93. Punto di partenza

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N/A: non c'entra con il capitolo ma stavolta da settimane a prendere polvere su IbisPaint e non ricordo manco se l'ho già pubblicato.
Nel dubbio:

Per me è tutto così ✨accurato✨

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Per me è tutto così ✨accurato✨

Inoltre, dato che di nuovo é un capitolo ambientato in tempi non odierni, ecco i nomi dei personaggi per questo capitolo:

Klaus= Bruno
Giacomo= Giorgio
Ignac= Aleksander

Giorgio ha sempre avuto una passione per i nomi inizianti per "Gi".
Detto ciò, andiamo al capitolo!

Klaus si congeda educatamente dalla conversazione in cui hanno preso piede Bassa Austria e Vienna, andando a rifugiarsi in un angolino.

Li odia, specialmente Vienna, il preferito di Roderich. Neanche ci prova a nasconderlo, no, lo deve spiattellare davanti a tutti.

Infatti lui può suonare il piano di Roderich (come baldanzosamente si é ventato avrebbe fatto di lì a poco), mentre loro, e specialmente i territori della signora Ungheria, devono tenerci lontane le loro "mani zozze da campagnoli".

Chissà se quel damerino avrebbe detto qualcosa quando il suo territorio prediletto di lì a poco gli avrebbe sporcato di briciole e burro il pianoforte.

Sperava in una punizione.
Una che potesse vedere e di cui gioire da spettatore.

L'austriaco si avvicina ad una grande finestra e sorseggia il pregiato vino, importato, che aveva preso qualche minuto prima da un cameriere.
Fissa fuori l'enorme distesa d'erba, coperta di sottile ghiaccio dalla brina gelata.

È dicembre, totalmente normale.

<Eccoti!> esclama una voce a lui familiare, una piccola gemma di gioia in mezzo quella noia.
Si gira d'istante e si ritrova davanti Feliciano, vestito come un uomo d'alta classe, ormai più alto di lui, sorridente come il bambino che ha conosciuto.

<Feliciano, che piacere rivederti.> lo saluta Klaus, trattenendo a malapena la gioia.

Veneziano invece non si trattiene, abbracciandolo calorosamente e il biondo ci mette poco a ricambiare la stretta.
<Comunque ora mi chiamo Klaus.> avverte il germanico.

<Oh, perché hai cambiato nome? Era carino anche quello che avevi prima.> commenta Veneziano, staccandosi leggermente.

<Non mi piaceva più. Preferisco Klaus.> menti il biondo. Cambiò l'argomento: <Sei ancora qua, nonostante tutte le guerre fatte, mh?>

<Già. Roderich non mi vuole lasciare andare. Sono riuscito ad andare alla celebrazione d'unità, però, perché c'erano quasi tutti i miei territori. Sono rimasto per qualche settimana e poi me ne sono andato. Ma non é ancora finita, mancano ancora Gigi e Ignac, il Lazio... e te!> risponde l'italiano, poggiando le mani sulle spalle altrui.

<Sei ancora sicuro di volermi...?> domanda timidamente il germanico.
<Certo!> asserisce il più alto.
<Ma non ho il ricciolo.> sussurra la regione <Non sarei italiano come gli altri...>

<... Klaus.> lo richiama seriamente la nazione, probabilmente perché deve trovare le parole giuste o non sbagliare nome. Prosegue: <Il ricciolo è l'ultima delle cose che ti fa italiano, te lo assicuro. Tu vuoi essere italiano, vari dei tuoi cittadini lo vogliono e io li percepisco. Questo ti fa italiano.>

Klaus sorride rincuorato e annuisce.
<E comunque ti può sempre spuntare quando sarai annesso!> nota Feliciano. Lo prende per il braccio e allegramente asserisce: <E ora vieni, ti faccio finalmente conoscere Gigi e Ignac!>

<Va bene.> lascia fare il biondo, trascinato ad un angolo della sala, calice di vino nella mano del braccio libero.

