41. Monopoly "pacato"

173 13 104
                                    

<Pagami.> impone Carlo, un piccolo sorriso trionfante in faccia.
<Ma é la terza volta di seguito che ti sborso soldi, porca puttana! É ingiusto!> si arrabbia Aleksander, guardando male il lombardo.

<Non mi importa. Ti fermi sopra un mio territorio e allora paghi.> commenta nonchalante il più alto.
<Dai, su, Ale, dagli i soldi che così é il mio turno!> sbotta Giorgio, che batte impaziente ma ritmicamente le dita sul tavolo.

<Potresti smettere di battere le dita? É un po' snervante.> commenta Bruno con cortesia.
Giorgio, in tutta risposta, le batte con più forza.
Bruno sospira, seccato, e gli prende il polso, sollevando la mano dalle dita infrenabili.

Per qualche secondo c'è silenzio, poi...
<Non mi toccare, porca puttana!> si fomenta il veneto, staccando il polso dalla presa dell'altro.

<Rabbia a scoppio ritardato?> domanda ironico Maurizio, beccandosi un'occhiataccia del diretto interessato che ignora.

<Probabilmente> risponde Sofia, spostando dietro l'orecchio un piccolo ciuffo di capelli appositamente lasciato libero dalla crocchia.
Anche lei si becca una occhiataccia dal soggetto del quesito.

<E tu muoviti!> ricorda Giorgio al friulano, che sbuffa contrariato e dicendo ingiurie dà i soldi necessari al lombardo, soddisfatto.

<Menomale! … Dove sono i dadi?> domanda il veneto, cercandoli con lo sguardo. Sofia, che li aveva presi appena lanciati prima che cadessero dal tavolo, li passa al fratello che li lancia e muove la pedina di 7 caselle (come uscito dai dadi).

<Stazione Sud…> borbotta Giorgio.
Maurizio sovrasta la sua voce e dice soddisfatto: <Mia! Pagami~!>

Giorgio bestemmia e da i soldi a Maurizio.
<Si può evitare di bestemmiare o imprecare quando dobbiamo dare soldi agli altri?> domanda retorica l'emiliana prendendo i dadi e tirandoli.

<No, perché porca puttana mi state derubando! E non voglio finire così!> ribatte Giorgio.
<Preferisci per un imprevisto?> domanda retorico Bruno.

<É il caso, meglio quello che perdere per la tua incapacità di investire sapientemente i soldi.> risponde Carlo, facendo una faccia leggermente infastidita quando nota che Sofia non va a finire su un suo territorio per una misera casella.

<Ce l'ha già qualcuno questa via?> domanda l'emiliana, contando i soldi che le restano.
Maurizio, addetto alla banca, controlla le poche carte rimaste e decreta: <É ancora qua. La vuoi comprare?>

<Assolutamente sì> afferma Sofia, sorridendo soddisfatta.
Si può sentire chiaramente Carlo borbottare ingiurie fra i denti. Bruno lo guarda con rimprovero e curiosità insieme.

<Avevo tutti quelli gialli eccetto quello! Lo ha fatto apposta!> afferma il lombardo, guardando leggermente torvo la sorella.
<Forse~, ma sta certo che questa carta non te la vendo manco per il cazzo~.> afferma con superbia l'emiliana, passando i dadi al trentino.

<E giocando a Monopoly si vede appieno la nostra vena avida e sindrome da "capo supremo del mondo" in erba.> commenta Bruno, lanciando i dadi.
<O "capa suprema", grazie.> lo corregge Sofia, lo sguardo tagliente.

<Senti, il mondo non é andato avanti a forza di donne e quindi é naturale riferirsi al maschile. E poi la grammatica italiana fa prevalere sempre il maschile al femminile.> afferma Carlo, un ghigno crudele in volto.

<Questo non significa che sia veritiero. Ti ricordo che in questa casa tutti vi cagate sotto se fate arrabbiare la donna sbagliata. E non provate a negarlo. Lo sappiamo tutti.> afferma Sofia, mentre il trentino silenzioso passa ancora dal via e si fa dare da Maurizio i 200€ del gioco che gli spettano di regola.

<Non figura mai nell'ideale collettivo, ma davvero voi sapete fare paura, se volete. Oltre che siete più irascibili di noi…> commenta Aleksander, dicendo la seconda frase a mezza voce.

<Disse colui che é una delle peggiori micce corte in casa e ne ha accanto un'altra.> ribatte Sofia, gli occhi castano scuro animati di una strana luce.
Come lei rendesse così freddo un colore caldo come quello della sua iride era un mistero irrisolvibile.

<Possiamo evitare di saltarci alla gola? Ok, la quarantena sta mettendo tutti noi a dura prova, ma proprio ora non possiamo permetterci di scannarci l'un l'altro. Siamo troppo instabili. E mi stupisco che alcuni di voi siano così lucidi, nonostante tutto.> spiega Maurizio diplomaticamente.

<Solo perché ho dei contagi non vuol dire che mi faccia abbattere così facilmente.> afferma Carlo, chiudendo le labbra ermeticamente, bloccando un piccolo spasmo di tosse che stava provando ad uscire dalle sue labbra.

Detta in parole povere, stava una merda, ma mai avrebbe permesso ai fratelli di vederlo così debole dopo l'esplosione a Codogno e la prima, enorme, botta di contagi a Milano.

Simile cosa valeva per Sofia, anche lei colpita gravemente, ma che cercava di distrarsi.
Ed era per quello che si erano riuniti in soggiorno a giocare a Monopoly alle nove e tre quarti della sera, per svagarsi.

E ci stavano riuscendo, dato che sono le undici inoltrate e sono solo stati brevemente interrotti dai fratelli che passavano in soggiorno per andare in cucina.

<Ora a chi tocca?> domanda Giorgio, volenteroso a far tornare la questione sul gioco che sulla realtà (comportamento infantile? Assolutamente sì. Ne aveva bisogno per non impazzire? Assolutamente sì anche questo.).

<Me.> risponde Maurizio, prendendo i dadi e lanciandoli, finendo su una sua casella senza intoppi.
Poi é il turno di Carlo e ancora tutto fila liscio.

Poi arriva il turno di Aleksander, il quale finisce su uno dei territori fucsia di Giorgio, che li possiede già tutti e che quindi esige un pagamento più alto.
Il friuliano borbotta, gli da i soldi e tira un'altra volta, perché i dadi avevano lo stesso numero e, quindi, per il gioco, deve tirare una seconda volta.

Lo fa, e finisce su un territorio di Sofia. Lancia imprecazioni varie ma alla fine da i soldi.
Tira una terza volta, perché ancora ha fatto numeri uguali sui due dadi, e finisce su una stazione di Bruno.

E ancora una volta ha fatto doppio, quindi per regola dovrebbe andare in prigione per tre turni.
A questo punto, totalmente incazzato, il friuliano scoppia.

Porcona come non faceva da diverse ore e ribalta il gioco, facendo perdere a tutti la posizione delle pedine, e smuovendo pure un po' di carte proprietà e soldi, mandando all'aria tutto.

Gli arrivano addosso ingiurie da parte dei fratelli, arrabbiati perché il gioco stava andando così bene.
Aleksander si alza, accusando che quel "maiale puttianiere" di Dio, in compagnia di "quella grande puttana in calore" della Vergine e del "assoluto cane impalato storto e cretino" di Gesù lo odiano e va verso le scale, pestando i gradini con rabbia.

Perché la temperanza é tipica di casa Vargas.

N/A: anche Risiko sarebbe stato divertente, ma ho preferito il caro Monopoly.

Casa Vargas- Le regioni d'ItaliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora