N/A: un po' di mommy issues perché giovanna ha dato mommy issues (probabilmente) ma non ho mai detto chiaro e tondo che li ha ereditati pure lei!
Ah, che bella tradizione che ha creato!Buona lettura!
Giovanna strizza gli occhi chiusi quando un sole ben più lucente e spacca-sassi di quello di Roma le prova a bruciare le retine.
Nonostante sia in un'altra nazione, le ricorda casa molto di più del capoluogo d'Italia.Avanza qualche passo e suona il campanello. Sarebbe più pittorico bussare con il battente di metallo sulla porta di legno, ma se dorme come un sasso è inutile sperare che un "toc toc" lo svegli.
Un gatto nero con il pancino bianco le si avvicina e si struscia contro una sua gamba, ricercando attenzioni con lunghi miagolii.
La siciliana si china e accarezza il pelo corto della bestiola, sorridendo leggermente, e domanda: <Ti ho svegliato, stellina? Ma quanto sei carina~.>
<Di sicuro hai svegliato me, ma hai fatto bene.> commenta qualcuno da sopra la sua testa, il tono strascicato per via dei rimasugli di una pesante pennichella.
Giovanna si rialza, lasciando il gatto tornare dal suo padrone, mette le mani sui fianchi e risponde: <Abbiamo programmato questo incontro e se tu dormi ho il diritto di svegliarti, Heracles.>
Il greco abbozza un sorriso pigro mentre si gratta la barbetta non curata sul mento e replica: <Ovvio, ovvio.>
Inclina il collo a destra e a sinistra, dichiara: <Vado un attimo a mettermi le scarpe. Tieni lui, voglio averlo con me durante la camminata.> e porge alla regione il gattino che teneva con un braccio.
Giovanna tiene tra le mani la pallina di pelo bianca a chiazze marroncine, gli occhioni verdi come l'olio appena spremuto che la fissano con stupore.
L'italiana coccola la creaturina, contenta. Tra tutte le caratteristiche che rendono Heracles... Heracles, e che tanto lo differenziano dalla madre, la passione per i gatti è la sua preferita.<Eccomi.> si ri-annuncia la nazione, prendendole il gattino dalle braccia con cura, e iniziando a camminare.
Come sempre, vuole sedersi nell'acropoli di Atene, tra ciò che le resta di sua madre di concreto, quando sono insieme.
Per Giovanna, che ricorda la città quando quell'insieme di pietre era il punto focale dell'élite, è sempre un colpo al cuore.
Non è solo vedere l'eredità di Iris*, ma ricordarsi come il mondo è andato avanti senza sua "madre", lasciando dietro un "figlio" a cui non ha potuto rivelare tanto.
(E non ha potuto confondere tanto.
O forse non avrebbe subito il suo destino. In fondo lei è una femmina... Heracles è un maschio.)Nonostante il ciondolare e il passo strascicato, Heracles sa anche essere una scheggia e in fretta si stanno inerpicando per raggiungere la vecchia acropoli.
Domanda ad un certo punto della salita: <Mi racconti sempre di Iris qua, che conversava con filosofi e li sfidava... non andava mai a Sparta? Non le interessava? Era comunque la sua altra città più importante...>
Giovanna si morde il labbro inferiore.
Per una volta, non può evitare l'argomento e, alla fine, prima o poi doveva saltare fuori. È strano che non sia mai spuntato in tutti gli anni di conoscenza e chiacchierate sotto il sole poco gentile di Atene.
Però non le piace parlare di Iris-Sparta. Perché finché narra di Iris-Atene può far finta che tutti (o quasi) gli errori di quella donna siano solo una sua percezione distorta, una sua paranoia frutto di eccessive analisi svolte nei secoli successivi rimestando tra i ricordi.
Iris-Sparta era più schietta, come un generale. Non c'era spazio per i fraintendimenti (e i sentimenti) con lei.
<La influenzava molto. Ben di più di quanto desse a vedere. E... non te ne ho mai parlato perché è un lato di lei più... complesso. Finché nella sua testa era focalizzata su Atene sembrava quasi perfetta. Enfasi sul quasi. Si vedevano i problemi quando qualcosa la turbava, tipo Romulus. Ma quando nella sua testa predominava Sparta... era una capa che non accettava debolezze.> racconta mogia Giovanna.
