tutto con cura in una scatoletta che poi appoggia sotto il tavolino nel soggiorno, sperando che nessuno la danneggi.
E se qualcuno la rovina e lui scopre il colpevole, lo farà volentieri mangiucchiare dalla sua lupa. Nessuno deve toccare i suoi lavori di découpage, né la sua attrezzatura!

Il trio esce in giardino, dirigendosi nel fazzoletto di terra più lontano dall'abitazione, lontano da orecchie e occhi giudicanti.

<Ok, inizia da questa.> propone Aleksander, porgendo al compagno di scemenze una carta.
Sopra c'è disegnata un paesaggio di montagna, ricoperto di neve: la terra, gli alberi e pure un muretto di qualche chalet o baita sono ricoperti di una coperta bianca, quasi lucente.
In basso, centrato, c'è scritto in una semplice grafia "Val Comelico".

<Che potrà mai fare una montagna innevata?> indaga Giuseppe.
<Boh.> risponde Mario.
<Sicuro è come le altre carte, quindi può essere dritta o rovesciata. Di solito il risultato dà effetti opposti, ma non è detto. Solo con i tarocchi originali sono sicuro che sia il contrario, con le sue carte fa più come vuole.> illustra il settentrionale.

<Rovesciata é sempre negativo?> domanda il laziale, rigirandosi tra le dita la carta, finemente curata nel disegno.
<Non sempre. Decidi tu. Prova a lanciarla in aria, così non colpisce nessuno nello specifico.> suggerisce Aleksander.

Mario stringe meglio la carta e imita Giorgio senza grandi difficoltà, è stato più volte vittima o scampata vittima della furia delle carte del veneto.

La lancia verso l'alto e dice a gran voce: <Val Comelico!>, tentando di infondere tutta la "energia" che usa per evocare la sua lupa.

Per un secondo, la carta ricade verso il suolo, uguale a prima, poi scoppia a mezz'aria in un dolce tintinnio.
Un vento freddo li investe e, prima ancora di realizzarlo appieno, sono ricoperti di neve dalla testa ai piedi.

<Non so cosa mi aspettassi, onestamente.> commenta Aleksander, scrollandosi da addosso più neve possibile.

<Secondo voi per quanto tempo rimarrà?> domanda Mario, abbassando lo sguardo sui propri piedi.
Un poco rimpiangeva di avere addosso solo delle infradito.

I suoi pensieri vengono interrotti da un colpo dritto in faccia di una palla di neve.
Sputacchia la neve e guarda storto Giuseppe, palesemente colpevole.

<Ehi!> si offende il laziale, afferrando della neve da terra e lanciandola a sua volta.
Giuseppe schiva e tira una palla verso Mario, schivandolo, e una verso Aleksander, che viene colpito in pieno.

E inizia una battaglia di palle di neve in piena regola, tra schiamazzi e insulti in vari dialetti, ma sempre con toni scherzosi.
Quando sono fradici e ansimanti ma sorridenti, la neve sparisce, ma loro rimangono bagnati come pulcini.

<Beh, dai, è stato divertente!> decreta Aleksander allegro, quasi saltellante sul posto.

<Rifacciamolo!> esclama Giuseppe.
<Le carte hanno un tempo di ricarica.> risponde il friulano, stroncando i sogni del meridionale.
La suddetta regione s'imbroncia e incrocia le braccia come un bambino.

Poi la gioia viene interrotta.
Un grido squarcia l'aria serena: <Aleksander!>

Il settentrionale si blocca, farfugliando qualche bestemmia. Giorgio è in camera.
Giorgio ha visto la carta "tornare" al suo posto. Giorgio sa che solo lui sapeva dove trovare il porta carte.
Giorgio lo ammazzerà.
E lui è un coglione.

Un bagliore e di fronte a lui appare il veneto, con due belle ali da angioletto addosso, ma ben più spaventoso di Satana in persona.
<Come hai osato rubarmi una carta?!> inquisisce Giorgio a gran voce.

<In realtà tre!> strilla Aleksander, lanciandogli addosso le rimanenti carte (ovviamente senza usarle, non è capace).

Approfittando nel momento di confusione altrui, inizia a correre mentre ripete velocemente: <Scusa scusa scusa scusa!>

Forse gli scappa in mezzo pure qualche "amore", cercando di rendersi più ben visto agli occhi altrui, ma per quanto parla veloce non si distingue dai mille "scusa" che dice.

E così quel giorno Aleksander rischia di morire per soffocamento per mano di Giorgio.


N/A: morale della favola: Aleksander è sempre idiota.

E io mi scuso ancora una volta per il ritardo qwq. Spero che la scemenza del capitolo rimedi.

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