152. Amori diversi, atteggiamenti diversi

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N/A: ho notato solo ora che questa storia ha 22k visualizzazioni. Ok, ovviamente il numero è sbilanciato verso i primi capitoli ma ogni capitolo ha un quantitativo di letture che mi lascia in wtf.

Ci sono 3 opzioni:
1) o ci sono tanti lettori estremamente silenziosi che non vogliono essere notati;
2) o voi lettori che vi fate sentire leggete i miei capitoli come fiaba della buonanotte (e che buonanotte di merda, aggiungerei);
3) o wattpad come sempre si fuma robe e conta più letture di quante ce ne siano davvero.

Tento stranamente per la terza.
Ma pazienza, mistero misterioso finché wattpad non metterà che l'autore può vedere chi visualizza il suo capitolo (cosa che non faranno mai perché è estremamente pesante e complicata, come feature).

A voi cari lettori che vi fate sempre sentire vi chiedo sempre di lasciare una stellina e/o dei commenti perché mi piace interagire con voi. Insultatemi piuttosto in chat privata se per caso non ho mai risposto a dei vostri commenti!

Detto questo, vi lascio al capitolo. Buona lettura!




<Qua qualcuno ha il cuore ferito.> commenta Giuseppe, avvicinandosi, urlando più del normale per farsi sentire sopra il baccano.

Domenico fa scattare la testa verso di lui, imbronciato. Eppure più che sembrare incazzato, nonostante ne avrebbe le ragioni perché il campano sa essere insolente, pare ferito.

<Non significa niente!> assicura il meridionale, prendendolo per un braccio e tirandolo via.

Ci riesce solo perché l'abruzzese è compiacente e si fa guidare dal fratello lontano dagli autoscontri.

<Hai tanti punti con lei, eh, secondo me sei pure in vantaggio tu!> dichiara Giuseppe.
<Come scusa?> domanda Domenico, sinceramente confuso.

<Ehm... Potremmo o non potremmo avere creato una scommessa, in casa.> ammette il campano.
<Chi sta partecipando?> domanda pacatamente l'abruzzese. Non ha voglia di arrabbiarsi, è triste.

<Tanti.>
Domenico sospira e si dirige verso il bordo di un marciapiede, sedendosi.
<Che c'è?> domanda preoccupato Giuseppe, chinandosi davanti a lui.

<Il mio amore è solo un gioco per voi?> inquisisce l'abruzzese, ferito. L'amore è qualcosa di simile al sacro per lui, vederlo ridotto ad un fantoccio e svuotato del suo significato nella società contemporanea lo distrugge.

<Cosa?! No! È che siamo teste di cazzo e questo è il nostro modo per non sentirci una merda! Vogliamo bene a entrambi e prendiamo un lato solo perché lo rendiamo meno concreto, come se fossi ad un ippodromo a scommettere su un cavallo. Lo so, non è il massimo ma, se fosse possibile, vorremmo che entrambi foste felici!>

<A me non sembra.> commenta sprezzante Domenico, rifiutandosi di guardarlo in faccia. La ridicolizzazione dell'amore l'ha ferito fin troppo. Sarà il suo animo da poeta a renderlo così ma, in un certo senso, vuole essere cattivo.

Vuole far vedere che è arrabbiato ed è lui nel giusto, ha il diritto di essere arrabbiato, perché il suo dolore in amore per gli altri è solo una scommessa.

<Non fare così, su!> lo esorta Giuseppe, spostandosi, sedendosi al suo fianco.
<Senza offesa, eh, ma penso di sapere meglio di te cosa significa amare senza venir ricambiati.> aggiunge, un po' sprezzante, un po' triste.

Il campano fissa dritto avanti a sé, sospira e conclude: <Almeno Angela ti dà dei segnali di speranza, in qualche modo le interessi. Io... io sono, se mi va bene, un amico. E neanche di quelli stretti.>

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