<Mi sembrava strano che fosse così fin troppo poco umana dal punto di vista delle imperfezioni...> commenta pacato Heracles.
Arrivano in cima all'acropoli, la nazione convince alcune guardie che hanno il diritto di stare lì e si siede sulla base di una colonna che ha perso il resto della struttura.
Giovanna lo imita e per qualche secondo decide di ignorare l'argomento, osservando il gattino stiracchiarsi tra le braccia del suo padrone.<Comunque dubito fosse simile a me nei difetti, mh? Gli antichi spartani non sono famosi per essere amanti dei sonnellini.> aggiunge il greco.
La siciliana scuote la testa e ribatte: <Ma comunque ti avrebbe voluto bene. Sicuro più di me, perchè sei un uomo. Per quanto Sparta fosse anche cambiata nei secoli e nonostante Iris fosse affezionata alla Sparta arcaica, in cui anche le donne avevano una certa libertà, ciò non significa che non fosse misogina. Anzi.>
<Cosa faceva?> indaga Heracles, osservandola con enorme interesse, forse ben più di altri loro incontri.
<Mi faceva allenare, nuda tra l'altro, come i veri spartani di allora, anche per un'intera giornata nella corsa e nella lotta e nel lancio del peso e... e... e non andava mai bene! Non ero mai abbastanza forte, abbastanza veloce, abbastanza vincente! Più di una volta, apertamente, mi ha detto che avrebbe preferito un uomo come figlioccio, non una 'dell'altra metà scadente degli umani'.>Il mutismo poi si impadronisce di loro due per un lungo minuto o poco più, l'unico rumore (oltre ai grilli) sono le fusa del gattino coccolato.
<Quindi mi odi? Sii onesta, non mi offendo. L'hai detto anche tu, più o meno: sono quello che Iris ha sempre voluto.> domanda a bruciapelo Heracles tutto d'un tratto, centrando un doloroso punto.
Giovanna rimugina le parole e infine ammette: <Quando eri piccolo sì, ti ho odiato. Quando ho saputo che eri nato ho pensato a quanto la sorte fosse ironica. Iris ti aveva voluto così tanto ed era morta prima di poterti vedere e decantare come figlio perfetto. Ti ho odiato anche perché pensavo che fosse colpa tua che lei se ne fosse andata, che tu eri l'assassino di quella che era stata mia madre, alla fine...>
Prende un profondo respiro, che mai potrà rappresentare tutto il dolore e i pensieri contorti, gelosi, crudeli e sofferenti che ha creato nel corso dei secoli, e conclude: <Ma poi ho capito che non era colpa tua. Qual era la tua colpa? Essere nato così, in quel momento specifico? Avevi la stessa colpa che Iris mi aveva affibbiato? No. Non l'avevi. Non è stato semplice arrivarci, anche perché ho dovuto far scendere Iris dal piedistallo su cui si era messa da sola nella mia testa. Non è stato semplice neanche continuare a crederci, perchè pensarla così voleva dire smontare pezzo dopo pezzo chi era stata per me per analizzarla senza il filtro dell'affetto che volevo provasse per me... Ho dovuto->
La voce le si spezza e ingoia un singulto.
Ed Heracles l'avvolge in un forte abbraccio, accarezzandole i capelli. Sussurra: <Piangi. Te lo meriti. Scommetto che non l'hai fatto abbastanza.>
<Gli spartani non piangono.><E tu non sei spartana. Sono io lo spartano tra i due e ti assicuro che gli spartani ora sanno piangere. Sfogati.>
Giovanna si aggrappa alla sua maglietta leggera e scoppia come un fiume in piena, lasciandosi avvolgere dal figlio della donna che l'ha creata e l'ha ferita per sempre, quel figlio che la ricorda così tanto per certi modi e l'odore. Ma è indubbiamente diverso in tanti altri modi e certe parti della sua fragranza.
Iris non può più farle niente ed Heracles, nonostante tutti i suoi difetti, è molto meglio di lei.
N/A: Iris*= nome che ho deciso di dare ad Antica Grecia perché non ne ha
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Casa Vargas- Le regioni d'Italia
Fanfiction-la pic l'ho messa solo perché è davvero cute. Non rispecchia per nulla come saranno le regioni in questa storia. Ah, e non serve conoscere Hetalia così bene per poter leggere questa ff- *parte musichetta da superquark* In questa storia che di aulic...