145. Piccolo passo

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N/A: scusate il ritardo ma mi sono persa perché oggi ho giorno pieno in uni e sono già cotta :3.
Spero comunque il capitolo vi piaccia e, se così, commentate e stellinate.

Buona lettura!

<Non posso ritirare la mia parola e fare 'stacca stacca'?> domanda Angela, fissando l'antica struttura davanti a loro.
Mario le dà un'incoraggiante pacca sulla spalla e nota: <Se continui a tirarti indietro all'ultimo non vincerai mai la tua paura!>

<Non ho paura. È... diverso.> si difende l'umbra, torturandosi le mani.
Il laziale la abbraccia per le spalle e risponde a mezza voce: <Lo so e so anche che non risolverà tutti i tuoi problemi a riguardo, ma è un piccolo passo in avanti.>

<Pensavo che sarebbe bastato per almeno un altro millennio indossare una croce perennemente e basta.> borbotta la più bassa.
<No, non basta. E comunque è diverso: non la indossi per fede.> ribatte lui.

La mano di Angela schizza a stringere la piccola croce, un regalo di Cristoforo di così tanti secoli prima e ben mantenuta tramite la magia. Era stata data con una promessa, lei aveva dato la sua parola e avrebbe fatto di tutto pur di mantenerla.

Prima l'aveva fatto per amore, anche se non era mai sbocciato niente tra i due. Con l'avanzare dei secoli, l'amore si sostituì all'amicizia che effettivamente avevano avuto.

L'umbra mugugna in assenso e si lascia tirare dentro la chiesa, sotto gli sguardi confusi di svariati umani che intanto entrano come loro.

Angela raccoglie tutte le sue forze mentali per non girare sui tacchi e andarsene immediatamente perché è molto allettante.

Il freddo del luogo rispetto all'esterno le sfiora la pelle e il quieto mormorio la riportano indietro di secoli.

Ha quasi il riflesso condizionato di dirigersi verso il coro, ma fortunatamente si ricorda con gioia che non ha più quel ruolo e non deve più fingersi un eunuco per farlo.

Mario la conduce dolcemente verso una panca in fondo, occupandone metà, e in fretta una coppia di anziani si siede nella parte restante.

Il laziale le sussurra in un orecchio: <Va bene?> e la sorella annuisce in fretta. Prova a far finta di essere tranquilla, ma è troppo rigida e sembra pronta per andare al patibolo. Stringe subito la mano del fratello quando si posa sulla propria, ricordandosi che Mario è lì perché vuole aiutarla, ma non forzerebbe mai la mano se lei stesse male.

Sono secoli che non mette piede in una chiesa, essenzialmente da quando è riuscita a scappare allo Stato della Chiesa. Quando erano sotto i Savoia ed erano obbligati ad andare, lei usava un incantesimo e mandava un suo doppione, pur di non rimetterci piede.

Molti avevano fatto facce incuriosite ma non avevano approfondito notando la reticenza dell'umbra, soprattutto quando Mario divenne parte del regno e sostenne la sorella.
Sapeva benissimo la causa e gli dispiaceva che il suo rapporto fosse deteriorato per via di qualcun altro.

Non era estremamente religioso neppure lui, ma chi attorno a Pietro poteva mai esserlo?
In ogni caso, non aveva lontanamente l'odio che Angela provava per qualsiasi cosa religiosa.
Non temeva ma era incerta e insieme odiava le chiese, come se potessero ritrascinarla in quel doloroso passato semplicemente attraversando la porta.

Non capiva totalmente, ma aveva accettato, perché in fondo le loro esperienze erano state diverse.
Ma Angela gli aveva chiesto di andare a messa insieme, perché davvero voleva provare a combattere finalmente Pietro e guarire le vecchie cicatrici.

