4. L'ambiguo tizio di Equitalia avignonese.

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[N/A: questo capitolo é lunghissimo... Giuro che non capiterà così spesso!
E ho notato che la storia ha già oltre 100 letture... Wow.]

E' una mattina normalissima di fine marzo a casa Vargas, un sabato per essere precisi, e si sta approcciando ai possedimenti delle regioni un semplice umano che è lì solo per questioni lavorative. 

É un impiegato qualsiasi di Equitalia, mandato lì perché risulta dai dati che da quelle parti ci sia il domicilio di più di qualcuno ma che, comunque, nessuno versi un singolo tributo. 
(N.A.: per chi non facesse diritto, il domicilio è dove uno ha stabilito la sede principale dei suoi affari). 

Sfiga ha voluto toccasse a lui, Jourdain, recarsi fin nella campagna ben oltre la periferia di Roma per trovare una casa che, nonostante le enormi dimensioni, gli è costato mezz'ora di giri a vuoto prima di trovarla.
Ciò grazie alla magia che protegge la casa, ma lui non lo può sapere, né può conoscere la natura degli abitanti della casa. Perciò nella sua ignoranza suona al cancello e, quasi subito, una voce chiede attraverso il citofono: <Chi c'è?>

Jourdain si schiarisce la voce e risponde: <Sono qui per il conto di Equitalia e paiono esserci dei problemi di cui vorrei discutere.> lasciando che il suo accento spiccasse come pochi.
<Oh, ok! Arriviamo subito al cancello!> fa la voce, forse un po' dubbiosa, per poi riattaccare al citofono.

<Merda! É un tizio di Equitalia!> esclama Giuseppe, colui che ha risposto.
<Io non vado là!> fa d'istinto Vincenzo. Giovanna guarda esasperata i due fratelli: a quanto pare pressoché tutte le regioni hanno problemi con le guardie di finanze e l'ambito della riscossione delle tasse. E alcuni hanno più problemi di altri.

Sofia smette di leggere un attimo il libro che ha in mano e, sospirando, si alza. 
<Andrò io a vedere... e poi, a seconda della regione, tirerò fuori con me il diretto interessato, ok?> propone la ragazza.
Marie interviene con: <Posso accompagnarti? Ho il presentimento di averci una connessione!>

L'emiliana inarca le sopracciglia, scettica, e la val d'aostana risponde: <La finestra è un po' socchiusa e l'odore mi è piacevolmente familiare!>

Va precisato che tutti i componenti della famiglia Vargas hanno un'abilità innata, oltre a quella delle gambe leste: l'olfatto iper-sviluppato. Una tecnica affinata nei secoli, che permette loro di associare ogni persona ad un odore e, istintivamente, riconoscerlo come familiare o estraneo, amichevole o nemico. E hanno constatato nel tempo che l'odore dei comuni umani ricorda abbastanza quello della regione/Stato a cui appartengono.

<Ok, se ne sei così sicura...> acconsente Sofia, aprendo la porta ed uscendo, seguita dalla ben più piccola Marie.
Arrivano al cancello, dove Jourdain pare rincuorarsi dal vedere arrivare finalmente due persone, anche se si stupisce che siano due femmine, dato che la voce sentita al citofono era chiaramente maschile.

<Buongiorno.> saluta l'emiliana, un sottilissimo sorriso di cortesia dipinto sul volto.
<Buongiorno.> risponde il ragazzo, lasciando che la sua erre difettosa risalti alla perfezione. Questo fa accendere una lampadina nella testa di Val d'Aosta, che chiede con sfacciataggine: <E' francese, per caso? Sa, l'accento, ...>

Jourdain viene colto un po' alla sprovvista dalla domanda della ragazzina (perché, da un occhio esterno come il suo, Marie non pare avere più di 16 anni).

Ma il ragazzo sente come un'aura benevola provenire dalla ragazza e allora parla a briglia sciolta: <Sì, sono nato ad Avignone e sono rimasto lì fino a che non avevo circa 8 anni, poi mi sono trasferito in Val d'Aosta per molti anni e solo da un anno scarso abito qua, perché dal freddo che c'è lassù mi hanno mandato qua per lavoro.> 

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