192. Forte, come una montagna

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N/A: un capitolo un attimo "introspettivo" su Domenico e sul suo passato che, poverino, non ho ancora esplorato molto.

E se lo merita! Come tutti gli altri in casa. È che sono tanti, viene lunga farli tutti alternando serietà e cazzate qwq.

Vabbè, spero vi possa piacere!




La festa della città riempie di vita le strade del centro, attorno la residenza dei capi del luogo. Cibo, colori, musica e risate s'insinuano nei vari sensi con una carezza gradita e avvolgente come una leggera coperta nelle sere fresche d'estate.

Ma un essere sovrannaturale si confonde in quella moltitudine di mortali ignari, un essere a cui sono legati, ben più di quanto potrebbero immaginare.
Infatti parliamo di un essere che, con carne, sangue e sentimenti, rappresenta quelle terre e molte altre e le genti che vi abitano, con la loro storia, le loro tradizioni, credenze e tanto altro.

Nicola è il nome che usa tra gli umani per confondersi, spesso chiamato Cola dalle genti degli strati più bassi a cui si presenta, usando i suoi poteri per fare credere loro di essere alla loro pari.

E anche il suo nome non umano è un po' fittizio, per il semplice fatto che spesso cambia, volubile perché le sue genti sono volubili, cambiano.
E, nonostante sia sotto la corona di Napoli, ha cambiato nomi svariate volte e ora ne ha addirittura due, dato che i suoi territori sono ambe queste due entità, divise da umani potenti per loro comodità. E sua scomodità.
Abruzzo ulteriore e Abruzzo citeriore.

Abruzzo u. e Abruzzo c. per abbreviare.
O solo Abruzzo, a questo punto. O Abruzzi, dato che sono due parti. Chissà qual è la "soluzione" giusta.

Sicuramente non sono i pensieri che ha in testa in quel momento di festa l'essere sovrannaturale. Non ha neanche per la testa il pericolo non trascurabile dell'incursione di pirati stranieri, che solitamente di giorno gli attanaglia la mente, riempiendolo di stress un po' suo e un po' delle sue genti.

Ma i pensieri leggeri e lieti, banali e sfuggenti, spariscono quando un lamento e una paura non sua gli invadono il corpo.
Si gira di scatto e, senza riflettere, si dirige in una viuzza secondaria, non vestita a festa, da cui il lamento si fa più forte e tale paura monta sempre più forte come una marea.
Ad essa si accompagna una malata gioia, non sua almeno tanto quanto la paura, che però lo nausea e rende quella paura ancora più preoccupante.

Altri pochi passi e realizza il motivo di tutte quelle emozioni che gli turbinano moleste nel petto.
Tre uomini stanno braccando una povera ragazzina che, piangente, sta supplicando pietà mentre uno dei tre prova a immobilizzarla.

Non è difficile immaginare cosa vogliono fare.
La rabbia (ed è totalmente sua) monta dentro Nicola che grida: <Lasciatela!> e si fionda sui tre.
Più che fare loro male, li prende di sorpresa e l'uso di un pizzico del suo potere permette alla ragazza di essere liberata dalla morsa ferrea altrui.
Senza guardarsi indietro, ella corre lontano, tornando al sicuro (ci spera).

Nicola si ritrova accasciato per terra, l'aria non più nei suoi polmoni, mentre altre botte e calci lo investono, quei tre stronzi che lo picchiano perché gli hanno fatto sfuggire la loro preda.

Ad un certo punto qualcuno tira fuori una lama, il riflesso quasi accecante in quella via illuminata solo dall'indifferente luna, e viene trafitto nel petto, ripetutamente, da quei tre umani.

Il dolore nel petto lo sente, perché è impossibile pure per loro essere totalmente insensibili al dolore, ma la sorpresa o lo shock o la paura della morte non ci sono. C'è solo rabbia, per quegli esseri che sono suoi cittadini e che invece vorrebbe tanto fossero stranieri, per illudersi che le sue genti sono buone e che solo il potere assoluto le corrompe.

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