E Mario aveva subito accettato, quasi onorato che la sorella avesse voluto condividere l'esperienza con lui.
Ma, a pensarci, chi altri avrebbe potuto capirla meglio senza giudicarla? Gli altri sottostanti a Pietro non erano stati trattati neanche lontanamente come lui. E lui non era mai stato trattato come Angela.

Era un'esperienza unica e dolorosa, eppure lui poteva capirla perché aveva sofferto abbastanza da aver paura della Chiesa e di ciò al suo interno. In fondo, aveva sempre un vago timore a vedere gli uomini di clero con i bambini, ma perché la sua esperienza l'aveva segnato.

E non sapeva per quanti altri secoli avrebbe avuto quel timore, anche sentendo tutte le notizie di abuso di minori in luoghi di culto.

Inoltre, l'esperienza di Angela comprendeva altre sfere e molto più ampie della sua.
E poi sarebbe servito anche a lui andare in chiesa: l'avrebbe aiutato a provare meno timore verso quegli uomini di clero di cui, per secoli, non aveva capito le reali intenzioni con lui.
Ma nessun bambino avrebbe dovuto temere la propria incolumità attorno a 'gente del Signore'.

La messa procede abbastanza bene per entrambe le regioni fino alla lettura del Vangelo e la predica del parroco. Per fortuna di tutti non è un uomo prolisso, ma è uno dei momenti peggiori per Angela.
Le ricorda tutte le volte che Pietro o gli umani in sua vece le facevano la paternale recitando e commentando versi delle sacre scritture. Il problema era ciò che succedeva intanto: dall'aver la lingua lavata con il sapone, ad essere sui ginocchi nudi su materiali acuminati, al ricevere frustate su schiena o mani... la punizione corporale era sempre severa e umiliante.

Deve stringere la mano di Mario con ancora più forza mentre un vago sapore di sapone le pizzica la lingua e le annebbia la vista.

Il laziale, non capendo appieno, la abbraccia preoccupata, ignorati dagli umani, sorreggendola e, insieme, reggendosi a lei.
Non ha ricordi piacevoli delle omelie di Pietro, specialmente quando lo scopriva con la ragazzina o, peggio, il ragazzino di turno.

Pensava di star facendo un bel lavoro ad affrontare quella predica quando realizza di star tremando leggermente, proprio come la sorella.
Porca puttana, è l'unico pensiero che gli passa per la testa. Come ha fatto un ometto a capo di una istituzione che dovrebbe dispensare pace e misericordia traumatizzarli a tal punto.

Eppure Mario crede che il momento peggiore per lui sia quello poco dopo, del ricevere l'ostia. Dopo un breve dibattito silenzioso, i due decidono di provare anche la comunione, ma specialmente lui avanza incerto e spaventato verso quella figura temuta.

L'unica fonte di coraggio è la mano di Angela sulla sua schiena, in mezzo alle scapole, delicata ma sicura, che gli ricorda che non è solo in quel momento critico e che, se vuole, ha il suo appoggio.

Balbetta malamente un 'amen' quando l'umano gli consegna l'ostia. Se la ficca in bocca e aspetta giusto qualche secondo Angela prima che entrambi si fiondino di nuovo ai loro posti.

Una volta di nuovo seduti, Angela appoggia la mano su quella del fratello e, sorridendogli leggermente, sussurra: <Bravissimo.>
<Anche tu.> è il bisbiglio di rimando.

Quando finalmente la messa finisce, schizzano fuori e per qualche istante si sentono in trance, metabolizzando quello appena successo.
Poi si guardano e si abbracciano, gli occhi lucidi e il respiro affannato.

Ma non stanno per scoppiare dalla paura, ma dalla gioia e dal sollievo.
Ce l'hanno fatta, hanno combattuto una loro paura. Non hanno vinto la guerra, ma hanno fatto un passo in avanti per avere la vittoria in pugno.

E non gliene può fregare niente a nessuno dei due degli sguardi confusi degli umani attorno a loro.

N/A: ciccini, cercano di superare il loro trauma religioso, awwwwww.

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