Più si avvicinano, più la regione nota stiano andando in un angolo abbastanza vuoto di gente.
Poi nota due ragazzi vicino all'angolo della stanza, accanto un busto di Beethoven, intenti a parlottare. Entrambi hanno un ricciolo, come Feliciano.

<Ehi, eccomi!> li saluta Veneziano.
<Sei tornato... e con quell'amico di cui blateravi.> nota il più alto dei due.
Ad un primo impatto gli era persino sembrato il giovane ragazzo che aveva accanto!

Stesse iridi color del miele, capelli lisci e ramati (anche se un po' più gonfi), volto dai tratti dolci, fisionomia longilinea... una buona copia.
Però a differenziarli è l'atteggiamento, di primo istinto questa copia é più chiusa, fredda, distaccata.

Oltre che lo sguardo accigliato in volto accentua la differenza fra i due.
<Scusa, ma Feliciano ogni tanto parla così veloce che è difficile capirlo e non ricordo il tuo nome. Qual è?> domanda l'altro.

È più basso del primo, ha una costituzione un po' più grossa dell'amico, ma di davvero poco, i capelli castani sparati e gli occhi marroni screziati d'azzuro.

<Nessun problema, tanto l'ho cambiato. Klaus, voi?> risponde cortese il biondo.
<Austriaco fin in fondo.> borbotta il più alto.

Veneziano s'imbroncia mentre il più basso gli riserva una gomitata nel fianco.
<Ahio!> si lamenta il più alto.

<Se sei un coglione, te lo meriti. Inoltre, è ovvio sia austriaco, è da sempre o quasi qua.> nota il più basso.

<Ignac, Giacomo, buoni.> li ammonisce la nazione, fissandoli quando rispettivamente chiama i loro nomi.

Quello che se non ha capito male si chiama Giacomo sbuffa e nota: <Ma è la verità. Perché lo vorresti annettere?>
<Perché sento la sua gente.> afferma Veneziano.

<Senti tante cose, tra le quali cazzate.> ribatte la copia per tre quarti.
<Beh, credo che la cosa più importante da sapere sia: tu vuoi davvero andartene?> domanda Ignac, che lo fissa negli occhi.

Klaus annuisce senza ripensamenti e asserisce: <Qua è come stare fra tante serpi che però si mostrano socievoli. Tutto è meglio di questo. Se mi odierete in modo palese mi va benissimo, meglio della falsità.>

<Allora ho sempre avuto la giusta impressione io.> nota il suo interlocutore.
<Certo. O sei Vienna o sei un nessuno negli occhi di Roderich. E tutti vogliamo risplendere ed essere il più forte. Io ho ben poche chance, posso solo evitare di non essere totalmente schiacciato dagli altri.>  commenta il biondo.

<Che bella prospettiva di vita.> ironizza Giacomo.
<Quindi capisci perché accetterei volentieri di essere un territorio italiano?> chiede retorico l'austriaco.

<Sì. Non significa ne sia entusiasta, ma posso provare ad accettarlo. Tanto mi toccherà vivere sotto la stessa bandiera di Liguria e Toscana, con cui litigo da quando eravamo potenti, o almeno io, commercianti via mare.> nota Giacomo.

<E io potrei pure apparire straniero data una parte delle mie genti.> commenta Ignac.

Il più alto allunga la mano e si introduce: <Veneto.>
Il biondo gli stringe la mano.
Anche il più basso fa lo stesso e si presenta: <Ho un nome lungo, ti basta sapere mi chiamo Friuli.>

<Tu?> domanda Veneto.
<Anche io ho un nome un po' lungo, quindi ve lo abbrevio in Trentino.> spiega l'austriaco.
<Benvenuto nel circolo del "voglio staccarmi dall'Austria il prima possibile".> ironizza Friuli.

Klaus sorride leggermente e commenta: <Avrei potuto fondarlo io, da quanto tempo lo odio.>

Erano freddi, ovvio, anche lui lo era.
Ma l'odio in comune poteva essere un bel punto di partenza, no?


N/A: come alcune amicizie belle iniziano:

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