21. Viste improbabili

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Giuseppe che decide di uscire alle due del pomeriggio, appena prima di pranzo, e andare in giardino, é una stranezza assurda.

Però Rita cinque minuti prima si é affacciata alla porta della cucina, un po' zoppicante del dolorante piede destro, chiedendo se qualcuno le facesse la cortesia di andare a prenderle la bandana lasciata fra gli attrezzi nel retro del giardino.

Non ci é andata direttamente lei perché si é fatta male in mattinata ed é certa che almeno per qualche ora le farà male, ma rivorrebbe la sua bandana il prima possibile.

Quindi ecco come mai si é affacciata in cucina, dove solo i meridionali si stavano preparando per il pranzo.

E il campano, davanti la bella sarda, non sa dire di no se c'è da fare un atto di cortesia.

E poi come poteva rifiutarsi se lei si presentava coi scompigliati capelli castano scuro, mossi e sciolti, che le ricadevano in parte davanti al bel volto, dove due dolci occhioni scuri chiedevano un aiutino?

Il meridionale non può negare qualcosa a Rita, specialmente se si presenta in quel modo!
Quindi scatta subito all'attenti e si propone di andare a prenderle la bandana.

La sarda gli sorride riconoscente, spiegandogli che in teoria dovrebbe essere sul piccolo banchetto di legno presente nel capanno, adibito alla pulizia degli strumenti.

Giuseppe annuisce e scatta fuori, passando per la porta sul retro, andando verso il capanno.

"Vado al capanno, prendo la bandana, torno dentro, gliela do e lei mi ringrazia con un bacio sulla guancia~! Lo fa sempre quando qualcuno la aiuta!" pensa allegro il meridionale, già pensando a come fare in modo di ricevere il bacio più vicino possibile alle labbra.

Ma mica si aspetta di trovarsi davanti una tale vista, appena arrivato vicino al capanno!
Non é una cosa che si nota tutti i giorni.

Carlo steso al sole, su una delle loro poche sdraio ancora buone, che prende il sole cocente delle due del pomeriggio, con solo addosso quello che sembra un costume a bermuda, é una cosa mai vista prima.

Lo guarda confuso, non ancora notato perché il lombardo ha addosso le cuffiette e sta ascoltando qualsiasi canzone vi sia riprodotta a tutto volume.

Però il settentrionale ha la fastidiosa sensazione di essere guardato (oltre che sentire una certa puzza, come la definisce lui) e perciò apre gli occhi di poco, spalancandoli quando nota che davvero qualcuno lo sta osservando.

Scatta a sedere e si stacca le cuffiette con un poco di violenza, fissando l'altro truce e stupito insieme.
La musica rock, che non é stata fermata, é un flebile sottofondo allo silenzio strano che si crea.

Viene interrotto poco dopo dalla risata spontanea di Giuseppe, che si porta un braccio attorno alla pancia, piegandosi leggermente in due dalla ridarella che gli é salita di colpo.

Carlo lo osserva furente, volenteroso di strozzarlo, e sperando che un fulmine a ciel sereno piombi sul terrone e lo riduca in cenere.

<S-sembri una m-mo-mozzarella!> commenta il campano e prosegue a ridere, divertito.
<La luce bisogna assorbirla, non rifletterla a specchio!> aggiunge, continuando a ridacchiare.

Carlo stringe le mani a pugno e sibila: <É per questo che sono qui!>
<Vuoi diventare uno specchio perfetto e accecare tutti alzando solo il tuo braccio?> domanda ironico il campano, cercando di calmarsi almeno un poco.

Carlo lo fulmina con lo sguardo, rimanendo muto, pensando se valesse la pena rovinare le sue cuffiette nel tentativo di strozzare la regione davanti a sé.

<Sei diventato muto, mozzarellina~?> lo stuzzica il campano, ilare.
<In realtà starei cercando di abbronzarmi per, appunto, non sembrare un lenzuolo.> spiega il lombardo.

Si mette meglio seduto, poggia i piedi a terra e indossa le ciabatte con cui é arrivato prima, pronto a fare armi e bagagli e andarsene da lì prima di incazzarsi seriamente.

<Lo so che della mia idea te ne frega meno di 0...> inizia Giuseppe, ma Carlo lo interrompe prontamente dicendo: <Neanche quello, guarda, tranquillo. Non vale meno di 0, "non" e basta, perché non la ritengo neppure degna di essere presa in considerazione e valutata.>

<Quello che hai detto tu...> riprende Giuseppe, ignorando l'acidità dell'altro, esprimendolo anche con un particolare gesto di mano e polso.

<Stavo dicendo... sai, non é la cosa più furba del mondo mettersi ad abbronzarsi alle due del pomeriggio. É il momento della giornata in cui il sole picchia di più.> commenta il campano.

Carlo alza entrambe le sopracciglia, in stupore, esprimendolo a voce alta la sconvolgente ipotesi: <Ti stai preoccupando... per me?>
<No!> esclama l'altro all'istante, facendo una faccia che esprime tutto il suo disgusto per il pensiero.

<Ah, ecco, mi sembrava. E allora perché puntualizzi l'ovvio, perché lo so benissimo che adesso é l'ora in cui il sole é più forte? Lo faccio apposta.> domanda il settentrionale, sollevato dalla risposta altrui.

<Allora sei doppiamente scemo! Ti scotti più facilmente così, mozzarella!> spiega Giuseppe, divertito dal poter dare dell'diota al polentone.

<Se hai addosso la protezione solare no, terùn.> risponde Carlo, alzando una bottiglietta di crema solare protezione 40 appoggiata a terra.

<Tanto vale, allora.> ribatte Giuseppe.
<No, perché abbasso gradualmente la protezione solare e piano piano la pelle si abitua a-> spiega il lombardo.
<Non mi importa un cazzo di quel che fai. Puoi anche morire ustionato, per quanto mi importa!> lo interrompe il campano, andando verso il capanno per prendere la bandana di Rita, motivo per cui é uscito.

<Terùn.> sibila Carlo, arrabbiato per essere stato interotto.
<Mozzarella polentona~!> lo prende in giro Giuseppe, prima di entrare nel capanno e recuperare la bandana per cui é uscito.

N/A: dato che non avete detto nulla nello scorso capitolo, niente Q&A. Mi dispiace che non si commenti molto (adoro i commenti, per me significa che il lettore é coinvolto), ma, d'altro canto, ho evitato di impazzire per fare un capitolo speciale in più!

Facciamo che sia una vittoria, anche se non lo sarebbe-
Vabbé, la smetto.

Alla prossima settimana.

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